— Oh, davvero? Bene, ci vediamo domani, ragazzo metodico — dice, e scoppia a ridere. È una risata strana, come se Don non si stesse divertendo affatto. Io apro lo sportello ed entro in auto; lui non aggiunge altro e non se ne va. Quando accendo il motore si stringe nelle spalle, una contrazione brusca come se qualcosa lo avesse punto.
— Arrivederci — dico io educatamente.
— Già, ciao. — Rimane ritto lì mentre io parto. Nello specchio retrovisore lo vedo rimaner fermo finché non svolto nella strada. Dopo la svolta torno a guardare e vedo che Don non c'è più.
Il mio appartamento è più calmo che fuori, ma non è completamente silenzioso. Sotto di me il poliziotto Danny Bryce ha la TV accesa e sta seguendo un programma di quiz. Al piano di sopra la signora Sanderson sta trascinando sedie nella cucina: lo fa tutte le sere. Sento anche il ticchettio della mia sveglia e il ronzio del computer. Entrano anche rumori da fuori: lo sferragliare di un treno, il rombo attenuato del traffico, voci dal cortile.
Quando sono depresso mi è difficile ignorare i rumori. Se metto la mia musica, essa li coprirà, ma i rumori resteranno sempre lì, come giocattoli spinti sotto un tappeto. Ripongo in frigo le cose deperibili, dopo aver asciugato con cura l'esterno del contenitore del latte; poi metto la mia musica. Molto piano, non devo disturbare i vicini. È Mozart, e di solito non manca di fare il suo effetto. Sento infatti la tensione abbandonarmi pian piano.
Non so perché quella donna mi abbia rivolto la parola: non avrebbe dovuto farlo. Un supermercato è terreno neutrale, non si parla con gli estranei. Io ero al sicuro finché lei non mi ha notato; ma se Emmy non avesse parlato così forte, la donna non avrebbe fatto attenzione a noi. È stata lei a dirlo. Io già non avevo molta simpatia per Emmy, ma adesso mi sento davvero turbato se penso a ciò che lei ha detto e a ciò che ha detto quella donna.
I miei genitori dicevano che non avrei dovuto biasimare la gente quando notava che io ero diverso. Quindi non dovrei biasimare Emmy: dovrei invece osservare me stesso e pensare a quanto è successo.
Ma non desidero farlo. Io non ho fatto nulla di male. Avevo bisogno di fare la spesa, quindi ero al supermercato per il giusto motivo. Mi stavo comportando bene: non parlavo con estranei e non parlavo a voce alta con me stesso. Non prendevo nelle corsie più spazio di quello che mi spettava. Marjory è mia amica, perciò non era sbagliato da parte mia parlare con lei e aiutarla a trovare il riso e la carta di alluminio.
È stata Emmy a sbagliare. Ha parlato a voce troppo alta e per questo si è fatta notare dalla donna. Ma anche così, la donna avrebbe dovuto badare ai fatti suoi. E se Emmy ha parlato a voce troppo alta, non è stata colpa mia.
6
Ho bisogno di sapere se ciò che provo è quello che le persone normali provano quando sono innamorate. Quando andavo a scuola, durante le lezioni di lettere abbiamo letto alcune storie su persone innamorate, ma gli insegnanti dicevano sempre che non erano realistiche. Io non ho mai capito in che senso erano poco realistiche, tuttavia non ho mai chiesto spiegazioni perché la cosa non m'interessava. Secondo me erano sciocchezze. Il signor Nelson, che insegnava igiene, diceva che era tutta una questione di ormoni e che non dovevamo fare stupidaggini. Le sue descrizioni dell'incontro sessuale, poi, mi facevano desiderare di non aver nulla fra le gambe, come i bambolotti. Non riuscivo a immaginare di dover mettere
Allora era repellente. Adesso… il profumo dei capelli di Marjory, quando ci incontriamo, mi fa desiderare di avvicinarmi di più a lei. Anche se lei usa un detersivo profumato per i suoi indumenti, anche se usa un deodorante con un odore di cipria, c'è qualcosa… però l'