La fiamma che avviluppava la mano di Redpath si spense con lo spostamento d’aria, lasciando un dolore acuto. Timoroso che la camera da letto potesse esplodere, Redpath corse giù per le scale, continuando a stringere l’altra molotov. Raggiunse il pianerottolo del primo piano, lo attraversò di corsa, si mise a scendere verso il salotto. A metà delle scale si fermò di colpo. La porta del soggiorno era aperta, rettangolo di luce nel buio della casa; e sulla soglia spuntava un paio di stivali logori.
“Albert mi sta aspettando! Potrei raggiungere lo stesso la porta d’ingresso, ma è piena di chiavistelli, e intanto che io cerco d’aprire lui avrebbe tutto il tempo di prendermi alle spalle. E con due mani come le sue non ha nemmeno bisogno del maglio o degli scalpelli…”
— Slughhh, slughhh — disse una voce sopra di lui, spaventosamente vicina. Una figura scheletrica coi capelli bianchi, vestita solo di una sottoveste grigia, cercò di afferrarlo dalla ringhiera del pianerottolo. Scostò quelle mani adunche con un colpo di braccia, sentì dei passi risuonare più in alto sulle scale, si lanciò con un salto fino a pianterreno. Rizzandosi subito in piedi, si precipitò verso la cucina.
“È quasi fatta, amico! Apri la porta della cantina, dài fuoco al fazzoletto, lancia la bottiglia sulle scale, poi esci dalla finestra della cucina. Al cinema l’hai visto fare centinaia di volte, e se ci riesce un tipo come Randolph Scott…”
Redpath piombò nella cucina buia, andò a destra, spalancò la porta rossa che dava in cantina. Sotto di lui si spalancavano tenebre profondissime, che esalavano un respiro caldo. Ignorando il terrore che minacciava di farlo cadere in ginocchio, alzò l’accendino, diede un colpo alla rotella. La fiamma non si accese. Riprovò, mentre l’atrio risuonava di passi, e di nuovo non ottenne nessun risultato.
“La valvola! Ho dimenticato di abbassare la maledetta valvola del gas!”
Infilò l’accendino sotto il fazzoletto umido di benzina. Stava per girare la rotella, quando qualcosa si abbatté contro la porta della cantina a tutta velocità. La porta colpì Redpath alle spalle, lo scaraventò sul primo gradino. Perse l’equilibrio, scivolò in giù di altri gradini. La bottiglia gli sfuggì di mano, scomparve nelle tenebre, con una serie di colpi sempre più forti.
Un colpo, due, tre… Silenzio.
“Avrebbe dovuto rompersi! Il pavimento è di cemento… La bottiglia avrebbe dovuto rompersi!”
Si accese la luce, e nello stesso istante il maglio passò con un sibilo sopra la testa di Redpath, andò a finire contro la parete al suo fianco, scavando un buco nel cemento. Wilbur Tennent, che adesso indossava solo il giubbotto e i pantaloni, era sopra di lui, lo guardava con quei terribili occhi da cadavere e si preparava già a lanciare il maglio per la seconda volta. Redpath non aveva alternative. Corse giù per la scala; e quando arrivò quasi in fondo, ormai nell’impossibilità di tornare su, si accorse che il pavimento e le pareti erano ricoperte quasi interamente da una poltiglia molliccia, color rosso-marrone. Sembrava una massa di sangue semicoagulato e di pezzi di fegato, e si muoveva. Si stava ritirando dal fondo delle scale, lasciando libera una zona di pavimento che aveva al centro la bottiglia di Redpath.
“Mio Dio, l’incubo era vero! Sono finito nello stomaco della casa!”
Ormai oltre i limiti del terrore, col cervello sconvolto, Redpath raccolse la bottiglia, indietreggiò nell’angolo vicino al fondo delle scale. La poltiglia oscena smise di ritirarsi, prese ad avanzare verso di lui, protendendo tentacoli che si ricoprivano di liquidi gorgoglianti e venivano riassorbiti dalla massa centrale.
Intanto Wilbur Tennent scendeva lentamente le scale col maglio, seguito dalla signorina Connie e da Betty York, che avevano ancora i loro micidiali scalpelli. Betty indossava solo la biancheria intima. Era ustionata allo stomaco e alle cosce, e su un lato della testa le si erano inceneriti i capelli. I suoi occhi, come quelli di Tennent, erano spenti, privi di vita.
Redpath, con la precisione meccanica di un robot, girò la rotella dell’accendino, e questa volta ricordò di tener abbassata la valvola del gas. Uscì una fiamma blu che lui accostò alla bottiglia, incendiando il fazzoletto. La bottiglia si trasformò in una torcia giallastra che emanava luce e calore. Il fronte della poltiglia informe smise immediatamente di avanzare. Redpath alzò di più la bottiglia, e a quella luce vide che nella massa amorfa, sul fondo, c’era qualcosa che sembrava una struttura centrale, una cresta di protoplasma in cui era sepolta una forma che poteva essere un occhio. L’occhio lo fissò, e a lui parve che la vita gli sfuggisse, gli sembrò di trasformarsi in un ammasso di organi immobili, privi di volontà.
“Si sta impossessando di me, Leila, e con una rapidità spaventosa!
“Devo lanciare la bottiglia prima che mi esploda in faccia, però so che non servirà a niente.
“Qui non c’è niente che possa bruciare!