— Sono serissima — insistette Jan. — Non sto cercando di metterti le manette, anche perché probabilmente avrai il dente avvelenato col matrimonio. Però potresti provarci, e fra un anno potremmo discuterne. Se ne avrai voglia. Nel frattempo, ti terrò come mio cagnolino… E permetterò a quei due caproni di restare nella stessa stanza con te solo se sarò soddisfatta di come si comporteranno.
— Aspetta uri minuto! — Protestò Ian. — Chi l’ha portata qui?
— Il dolce amore di Freddie, stando a Betty. Tu l’hai portata qui per delega di Betty. In ogni caso, questo accadeva ieri, e oggi lei è il
— Se lo dici tu, Jan. Ma la questione è puramente teorica, perché io devo assolutamente andarmene. Avete in casa una carta a scala grande del confine? Il confine a sud, intendo.
— Abbiamo un’ottima carta. Richiamala sul computer. Se vuoi uno stampato, usa il terminale del mio studio, a destra della camera da letto.
— Non voglio interferire coi notiziari.
— Non interferirai. Possiamo scollegare qualunque terminale dagli altri. È necessario in una casa di individualisti indemoniati.
— Specialmente Jan — convenne Ian. — Marj, perché vuoi una carta del confine dell’Impero?
— Preferirei tornare a casa in sotterranea. Ma non posso. Visto che non posso, devo trovare qualche altro modo.
— Come pensavo. Tesoro, dovrò nasconderti le scarpe. Non ti rendi conto che se cerchi di attraversare quel confine possono spararti? Poco ma sicuro, in questo momento le guardie su tutti e due i lati avranno il grilletto facile.
— Ehm… Posso almeno studiarmi la carta?
— Sicuro. Se prometti di non tentare di passare dall’altra parte del confine.
Georges disse dolcemente: — Fratello mio, non si dovrebbe mai indurre una persona cara a mentire.
— Georges ha ragione — decise Jan. — Niente promesse forzate. Fai pure Marj. Sparecchio io. Ian, ti sei offerto volontario per darmi una mano.
Trascorsi le due ore seguenti al terminale del computer, nella stanza presa a prestito. Memorizzai il confine nel suo insieme, poi passai all’ingrandimento massimo e imparai alcune zone nei minimi particolari. Nessun confine può davvero essere chiuso al cento per cento, nemmeno le impervie mura con cui alcuni stati totalitari circondano i loro sudditi. Di solito le rotte migliori sono nei paraggi dei porti d’ingresso custoditi; in quei punti, spesso, le vie di contrabbando filano lisce come l’olio. Ma io non avrei seguito una rotta già nota.
Non lontano c’erano molti porti d’ingresso: Emerson Junction, Pine Creek, South Junction, Gretna, Maida, eccetera. Studiai anche il Roseau River, ma pareva scorrere nella direzione sbagliata, verso nord fino a immettersi nel Red River (la carta non era chiara).
C’è una bizzarra fetta di terreno che si protende nel Lake of the Woods a est-sudest di Winnipeg. I colori della mappa la rappresentavano come una parte dell’Impero, e non c’era nulla che impedisse di superare il confine in quel punto; purché si fosse disposti ad affrontare diversi chilometri di terreno paludoso. Io non sono una superdonna; potrei fare una brutta fine in una palude; ma quel pezzetto non sorvegliato di confine mi tentava. Alla fine lo lasciai perdere perché, anche se legalmente la fetta di terreno faceva parte dell’Impero, era separata dall’Impero vero e proprio da ventun chilometri d’acqua. Rubare una barca? Ero pronta a scommettere che qualunque barca viaggiasse su quelle acque avrebbe interrotto un raggio-spia. Dopo di che, in mancanza di risorse adeguate, un laser avrebbe scavato un foro grande abbastanza da lasciar passare un cane. Io non discuto coi laser: non puoi comperarli, non puoi corromperli. Lasciai perdere l’idea.
Avevo appena smesso di studiare la carta e stavo dando al mio cervello il tempo di assorbire le immagini, quando dal terminale uscì la voce di Janet: — Marjorie, vieni in soggiorno. Spicciati!
Mi trasferii molto in fretta.
Ian stava parlando a qualcuno sullo schermo. Georges era spostato di lato, fuori campo. Janet fece cenno anche a me di non entrare in campo. — Polizia — mi disse piano. — Ti suggerisco di sparire immediatamente nel buco. Aspetta che ti chiami io quando se ne saranno andati.
Anch’io sottovoce le risposi: — Sanno che sono qui?
— Non lo sappiamo ancora.
— Assicuriamoci. Se sanno che sono qui e non mi trovano, voi sarete nei guai.
— I guai non ci fanno paura.
— Grazie. Sentiamo un po’.
Ian stava dicendo al viso sullo schermo: — Mel piantala. Georges non è uno straniero nemico e lo sai benissimo. In quanto a questa… signorina Baldwin, hai detto?… perché la cerchi qui?