Quando ebbe finito gli alberi, cominciò a vendere le sue terre e con il ricavato comprava altra roba mangereccia. Quando ebbe venduto le terre e fu diventato povero in canna, scrisse una lettera alla Contessa Donna Prima e si fece invitare al Castello.
Donna Seconda, a dire la verità non era tanto contenta:
— Il barone darà fondo alle nostre ricchezze: si mangerà il nostro castello fino ai comignoli.
Donna Prima cominciò a piangere:
— Tu non vuoi ricevere i miei parenti. Povero baroncino, tu non gli vuoi bene.
— D'accordo, — disse allora Donna Seconda— invita pure il barone. Io inviterò il duchino Mandarino, cugino del mio povero marito.
— Invitalo pure, — rispose sprezzante Donna Prima, — quello non mangia nemmeno quanto un pulcino. Il tuo povero marito, pace al suo nocciolo, aveva parenti piccoli e magri, che quasi non si vedono a occhio nudo. Il mio povero marito invece, pace al suo nocciolone, aveva parenti grandi e grossi, visibili a grande distanza.
Il barone Melarancia era davvero visibile a grande distanza: a distanza di un chilometro si poteva scambiarlo per una collina.
Si dovette subito provvedere per un aiutante che lo aiutasse a portare la pancia, perché da solo non ce la faceva più. Pomodoro mandò a chiamare il cenciaiolo del paese, ossia Fagiolone, perché portasse il suo carretto. Fagiolone non trovò il carretto, perché lo aveva preso suo figlio Fagiolino, come sapete, e così si portò dietro una carriola a mano, di quelle che adoperano i muratori per portare la calcina.
Pomodoro diede una mano al barone a sistemare la sua pancia dentro la carriola, poi gridò:
— Arri, là!
Fagiolone afferrò le stanghe della carriola e tirò con tutte le sue forze, ma non la spostò di un centimetro.
Furono chiamati altri due servitori e tutti insieme riuscirono a far fare al barone una passeggiata nei viali del Castello. Da principio non stavano attenti ai sassi: la ruota della carriola andava a cercare i sassi più grossi e puntuti del viale, come se lo facesse apposta, e il povero barone riceveva nella pancia certi colpi che lo facevano sudare.
— State attenti ai sassi! — si raccomandava giungendo le mani.
Fagiolone e i due servitori stavano attenti ai sassi e la carriola andava a finire nelle buche.
— State attenti alle buche, per l'amor del cielo! — supplicava il barone.
Mentre lo portavano a spasso, però, non dimenticava la sua occupazione preferita e sgranocchiava un tacchino arrosto che Donna Prima gli aveva fatto preparare come antipasto.
Anche il Duchino Mandarino diede un bel da fare al Castello.
La povera Fragoletta — cameriera personale di Donna Seconda — non finiva mai di stirargli le camicie. Quando gliele riportava, il Duchino torceva il naso, si metteva a piangere e balzava in cima all'armadio, gridando:
— Aiuto! Aiuto!
Accorreva Donna Seconda con le mani nei capelli:
— Mandarino, che cosa ti fanno?
— Non mi stirano bene le camicie, e io voglio morire!
Per convincerlo a restare in vita Donna Seconda gli regalò tutte le camicie di seta del suo povero marito.
Il duchino Mandarino saltò giù dall'armadio e cominciò a provarsi le camicie.
Dopo un poco lo si udì nuovamente gridare:
— Aiuto! Aiuto!
Donna Seconda accorse con il batticuore:
— Cugino Mandarino, che cosa ti fanno?
— Ho perso il bottone del colletto e non voglio più stare al mondo!
Questa volta si era arrampicato in cima allo specchio e minacciava di buttarsi a capofitto sul pavimento.
Per farlo chetare Donna Seconda gli regalò tutti i bottoni del suo povero marito, che erano d'oro, d'argento e di pietre preziose.
Prima di sera, Donna Seconda non aveva più gioielli, il Duchino Mandarino aveva ammassato parecchi bauli di roba e si fregava le mani soddisfatto.
Le Contesse cominciavano ad essere molto preoccupate per quei loro parenti così voraci, e sfogavano l'irritazione sul povero Ciliegino, il loro nipotino, orfano di padre e di madre.
— Mangiapane a tradimento! — lo sgridava Donna Prima, — vai subito a fare i compiti.
— Li ho già fatti.
— Fanne degli altri! — ordinava severamente Donna Seconda.
Ciliegino, ubbidiente, andava a fare degli altri compiti: ogni giorno ne faceva dei quaderni intieri, in una settimana ne faceva una montagna di quaderni.
Quel giorno, le Contesse non finivano mai di fargli fare dei nuovi compiti.
— Che cosa fai in giro, bighellone?
— Vorrei fare una passeggiata nel parco.
— Nel parco ci passeggia il barone Melarancia, non c'è posto per i fannulloni come te. Va' subito a studiare la lezione.
— L'ho già studiata.
— Studiane un'altra.
Ciliegino, ubbidiente, andò a studiare un'altra lezione: ogni giorno ne studiava centinaia e centinaia. Aveva già letto tutti i libri della biblioteca del Castello.
Ma se le Contesse lo vedevano con in mano un libro subito prendevano a sgridarlo:
— Posa quei libri, incosciente. Non vedi che li consumi?
— Ma come posso studiare le lezioni senza toccare i libri?
— Studiale a memoria.
Дарья Лаврова , Екатерина Белова , Елена Николаевна Скрипачева , Ксения Беленкова , Наталья Львовна Кодакова , Светлана Анатольевна Лубенец , Юлия Кузнецова
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