Jack Breton s’irrigidì, per vincere il dolore che sarebbe sopravvenuto. Ma, miracolosamente, il dolore non venne. Invece sentì il sapore puro, pulito, della riconciliazione. Aveva commesso un errore una volta, ma lo aveva corretto. Aveva rimesso tutto a posto.
Si avviò a tentoni verso la scala. Camminando lentamente come un vecchio, arrivò di sopra. La porta era aperta. Attraverso le finestre si vedeva il cielo striato da luci spettrali. Anche l’universo del Tempo A aveva la sua pioggia di meteoriti, ma adesso che lui aveva ristabilito l’equilibrio cosmico, tutto sarebbe tornato normale.
Prima di chiudersi la porta alle spalle, Breton si voltò a fissare il buio silenzioso della cantina vuota.
— Scusatemi — disse, sentendosi sciocco, ma incapace di impedire alle labbra di formulare le parole — capisco che voi due preferite stare soli.
Ed ebbe l’illogica convinzione che Kate e John avessero ricevuto il suo messaggio.