Pomodoro guardò con curiosità nello specchio. Chissà cosa credeva di vederci! Naturalmente, invece, ci vide la sua faccia, rossa di fuoco, con gli occhietti piccoli, con la bocca cattiva.
Finalmente capì che Cipollino lo stava prendendo per il naso: allora divenne addirittura furibondo. Lo afferrò per i capelli a due mani e cominciò a tirare.
— Ahi! Ahi! — strillava Cipollino, senza perdere l'allegria. — Troppa forza per un furfante solo: Vostra Eccellenza vale addirittura un battaglione di furfanti.
— Ti farò vedere io, — strillava Pomodoro. E tirò così forte che una ciocca di capelli gli restò in mano.
E capitò quello che doveva capitare, trattandosi dei capelli di Cipollino.
Che è, che non è, ad un tratto il feroce Cavaliere si sentì un tremendo pizzicore agli occhi e cominciò a piangere a ruscelli. Le lacrime gli scorrevano giù per le guance a sette a sette. La strada fu subito bagnata come se fosse passato lo spazzino con la pompa.
"Questa non mi era mai capitata!" — rifletteva stralunato Pomodoro.
Infatti, siccome non aveva cuore, non gli era mai capitato di piangere, e poi non aveva mai sbucciato le cipolle. Il fenomeno gli parve così strano che balzò sul calesse, frustò il cavallo e scappò via a gran velocità. Mentre fuggiva, però si voltò indietro a gridare:
— Zucchina, sei avvisato… E tu, piccolo malandrino, pagherai salate queste lagrime.
Cipollino si buttò per terra a ridere e il sor Zucchina si asciugava il sudore.
Una dopo l'altra le porte e le finestre si spalancavano, tranne quella del sor Pisello. Mastro Uvetta rialzò la saracinesca e venne fuori grattandosi la testa con entusiasmo:
— Per tutto lo spago dell'universo! — esclamava, — Ecco uno capace di far piangere il Cavalier Pomodoro. Di dove vieni, ragazzo?
E Cipollino dovette raccontare a tutti la sua storia, che voi conoscete già.
Capitolo III
Un Millepiedi pensa: che guaio portare i figli dal calzolaio!
Cipollino cominciò a lavorare nella bottega di Mastro Uvetta, e faceva molti progressi nell'arte del ciabattino: dava la pece allo spago, batteva le suole, piantava i chiodi negli scarponi, prendeva le misure ai clienti.
Mastro Uvetta era contento e gli affari andavano bene. Molta gente veniva nella sua bottega solo per dare un'occhiata a quello straordinario ragazzetto che aveva fatto piangere il Cavalier Pomodoro.
Così Cipollino fece molte nuove conoscenze.
Venne prima di tutti il professor Pero Pera, maestro di musica, con il violino sotto il braccio. Lo seguiva un codazzo di mosconi e di vespe, perché il violino di Pero Pera era una mezza pera profumata e burrosa, e si sa che i mosconi perdono facilmente la testa per le pere.
Più di una volta, quando Pero Pera dava concerto, gli spettatori si alzavano e davano l'allarme:
— Professore, faccia attenzione: sul violino c'è un moscone.
Pero Pera interrompeva il concerto e con l'archetto dava la caccia al moscone. Qualche volta un bacherozzo riusciva a introdursi nel violino e vi scavava delle lunghe gallerie: così lo strumento era rovinato, e il professore doveva procurarsene un altro.
Poi venne Pirro Porro, che faceva l'ortolano: aveva un gran ciuffo sulla fronte e un paio di baffi che non finivano mai.
— Questi baffi, — raccontò Pirro Porro a Cipollino, — sono la mia disperazione. Quando mia moglie deve stendere il bucato ad asciugare, mi fa sedere sul balcone, attacca i miei baffi a due chiodi, uno a destra e uno a sinistra, e ci appende i panni. E a me tocca starmene tutto il tempo al sole, fin che siano asciutti. Guarda i segni delle mollette.
Difatti sui baffi, a distanze regolari, si vedevano i segni delle mollette.
Venne anche una famiglia di Millepiedi forestieri, cioè il padre e due figli, che si chiamavano Centozampine e Centogambette e non stavano mai fermi un minuto.
— Sono sempre così vivaci? — domandò Cipollino.
— Cosa dici mai? — fece il Millepiedi. — Adesso sono due angeli. Li dovresti vedere quando mia moglie gli fa il bagno: gli lava le gambe davanti e loro si sporcano quelle di dietro, gli lava quelle di dietro e loro si sporcano davanti. Non finisce mai e ogni volta ci vuole una cassa di sapone.
Mastro Uvetta domandò:
— E così, gli prendiamo la misura per le scarpe, ai piccolini?
— Per l'amor del cielo: duemila paia di scarpe! Dovrei lavorare tutta la vita per pagare il debito.
— Io, poi, — aggiunse Mastro Uvetta, — non avrei abbastanza cuoio in tutta la bottega.
Date un'occhiata a quelle più rotte, e vedremo di cambiare almeno quelle.
Centozampine e Centogambette si sforzarono volenterosanicnte di tener fermi i piedi mentre Mastro Uvetta e Cipollino esaminavano suole e tomaie.
— Ecco, a questo bisognerebbe cambiare le prime due paia e il paio numero trecento.
— Oh, quello può andare ancora, — si affrettò a dire babbo Millepiedi, — basterà rimettere i tacchi.
— A quest'altro bisogna cambiare le dieci scarpe in fondo alla fila di destra.
Дарья Лаврова , Екатерина Белова , Елена Николаевна Скрипачева , Ксения Беленкова , Наталья Львовна Кодакова , Светлана Анатольевна Лубенец , Юлия Кузнецова
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