Dopo quell’avventura, che in seguito sarebbe stata definita il più fortunato incidente aviatorio nella storia dell’esplorazione marziana, la visita al Trivium Charontis nella zona di Porto Schiaparelli rappresentò fatalmente una delusione, tanto che, prevedendolo, Gibson avrebbe preferito annullarla e tornare subito a Porto Lowell con la sua scoperta. Avevano infatti rinunciato ai tentativi di liberarsi di Quiicc, e siccome alla colonia erano tutti impazienti di vedere finalmente un vero Marziano vivo, decisero di portare il cucciolo in aereo con loro.
Ma da Porto Lowell non permisero ai tre di tornare così presto. Passarono dieci giorni prima che venisse dato loro il permesso di rientrare nella capitale. Sotto le grandi cupole si stava intatti combattendo una battaglia decisiva per la conquista del pianeta. Una battaglia che Gibson seguì soltanto attraverso i comunicati radio, una battaglia silenziosa ma ugualmente micidiale, alla quale lui fu lieto di non essere stato testimone.
L’epidemia attesa dal dottor Scott era scoppiata. Quando fu al suo apice, un decimo della popolazione della colonia risultò colpita dalla
Fortunatamente il siero portato dalla Terra riuscì a stroncare il male, e la lotta venne vinta con tre sole perdite. Quella fu anche l’ultima volta che la malattia colpì la colonia.
Il trasporto di Quiicc a Porto Schiaparelli comportò notevoli difficoltà perché si dovette imbarcare una gran quantità del suo cibo preferito. A tutta prima si dubitò che il marziano potesse sopravvivere nell’atmosfera ossigenata delle cupole, ma ci si rese conto che la cosa non lo disturbava affatto. L’aria diversa ebbe l’unico effetto di ridurre notevolmente il suo appetito. La spiegazione di questo fenomeno fu data molto più tardi. Invece non si scoprì mai la causa del suo attaccamento per Gibson. Qualcuno suggerì, alquanto malignamente, che era questione di affinità elettive, dipendenti dalla loro sagoma pressappoco uguale.
Prima di riprendere il viaggio, Gibson e i suoi compagni, insieme al pilota dell’aereo di salvataggio e agli uomini inviati in seguito per le riparazioni all’apparecchio danneggiato, fecero parecchie visite alla famiglia marziana.
Non trovarono altri gruppi, e Gibson si chiese se quelli non fossero per caso i soli esemplari rimasti sul pianeta. Come fu appurato in seguito, non era così.
L’aereo di salvataggio li aveva cercati seguendo la loro rotta subito dopo aver ricevuto un radiomessaggio da Phobos che annunciava l’avvistamento di segnalazioni luminose provenienti da Aetheria. Tutti erano rimasti con la curiosità di sapere come erano stati fatti quei segnali finché Gibson, con orgoglio comprensibile, ne aveva data la spiegazione.
Quando seppero che ci sarebbero volute solo poche ore per riparare i razzi del loro aereo, decisero di aspettare che le riparazioni fossero fatte anziché ripartire subito con un altro aereo, e impiegarono il tempo a studiare i Marziani nel loro habitat naturale. Fu allora che Gibson intuì il segreto della loro esistenza.
Probabilmente in un lontano passato erano stati respiratori di ossigeno, e i loro processi vitali dipendevano tuttora da questo elemento. Non potendo ottenerlo direttamente dal suolo, dove giaceva imprigionato a trilioni di tonnellate, lo assorbivano dalle piante. Gibson scoprì che i numerosi
Le riparazioni risultarono più complicate del previsto, e perciò raggiunsero Porto Schiaparelli soltanto tre giorni dopo aver lasciato Porto Lowell. La seconda città marziana aveva meno di mille abitanti, i quali vivevano sotto due cupole costruite su uno stretto pianoro. Lì era avvenuto il primo atterraggio su Marte. La posizione della città era quindi dovuta a un evento storico che avrebbe dovuto farne la capitale. Ma dopo qualche anno, acquistata una maggiore conoscenza delle risorse del pianeta, era stato deciso di spostare a Porto Lowell il centro attorno a cui gravitava la vita della colonia, e Porto Schiaparelli non era stata ingrandita.