Читаем La verità del ghiaccio полностью

Lo decifrò all'istante e aggrottò la fronte. Era un messaggio inaspettato, e sicuramente significava cattive notizie, ma almeno le forniva una via d'uscita. «Signori» disse «mi dispiace, ma devo proprio andare. Sono già in ritardo.»

Il cronista non perse tempo. «Prima che ci lasci, vorrei che commentasse le voci secondo cui lei ha chiesto questo incontro a suo padre per parlargli della possibilità di licenziarsi per collaborare alla sua campagna elettorale.»

Rachel ebbe la sensazione che qualcuno le avesse lanciato in faccia un caffè bollente. La domanda la colse alla sprovvista, ma guardando il padre percepì dal suo sorriso compiaciuto che era stata accuratamente preparata.

Rachel fissò il giornalista negli occhi. «Ralph, o come diavolo si chiama, si ficchi bene in mente una cosa: non ho alcuna intenzione di lasciare il mio posto per lavorare per il senatore Sexton e, se scrive qualcosa di diverso, avrà bisogno di un calzascarpe per sfilarsi dal culo quel suo registratore di merda.»

Il reporter spalancò gli occhi. Spense l'apparecchio reprimendo un sorriso. «Grazie a tutti e due.» E scomparve.

Rachel si pentì immediatamente di quello scoppio d'ira. Aveva ereditato dal padre l'irruenza, e lo odiava per quello. "Calma, Rachel. Sta' calma."

Il padre la fissava con disapprovazione. «Faresti bene a imparare a controllarti.»

Rachel si preparò ad alzarsi. «La riunione è finita.»

Il senatore sembrava comunque avere concluso con lei. Tirò fuori il cellulare per fare una chiamata. «Arrivederci, cara. Passa a trovarmi in ufficio, uno di questi giorni. E sposati, per l'amor del cielo. Hai trentatré anni.»

«Trentaquattro» sbottò lei. «La tua segretaria mi ha mandato gli auguri.»

Lui abbozzò una risatina nervosa. «Trentaquattro, quasi una vecchia zitella. Sai, a trentaquattro anni io avevo già…»

«Sposato la mamma e scopato la vicina di casa?» Le parole le uscirono a voce più alta di quanto non intendesse e si librarono nitide una pausa della conversazione generale. Tutti i commensali agli altri tavoli si voltarono a guardarli.

Gli occhi del senatore Sexton, due penetranti cristalli di ghiaccio, ebbero un lampo. «Farai meglio a badare a come parli, signorina.»

Rachel si diresse alla porta. "No, bada tu a come parli, senatore."

<p>2</p>

I tre uomini sedevano in silenzio all'interno della tenda, una ThermaTech per climi estremi. Fuori, il vento gelido sferzava i teli, minacciando di strapparli dai picchetti. Nessuno ci faceva caso: si erano trovati in situazioni ben peggiori di quella.

La tenda, candida come la neve, era ben nascosta in un piccolo avvallamento. Gli strumenti di comunicazione, il mezzo di trasporto e le armi erano quanto di più avanzato ci fosse in campo tecnologico. Il leader del gruppo, nome in codice Delta-Uno, era un tipo agile e muscoloso, con occhi desolati come il posto in cui si trovava in quel momento.

Il cronografo militare al suo polso emise un acuto bip. Il suono coincise al secondo con i bip emessi dai cronografi indossati dagli altri due.

Altri trenta minuti appena trascorsi.

Era di nuovo ora.

Come per un riflesso automatico, Delta-Uno lasciò i compagni e uscì nel buio, investito da raffiche impetuose. Scrutò l'orizzonte illuminato dalla luna con un binocolo a infrarossi. Come sempre, mise a fuoco la struttura, a un migliaio di metri di distanza. Un'enorme, improbabile costruzione si innalzava sul terreno brullo. Lui e la sua squadra la osservavano ormai da dieci giorni, dal momento in cui era stata eretta. Delta-Uno era certo che le informazioni che venivano scambiate là dentro avrebbero cambiato il mondo. Alcuni erano già morti per proteggerle.

Al momento, tutto sembrava tranquillo fuori dalla struttura.

Rilevante, peraltro, era quanto avveniva al suo interno.

Delta-Uno rientrò nella tenda e si rivolse ai commilitoni. «È il momento di dare un'occhiata.»

Entrambi gli uomini annuirono. Il più alto, Delta-Due, aprì un computer portatile e lo accese. Prese posizione davanti allo schermo, impugnò il joystick e gli diede un breve strattone. A mille metri di distanza, nascosto nelle viscere della costruzione, un robot spia delle dimensioni di una zanzara ricevette l'impulso ed entrò in azione.

<p>3</p>

Rachel Sexton stava ancora fumando di rabbia mentre risaliva Leesburg Pike a bordo della sua Integra bianca. Gli aceri spogli delle colline intorno a Falls Church si stagliavano contro il limpido cielo di marzo, ma il panorama rasserenante aveva scarso effetto sul suo stato d'animo. Il recente recupero nei sondaggi avrebbe dovuto dare al padre un minimo di garbo e di ottimismo, e invece sembrava avere soltanto alimentato la sua arroganza.

La sua falsità era doppiamente penosa perché lui era l'unico parente stretto che le rimaneva. La madre di Rachel era mancata tre anni prima. Una perdita dolorosissima di cui portava ancora le cicatrici. La consolava soltanto il pensiero che la morte, con ironica compassione, aveva liberato sua madre dalla profonda disperazione per l'infelice matrimonio con il senatore.

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