Non ci erano state date anni, e le reclute erano ancora in borghese. Questo sembrava indicare che il nostro colonnello non prevedeva azione immediata, e coincideva con la previsione del sergente Gumm che avremmo risalito il fiume almeno fino a Saint Louis; e ovviamente tutto ciò che aveva detto sul fatto di diventare guardie del corpo del nuovo Presidente implicava che saremmo arrivati alla capitale…
… Se davvero il nuovo Presidente era stato insediato… Se Mary Gumm parlava con cognizione di causa… Se qualcuno non avesse invertito il corso del fiume mentre io non guardavo. Troppi «se», Friday e una quantità troppo scarsa di dati sicuri. L’unica cosa che davvero sapessi era che, in quel momento, il mio vascello in teoria stava entrando nell’Impero; in realtà non sapevo nemmeno da che parte del confine ci trovassimo, e non sapevo come capirlo.
Ma non me ne importava molto perché nei giorni di lì a venire, appena ci fossimo trovati nei paraggi del quartier generale di Boss, io avrei rassegnato le mie informali dimissioni; e prima della battaglia, se solo avessi potuto decidere io. Avevo avuto il tempo di soppesare la truppa, ed ero fermamente convinta che non potesse essere pronta al combattimento prima di sei settimane di duro addestramento, con sergenti istruttori duri e sanguinari. Troppe reclute e troppo poche firme.
In teoria, i soldati dovevano essere tutti veterani; ma ero certa che in alcuni casi si trattasse di contadine fuggite da casa, e che qualcuno avesse solo una quindicina d’anni. Grandi per la loro età, magari, e «chi è grande abbastanza è vecchio abbastanza», come dice il vecchio adagio; ma non basta una massa di sessanta chili per fare un soldato.
Portare in azione truppe simili sarebbe stato un suicidio. Ma io non me ne preoccupavo. Avevo la pancia piena di fagioli ed ero seduta sulla coperta poppiera con la schiena appoggiata a un rotolo di cordame; mi godevo il tramonto e digerivo il mio primo pasto da soldato (se il termine è esatto), meditando allegramente sul fatto che più o meno in quell’istante la
Una voce alle mie spalle disse: — Ci nascondiamo, truppa?
Riconobbi la voce e girai la testa: — Sergente, come puoi dire una cosa del genere?
— Calma. Mi sono semplicemente chiesta:
Non lo avevo ancora fatto perché esistevano diverse possibilità, tutte schifose. La maggioranza della truppa era alloggiata nelle cabine passeggeri: quattro soldati nelle cabine doppie, tre nelle singole. Ma il nostro plotone, assieme a un altro, doveva dormire nel salone da pranzo. Non vedevo alcun vantaggio nell’essere al tavolo del capitano, così non mi ero buttata nella mischia.
Il sergente Gumm annuì alla mia risposta. — Okay. Quando avrai la coperta, non usarla per contrassegnare il tuo posto letto. Te la ruberebbero. A babordo di poppa, di fianco alla dispensa, c’è la cabina del cambusiere. È la mia. È una singola, ma con una cuccetta grande. Butta la tua coperta lì. Starai molto più comoda che dormire sul ponte.
— Molto gentile, sergente! — (In che modo ne esco? Oppure dovrò rilassarmi e arrendermi all’inevitabile?)
— Chiamami serge’. E quando siamo soli, mi chiamo Mary. Come hai detto che è il tuo nome?
— Friday.
— Friday. Molto carino a pensarci bene. Okay, Friday, ti aspetto al silenzio. — Guardammo svanire sotto l’orizzonte a poppa l’ultima fetta rossiccia di sole. La
— Serge’, hai l’anima del poeta.
— Ho pensato spesso che potrei. Scrivere poesie, intendo. Ti hanno informata del blackout?
— Niente luci all’esterno, e non si fuma. Niente luci all’interno, a parte i locali completamente schermati. I trasgressori saranno fucilati all’alba. La cosa non mi interessa molto, serge’. Non fumo.
— Correzione. I trasgressori non saranno fucilati. Pregheranno Dio di
(Arrenditi Friday!) — Quello non è fumare. È stare con un’amica.
— La vedo così anch’io. Di solito non vado in giro con la testa impasticcata. Ma uno spinello ogni tanto con un’amica, se tutte e due ne hanno voglia è dolcissimo. E lo sei anche tu. — Scivolò sul ponte al mio fianco, mi circondò con un braccio.
— Serge’! Mary. No, per favore. Non è ancora buio del tutto. Ci vedrà qualcuno.
— Chi se ne frega?
— Io. Mi innervosisce. Rovina l’atmosfera.
— In questo ambiente ti passerà. Sei vergine, tesoro? Voglio dire con le ragazze.
— Uh… Non farmi i quiz, Mary. E lasciami. Mi spiace, ma mi rende nervosa. Farlo qui, intendo. Insomma, da dietro quella cabina potrebbe spuntar chiunque.