La grande sala era deserta, il silenzio irreale. Da Isidar Mithrim filtrava la consueta luce rosata, Esitò - dove doveva andare? - poi espanse la mente in cerca dei Gemelli. Niente. S'impietrì nel sentire un forte rimbombo risuonare per tutta Tronjheim.
Un'esplosione squarciò l'aria. Una lunga lastra del pavimento si deformò e saltò in aria, per oltre trenta piedi. Taglienti schegge di pietra si sparsero ovunque quando la lastra ricadde con uno schianto. Eragon incespicò all'indietro, sgomento, cercando a tentoni l'impugnatura di Zar'roc. Le figure mostruose degli Urgali presero a salire dalla voragine nel pavimento.
Eragon esitò. Doveva fuggire? O restare e chiudere il tunnel? Se anche fosse riuscito a sigillarlo prima che gli Urgali lo attaccassero, probabilmente stavano aprendo altre brecce nel suolo di Tronjheim. Non poteva trovarsi in tutti i posti a un tempo per impedire alla città-montagna di cadere nelle grinfie del nemico.
Lo Spettro impugnava la pallida spada graffiata da Ajihad. Al braccio portava uno scudo nero.e rotondo, con un'insegna cremisi. Il suo elmo nero recava ricchi decori, come quello di un generale, e intorno gli svolazzava un lungo manto di pelle di serpente. La follia ardeva nei suoi occhi rossicci, la follia di colui che detiene il potere e si trova nella posizione di usarlo.
Eragon sapeva che non sarebbe mai stato abbastanza veloce o forte da sfuggire al nemico che aveva di fronte. Avvertì subito Saphira, pur sapendo che era impossibile per lei venire a salvarlo. Tese i muscoli in posizione di guardia e ripassò quanto gli aveva insegnato Brom sul fatto di affrontare un avversario capace di usare la magia. Non era incoraggiante. E Ajihad aveva detto che gli Spettri si potevano uccidere soltanto con un colpo al cuore.
Durza lo guardò con disprezzo e disse: «Kaz jtierl traz-hid! Otrag bagh.» Gli Urgali studiarono Eragon sospettosi e formarono un cerchio intorno al perimetro della sala. Durza si avvicinò lentamente a Eragon, con un'espressione di trionfo. «E così, mio giovane Cavaliere, ci incontriamo ancora. Sei stato sciocco a sfuggirmi, a Gil'ead. Alla fine, non è servito ad altro che a peggiorare le cose.»
«Non mi prenderai mai vivo» ringhiò Eragon.
«Tu credi?» disse lo Spettro, irridente. La luce dello zaffiro stellato conferiva alla sua pelle un colore ancor più cinereo. «Non vedo il tuo amico Murtagh ad aiutarti. Non può fermarmi, ora. Nessuno può!»
Eragon si sentì pervadere dal terrore.
Il volto di Durza s'irrigidì per un istante. «Sarò ripagato col sangue per quanto mi è stato fatto. Ora dimmi dove si nasconde il tuo drago.»
«Mai.»
Il contegno dello Spettro vacillò. «Allora ti costringerò a dirmelo!» La, sua spada sibilò nell'aria. Nel momento in cui Eragon parava il colpo con lo scudo, un maglio gli penetrò nel cervello. Lottando per proteggere la sua coscienza, respinse Durza e attaccò con la propria mente. Eragon aggredì con tutte le sue forze le strenue difese erette intorno alla mente di Durza: invano. Fece roteare Zàr'roc, cercando di prendere Durza alla sprovvista. Lo Spettro parò il fendente senza sforzo, poi fece un affondo con uno scatto fulmineo.
La punta della spada colse Eragon fra le costole, forandogli la cotta di maglia e mozzandogli il fiato. La maglia però scivolò e la lama gli mancò il fianco per un soffio. Un attimo di distrazione era quello che occorreva a Durza per entrare nella mente di Eragon e assumerne il controllo. «No!» gridò Eragon, scagliandosi contro lo Spettro. Afferrò Durza, cercando di bloccargli il braccio che teneva la spada. Durza tentò di tagliargli la mano, ma era protetta dal guanto di maglia, che fece scivolare la lama. Mentre Eragon gli sferrava un calcio su uno stinco. Durza ringhiò e lo colpì da dietro con lo scudo nero, mandandolo a terra. Eragon sentì il sapore del sangue in bocca; il collo gli pulsava. Ignorando le ferite, rotolò su un fianco e scagliò il proprio scudo contro Durza. Malgrado la superiore rapidità dello Spettro, lo scudo pesante lo colpì al fianco. Mentre Durza vacillava, Eragon lo ferì al braccio con Zar'roc. Un rivolo di sangue colò lungo il braccio dello Spettro. Eragon respinse lo Spettro con la mente e penetrò nelle sue difese indebolite. Un fiume di immagini lo avvolse all'improvviso, scorrendogli nella coscienza...