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Partii a tutta birra. Non presi il sentiero sterrato fra le erbacce, ma quello più breve che conduceva alla foresta. Superai i cumuli di legname e poi mi feci largo fra i rovi senza interrompere la corsa. Ogni volta che le spine mi si conficcavano nella pelle sentivo delle piccole lacerazioni, ma le ignoravo. Si sarebbero cicatrizzate prima che fossi arrivato agli alberi.

Tagliai dietro il negozio e sfrecciai attraverso l’autostrada. Qualcuno suonò il clacson. Quando fui al sicuro, protetto dagli alberi, accelerai il ritmo, procedendo a falcate più lunghe. Se lo avessi fatto alla luce del sole avrei attirato l’attenzione. Le persone normali non correvano così. A volte pensavo che sarebbe stato divertente imbucarsi a una gara, ai trial olimpici o a una cosa del genere. Sarebbe stato fico osservare le espressioni sui volti degli atleti famosi mentre gli saettavo accanto. Solo che ero praticamente certo che i test per verificare che non prendevo steroidi avrebbero rivelato la presenza di chissà quale porcheria nel mio sangue.

Non appena mi ritrovai nella foresta, a distanza di sicurezza da strade o case, mi fermai di botto e mi tolsi i pantaloncini. Con movimenti rapidi ed esperti li arrotolai e li legai alla cordicella di pelle che avevo alla caviglia. Mentre ancora li stavo stringendo bene iniziai a trasformarmi. Una scarica di fuoco mi fece vibrare la spina dorsale e diffuse spasmi acuti fino alle braccia e alle gambe. Durò un attimo. Il calore m’invase e sentii il fremito silenzioso che mi mutava in qualcos’altro. Affondai le zampe per terra e distesi la schiena con un movimento ampio e dondolante.

Trasformarmi era un gioco da ragazzi quando ero così concentrato. L’umore non mi creava più alcun problema, esclusi i rari casi in cui mi ostacolava.

Per una frazione di secondo ripensai all’orribile momento di quello scherzo di pessimo gusto che era stato il matrimonio. Ero così offuscato dalla rabbia da non riuscire a dominare il mio corpo. Mi sentivo in trappola, tremavo e bruciavo, ma non ero in grado di trasformarmi per ammazzare il mostro che stava a pochi passi da me. Ero andato nel pallone. Morivo dalla voglia di ucciderlo e, insieme, dal timore di fare del male a lei. C’erano i miei amici di mezzo. E poi, quando finalmente ero riuscito ad assumere le sembianze che volevo, era arrivato l’ordine del capo: l’editto dell’alfa. Se quella sera ci fossero stati soltanto Embry e Quil, ma non Sam, sarei arrivato a uccidere l’assassino?

Non sopportavo che Sam dettasse legge a quel modo. Odiavo soprattutto la sensazione di impotenza, l’impossibilità di scegliere, la necessità di obbedire.

Poi mi accorsi che qualcuno ascoltava. Non ero solo, nei miei pensieri.

Il solito egocentrico, pensò Leah.

Già, almeno io non sono ipocrita, Leah, pensai a mia volta.

Piantatela, ragazzi, ci ammonì Sam.

Restammo in silenzio e sentii Leah fare una smorfia alla parola ragazzi. Suscettibile come sempre.

Sam finse di non accorgersene. Dove sono Quil e Jared?

Quil è con Claire, ha sta portando dai Clearwater.

Bene, Sue si prenderà cura di lei.

Jared invece stava andando da Kim, pensò Embry. Mi sa che non ti ha sentito.

Si levò un lamento. Mugolai anch’io assieme al resto del branco. Quando Jared fosse apparso, con tutta probabilità avrebbe ancora avuto il pensiero fisso su Kim. E nessuno aveva voglia di sorbirsi il resoconto dettagliato di quello che stavano combinando in quel momento.

Sam si acquattò e lanciò un altro ululato che squarciò il cielo. Era insieme un segnale e un ordine.

Il branco si era radunato poco lontano dal punto in cui mi trovavo. M’inoltrai nel folto della foresta a grandi falcate per avvicinarmi più veloce che potevo. Anche Leah, Embry e Paul si davano da fare per raggiungere gli altri. Leah era vicina: i suoi passi riecheggiavano nel bosco, poco distante. Proseguimmo in linea parallela, decisi a restare separati.

Non rimarremo ad aspettarlo tutto il giorno. Si rimetterà in pari dopo.

Allora, capo? Paul era curioso.

Dobbiamo parlare. È successa una cosa.

Vidi i pensieri di Sam guizzare verso di me, insieme a quelli di Seth, Collin e Brady. Questi ultimi, i due nuovi, erano stati di ronda con lui quel giorno, perciò sapevano tutto quello che sapeva lui. Mi sfuggiva perché Seth fosse già lì e per di più al corrente dei fatti. Non era di turno.

Seth, di’ cosa hai sentito.

Accelerai, smanioso di raggiungerli. Sentii che anche Leah si muoveva più svelta. Detestava essere superata. Il solo primato che reclamava era quello di essere la più veloce.

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