I topi, potete figurarvi, appena tornato il silenzio marciarono all'attacco su tre colonne. Il Topo-in-capo ordinò la manovra:
— La prima colonna convergerà da sinistra sulla candela e se ne impadronirà. Ma guai a voi se la rovinate: i denti per il primo ce li devo mettere io che sono il generale. La seconda colonna marcerà sul violino: è fatto con una mezza pera, e dev'essere squisito. La terza colonna avanzerà frontalmente e avrà il compito di distrarre il nemico.
I capitani delle tre colonne spiegarono il loro compito ai singoli topi di fanteria. Il Topo-in-capo prese posto sul carro armato, ossia su una vecchia tegola sbrecciata, adagiata sulla pancia di un topone che altri dieci topi tiravano per la coda. I trombettieri suonarono la carica e in pochi minuti la battaglia era decisa: Pero Pera riuscì a salvare il violino, sollevandolo al di sopra della mischia, ma la candela fu espugnata e i nostri amici rimasero al buio.
II sor Zucchina non si dava pace:
— Tutto per colpa mia!
— E perché mai sarebbe colpa vostra? — borbottò Mastro Uvetta.
— Se io non mi fossi ostinato a voler quella casa, non ci troveremmo nei guai.
— Ma state un po' zitto, — esclamò la sora Zucca. — Non siete mica voi che ci avete messo in prigione.
— Io sono vecchio, che cosa me ne faccio di una casa— piagnucolava Zucchina. — Posso andare ad abitare sotto una panchina ai giardini pubblici, là non darò fastidio a nessuno. Amici, per favore, chiamate le guardie e dite loro che regalerò la casina a Pomodoro e gli dirò anche dove può andarla a prendere.
— Tu non gli dirai un bel niente, — sbottò Mastro Uvetta. Il professor Pero Pera pizzicò tristemente una corda del suo violino:
— Si metterebbe nei pasticci anche il sor Mirtillo.
— Sst! — fece la sora Zucca, — niente nomi. Qui anche i muri hanno orecchie.
Si guardavano in giro, spaventati, ma senza la candela era così buio che non poterono vedere se la prigione avesse davvero le orecchie.
E invece le aveva. Ne aveva uno solo, per la verità: un orecchio rotondo, dal quale partiva un tubo, una specie di telefono segreto, che portava tutte le parole che si dicevano in cella dritto dritto nella camera del Cavalier Pomodoro. Per fortuna in quel momento Pomodoro non era in ascolto', perché aveva troppo da fare al capezzale di Ciliegino.
Nel silenzio che seguì, si sentirono degli squilli di tromba. I topi tornavano all'attacco, più che mai decisi a conquistare il violino di Pero Pera.
Per spaventarli, il professore si accinse a suonare: appoggiò lo strumento alla spalla, brandì l'archetto con aria ispirata e tutti trattennero il fiato. Lo tennero per un bel pezzo, ma poi lo lasciarono e si decisero a respirare, perché dallo strumento non usciva alcun suono.
— Qualcosa che non va? — domandò Mastro Uvetta.
— I topi mi hanno mangiato l'archetto, — esclamò Pero Pera con le lacrime in gola.
L'avevano rosicchiato quasi tutto, lasciandone soltanto pochi centimetri. Senza archetto non si poteva far musica e l'esercito dei topi avanzava, lanciando terribili strida di guerra.
— Tutto per colpa mia, — sospirava il sor Zucchina.
— Smettetela di sospirare e dateci una mano, — ordinò Mastro Uvetta, — o piuttosto, dal momento che sospirate così bene, provatevi anche a miagolare.
— Ho proprio voglia di miagolare, — si lamentò Zucchina. — Mi meraviglio di voi che siete una persona seria e vi mettete a scherzare in questa situazione.
Mastro Uvetta non gli rispose nemmeno e accennò un miagolio così bene imitato che l'esercito dei topi si arrestò.
— Miao, miao, — miagolava ii ciabattino.
— Miao, miao, — gli faceva eco il professore, senza cessare di piangere per la fine ingloriosa del suo archetto.
— Per la venerata memoria di mio nonno Topazzo Terzo, re di tutte le cantine e di tutte le fogne: qui c'è un gatto, — esclamò il Topo-in-capo, frenando bruscamente il carro armato.
— Generale, siamo stati traditi, — gridò uno dei tre capitani giungendo di corsa. — Le mie truppe hanno avvistato una colonna di gatti soriani, armati di baffi e di artigli.
Le sue truppe non avevano visto un bel niente. Avevano solamente avuto paura, ma la paura fa vedere anche quello che non c'è.
— Miao, miao, — miagolavano disperatamente i nostri prigionieri.
Il Topo-in-capo si lisciò la coda, come faceva sempre quando era preoccupato, tanto che la coda era tutta consumata.
— Giuro sulla memoria del mio trisavolo Topazzo Primo, Imperatore di tutti i granai, che i traditori la pagheranno. Intanto, suonate la ritirata.
I capitani non se lo fecero ripetere. Le trombe suonarono la ritirata e l'intero esercito si ritirò più in fretta che potè, con in testa il Topo-in-capo.
I nostri stavano ancora congratulandosi per la bella vittoria, quando si udì una vocina che chiamava:
— Sor Zucchina! Sor Zucchina!
— Mi avete chiamato, professore?
— Io no, — rispose Pero Pera, — io non vi ho chiamato.
— Eppure, mi era sembrato.
— Sora Zucca, sora Zucca! — fece ancora la vocina. La sora Zucca si rivolse a Mastro Uvetta:
— Mastro Uvetta, perché fate quella vocina?
Дарья Лаврова , Екатерина Белова , Елена Николаевна Скрипачева , Ксения Беленкова , Наталья Львовна Кодакова , Светлана Анатольевна Лубенец , Юлия Кузнецова
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