Quante voltecaro signor Maestrocol ditino alzato e lo sguardo severomi ammonisce dicendo«se tutti facessero come te»intendendo che la mia attivit`a culturalenon serva al progresso del Paese,a far ripartire la sua economiae neppure, essendo artista, a far fiorire la miaMa allorauna volta per tuttecaro Signor Maestromi lasci direche se tutti facessero come menon ci sarebbero polizieperch'e perfino alle zanzare chiedo scusae mi appello comunque alla legittima difesaquando le sgiornalo contro il muronon ci sarebbero esercitiperch'e l’unico Paese che voglio invadere`e quello delle emozioni altruie l’unico territorio che devo difendere`e l’intimit`a dei miei affetti e dei miei pensierinon ci sarebbero aguzzini e aguzzineche con la loro concezione totalitaria dell’amoredevastano la vita di chi li ha incontratich'e se vuoi bene a una personavuol dire che vuoi il suo beneindipendentemente da cosa ti d`aQuindi`e meglio che non mi dica pi`u«se tutti facessero come te»perch'e si rischierebbe di vivere in un mondo meravigliosodi avere un sacco di tempo liberodi fare le cose che si amanoMa ora mi viene alla mentecaro signor Maestroche se vivo in un mondo che fa schifoallora lo devo a lei e alla maggior parte delle personeche non sono come meche se ne fregano degli altrie soprattutto se ne fregano di se stessiA lei e a loro dovrei chiedere i dannie forse le miei poesie sono proprio questo:sono i moduli per sporgere reclamoE sto anche pensando,signor Maestro,che per la legge dei numeri che lei mi ha spiegato cos`i beneallora anche in questa salac’`e un sacco di persone che mi costringe a vivere male.A questi non voglio pi`u rivolgere n'e sorrisi n'e parole.Io mi appello agli altri.Alzatevi in piedi e fatevi vedere.