Nonostante il grande numero di scafi che si trovavano sul campo, dovendo scegliere un mezzo per la fuga, Raven aveva una scelta molto limitata. I giro, gli elicotteri e i mezzi antigravità potevano soltanto servire per spostamenti locali sul pianeta. Di mezzi adatti ad affrontare lo spazio c’erano soltanto la
Queste ultime venivano rifornite di carburante proprio in quel momento. Fortunatamente, su quel mondo senza luna, Raven non correva pericolo di prendere per sbaglio uno scafo rifornito soltanto del carburante sufficiente per raggiungere il satellite. Lo scafo diplomatico più vicino aveva ormai i serbatoi pieni ed era pronto per la partenza, ma Raven lo sorpassò per dare un’occhiata allo scafo gemello. Anche questo era ormai pronto alla partenza. Mancava soltanto il pilota. Tutte e due gli scafi viaggiavano senza personale di bordo, e tutti e due avevano i portelli aperti. Raven scelse il secondo in considerazione del fatto che aveva circa mezzo chilometro di spazio libero dietro la coda. L’altro avrebbe distrutto un autogiro che forse il proprietario amava più di sua madre.
In quel momento la mente della persona stesa a terra dietro il magazzino fece ritorno dalla sua involontaria vacanza, e Raven la percepì all’istante. Si aspettava una cosa del genere. Il pugno avrebbe dovuto permettergli di guadagnare un paio di minuti, un tempo più che sufficiente. Così aveva sperato.
Con aria indifferente, Raven si alzò da terra, come per passare dall’altra parte dello scafo che gli stava di fronte, ma si fermò all’altezza del portello aperto ed entrò. Accostò il battente circolare e tirò la leva che chiudeva ermeticamente il portello, poi si avviò verso la cabina di pilotaggio.
In mezzo alla confusione di pensieri che giunsero dalle guardie che stavano per smontare e che solo adesso si ricordavano di essere ancora in servizio, quattro menti più forti parvero emergere dal nulla e avanzarono in mezzo al campo per scrutare negli scafi. Quando raggiunsero la piccola astronave le quattro menti urtarono contro lo scudo mentale di Raven, si sforzarono, rimbalzarono.
Raven non rispose. In quel momento le pompe e gli iniettori dello scafo cominciarono a entrare in azione.
Erano menti molto diverse dalle altre che si aggiravano per il campo. Erano acute, precise, e avevano saputo riconoscere lo schermo mentale nell’attimo in cui lo avevano incontrato.
La lampada rossa della radio si accese, e Raven premette il pulsante.
La voce furente di un uomo che si trovava nella torre di controllo uscì dagli altoparlanti.
— Voi, sul KM 44, aprite il portello!
Anche questa volta Raven non rispose. A metà dello scafo, i motori continuavano a pulsare. Nella cabina un indice rosso si spostò lentamente fino a raggiungere il punto segnato con la parola PRONTO.
— Voi, sul KM 44, vi avverto che…