Читаем Operazione Domani полностью

E sentii immediatamente: — Parla il capitano Ian Tormey. Questa è una registrazione. Questa casa è protetta dalla Licantropi di Winnipeg Limited. Ho assunto questa agenzia perché non considero giustificata la loro fama di avere il grilletto facile; sono solo molto efficienti nel proteggere i loro clienti. Le telefonate dirette a questa casa non verranno inoltrate, ma il recapito della posta è assicurato. Grazie per avermi ascoltato.

E grazie a te, Ian! Oh, accidenti, accidenti, accidenti! Sapevo di non avere motivo di aspettarmi che restassero a casa, però il mio cervello non era mai stato sfiorato dall’idea che potessero non esserci. Avevo operato un «trasferimento», come lo chiamano gli strizzacervelli: dopo aver perso la mia famiglia ennezeta, con Boss scomparso e forse morto, la casa dei Tormey era diventata «casa mia» e Janet la madre che non avevo mai avuto.

Mi sarebbe piaciuto essere ancora alla fattoria degli Hunter, a godermi il calore protettivo della signora Hunter. Mi sarebbe piaciuto essere a Vicksburg, a dividere con Georges le nostre due solitudini.

Nel frattempo il sole sorgeva e presto le strade avrebbero cominciato a riempirsi e io ero una straniera illegale senza quasi un dollaro canadese e col profondo bisogno di non essere notata, non essere arrestata e interrogata, e con la testa leggera per mancanza di sonno e fame e sete e stanchezza.

Ma non dovevo compiere scelte difficili, perché mi veniva imposta la classica scelta obbligata: dovevo tornare a nascondermi in un buco come un animale, e in fretta, prima che il traffico si riversasse sulle strade.

I boschi non sono comuni nei pressi di Winnipeg, però ricordavo alcuni ettari di terreno selvaggio, scuro sulla mia sinistra, a lato della strada principale e più o meno dietro la casa dei Tormey; un terreno irregolare ai piedi della collinetta su cui Janet aveva costruito. Così partii in quella direzione. Incontrai un carro delle consegne (latte) e nient’altro.

Arrivata al punto che mi interessava, lasciai la strada. Il terreno divenne molto irregolare; una specie di percorso di guerra fra continui solchi. Ma poco dopo incontrai qualcosa che era ancora meglio degli alberi: un torrentello così poco profondo che potei attraversarlo a piedi.

Cosa che feci, ma solo dopo aver bevuto. Acqua pulita? Probabilmente contaminata, ma me ne infischiai: i miei singolari «diritti di nascita» mi proteggono dalla maggioranza delle infezioni. Il sapore era buono, e ne bevvi tanta, e poi mi sentii molto meglio fisicamente; ma il senso di peso al cuore restò.

Mi addentrai nel sottobosco, in cerca di un posto dove potessi non solo nascondermi ma addirittura azzardarmi a dormire. Le sei ore di sonno di due notti prima sembravano orribilmente lontane; ma il guaio di nascondersi in un boschetto così vicino alla città è che prima o poi può arrivare una pattuglia di boyscout e calpestarti la faccia. Quindi mi misi in cerca di un posto non solo selvaggio, ma anche inaccessibile.

Lo trovai. Un pendio ripido come la morte, reso ancora più inaccessibile da una massa di cespugli spinosi che individuai alla cieca.

Una massa di cespugli spinosi?

Mi occorsero quasi dieci minuti per trovarla, perché sembrava la parte sporgente di un macigno rimasto lì dai tempi in cui l’avanzata dei ghiacciai aveva spianato tutta la zona. Guardando meglio, però, non pareva di roccia. Occorse ancora di più per infilare le dita in un qualche appiglio e sollevarla, dopo di che si alzò facilmente, grazie a un contrappeso. Scivolai dentro in fretta e la lasciai tornare al suo posto e mi ritrovai al buio, spezzato solo da lettere luminosissime: PROPRIETÀ PRIVATA — VIETATO FUMARE.

Mi immobilizzai e pensai. Janet mi aveva detto che l’interruttore che disarmava tutte le difese letali era nascosto a poca distanza dall’ingresso.

Quant’è «poca distanza»?

E nascosto fino a che punto?

Era nascosto piuttosto bene semplicemente perché lì era scuro come l’inchiostro, a parte quelle lettere mostruose. Che avrebbero anche potuto dire «Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate».

Quindi tira fuori la tua torcia, Friday, alimentata dal suo piccolo Shipstone eterno, e cerca. Ma non puoi spingerti troppo avanti!

In effetti esisteva una torcia, chiusa in una sacca che mi ero lasciata alle spalle sulla Skip to M’Lou. Magari in quel momento era accesa e rallegrava i pesci sul fondo del Mississippi. E sapevo che altre torce erano immagazzinate in quel tunnel buio.

Non avevo nemmeno un fiammifero.

Avessi avuto un boyscout, avrei potuto ottenere il fuoco sfregando tra loro le sue gambe. Oh, piantala, Friday!

Crollai a terra e mi concessi di piangere un po’. Poi mi sdraiai su quel (duro, freddo) (caldo e morbido) pavimento di cemento e mi addormentai.


20


Mi svegliai molto tempo dopo, e il pavimento era davvero duro e freddo. Ma io mi sentivo così enormemente riposata che non mi importava. Mi alzai e mi schiarii la testa e mi resi conto di non essere più disperata; solo affamata.

Adesso il tunnel era ben illuminato.

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