La seguii, salendo rapido la scala di legno che portava alia camera. – О beata giovinezza, о vecchiezza benedetta! – chi avrebbe dunque pensato a offuscare la purezza di un primo amore in quel santuario di ricordi fedeli? II ritratto di un giovane del buon tempo antico sorrideva con gli occhi neri e la bocca rosea, in una cornice ovale dorata, appesa al capezzale del letto di campagna. Portava l’uniforme di guardiacaccia della casa dei Condé; il suo attegiamento piuttosto marziale, il volto roseo e affabile, la fronte pura sotto i capelli incipriati, ravvivavano quel pastello, forse mediocre, con tutte le grazie della giovinezza e della semplicità. Qualche modesto artista invitato alle cacce principesche s’era ingegnato a ritrattarlo come meglio poteva, insieme alia sua giovane sposa, che appariva in un altro medaglione, maliziosa e incantevole, slanciata del suo corsetto dalla vasta scollatura serrata a vespa da grandi nastri, col visetto proteso come a provocare un uccellino che teneva sul dito. Ed era bene la stessa buona vecchia che stava cucinando laggiù, curva sul focolare. II che mi faceva pensare alle fate dei Funamboli quando nascondono, sotto la loro maschera grinzosa, un volto seducente, che mostrano solo all’ultimo atto, all’apparire del tempio dell’Amore con il sole che ruota irradiando i suoi magici fuochi. «О cara zia, eclamai, come eravate carina! – E io allora?» disse Sylvie, che era riuscita ad aprire l’agognato cassetto.
Vi aveva trovato una gran veste in taffettà fiammato, che cangiava colore a ogni fruscio delle sue pieghe. «Voglio vedere se mi va bene, disse. Ah, avrò certo l’aspetto di una vecchia fata!»
«La fata eternamente giovane delle legende!..»mi dissi. – E già Sylvie aveva slacciato il suo abito di cotonina sfilandolo sino ai piedi. La veste contuosa della vecchia zia si adattò perfettamente alla figura sottile di Sylvie, che mi chiese di allacciargliela. «Oh, come cadono male, le spalle senza sbuffo!» E tuttavia la corta merlettatura svasata di quelle maniche metteva mirabilmente in mostra le sue braccia nude, il seno risaltava nel castо corsetto dai tulle ingialliti, dai nastri sbiaditi, che aveva fasciato ben poche volte le grazie ormai svanite della zia. «Ma andiamo! Non sapete allacciare una veste?» mi diceva Sylvie. Sembrava la fidanzata di paese di Greuze. «Ci vorrebbe della cipria, dissi. – La troveremo». Curiosò di nuovo nei cassetti. Che meraviglie! Come tutto sapeva di buono, come brillava e gattegiava di colori vivaci quella cianfrusaglia! Due ventagli di madreperla un poco rovinati, delle scatole di porcellana dai motivi cinesi, una collana d’ambra e mille fronzoli, tra cui brillavano due scarpini di lana bianca con fibbie incrostate di diamantini di Irlanda. «Voglio proprio metterli, disse Sylvie, se appena trovo le calze ricamate!»
Un istante dopo srotolammo delle calze di un color rosa tenero, trapunte di verde alla caviglia, ma la voce della zia, accompagnata dallo sfrigolio della padella, ci ricondusse subito alla realtà. «Scendete subito!» disse Sylvie, e per quanto insistessi, non mi permise di aiutarla a calzarsi. (