L’ordine del giorno venne approvato per alzata di mano. Derek fece un resoconto del nostro incidente. Fu conciso e chiaro. Io me ne stavo al suo fianco e mi sentivo a disagio. Non amavo particolarmente le riunioni e non mi andava di essere al centro dell’attenzione. Ero un’osservatrice e volevo trovarmi in mezzo al pubblico. Quando Derek ebbe concluso, la moderatrice mi chiese se avevo qualcosa da aggiungere.
— No.
— Vuoi rispondere tu alla domanda successiva?
— Che cosa faranno i nativi? Non ne ho la minima idea.
Derek aggiunse: — Sono abituati ai viaggiatori, e non hanno paura degli stranieri. Ma gli stranieri si limitano a passare. Per quanto siamo in grado di giudicare, le loro culture sono distinte le une dalle altre. Non si mescolano. Forse perché non hanno una tradizione di guerre. Non conquistano i loro vicini. Non si portano via a vicenda come schiavi. Non saccheggiano né stuprano. Non si rubano mogli.
— Questa è una tangente? — chiese la moderatrice.
— No. Se noi fossimo viaggiatori, ci farebbero una buona accoglienza. Ma noi intendiamo chiedere il permesso di restare. Non ho idea di come reagiranno.
Harrison Yee alzò la mano. La moderatrice puntò il dito verso di lui.
— Questa situazione non può essere del tutto nuova. Questo pianeta ha malattie e vulcani. Devono esserci stati villaggi che sono rimasti talmente danneggiati da qualche disastro naturale da non poter sopravvivere per proprio conto.
— Sì — ammise Derek. — Ma non ne abbiamo sentito parlare.
Un’altra persona disse: — Sei sicuro che non ci sia stato nessuno scambio di materiale genetico? Hai visto qualche prova di accoppiamento fra consanguinei?
— No — risposi. — E credo che Derek stia esagerando la situazione. Sappiamo che ci sono individui che si spostano da una cultura all’altra. Probabilmente c’è abbastanza di questo genere di movimento da impedire gravi forme di accoppiamento fra consanguinei. Ma per quanto siamo in grado di giudicare, non c’è quel genere di mescolanza di intere popolazioni che è stato frequente sulla Terra.
— In quel caso — osservò il tizio — dovrebbe esserci una diversità genetica assai maggiore. Credo che vi sbagliate. Credo che questi individui riescano a incrociarsi.
— Sto solo riferendo quello che ho visto. E la mia conclusione è che non sappiamo come reagiranno queste persone a un mucchio di stranieri intenzionati a stabilirsi in mezzo a loro.
— Non stiamo parlando di un soggiorno permanente — disse una donna. Aveva un accento delle Indie Orientali. — Non è vero?
— Siete pregati di alzare la mano prima di parlare — disse la moderatrice. — Non vogliamo che questa riunione diventi incontrollata.
Un uomo di colore alzò la mano. La moderatrice puntò il dito verso di lui. L’uomo disse: — So che è stato deciso di mandare gruppi misti. Uomini e donne. Penso che sia una follia. I nativi hanno scacciato… quanti uomini? Gregory. Derek. Harrison. Otterremo solo il risultato di farli infuriare.
— Sono assolutamente d’accordo con te — disse la Ivanova.
Eddie intervenne: — Non abbiamo intenzione di entrare in un villaggio finché non avremo spiegato la situazione e chiesto il permesso. Se diranno che gli uomini non possono entrare, non lo faremo. — Abbozzò un breve sorriso. — Il che potrebbe costituire un problema per la mia posizione. Se necessario, chiederò a Lixia di presentare le ragioni del non intervento, anche se preferirei farlo di persona.
— È probabile che vi dicano di andarvene tutti — ribatté l’uomo di colore. — Ciò che state facendo non ha niente a che vedere con l’onestà. Questa è una mancanza di rispetto per la cultura e le opinioni di un’altra popolazione.
La Ivanova annui. — Hai ragione. Ma tieni presente che abbiamo già ottenuto quello che volevamo in questa regione. Derek e Lixia sono stati salvati. Se i nativi ci diranno di andarcene, non avremo perso molto. Potremo mandare un gruppo di donne in un altro villaggio.
— Se l’onestà non funziona, potremo sempre tentare con una menzogna — intervenne una donna.
La moderatrice disse: — Per favore.
Le persone continuavano a parlare. Non dicevano niente di nuovo e nessuno tornò alla domanda fatta dalla donna indiana, né per rispondervi né per riproporla.
La riunione terminò. Saltai giù dal banco del bar. Harrison mi raggiunse e mi abbracciò.
— Dove sei stato?
— Su uno degli aerei. Eddie mi sta tenendo occupato, a inviare rapporti alla nave.
Dovevo aver assunto un’aria dubbiosa o forse ferita.
— Ha detto che avevi qualche problema a riadattarti al campo. Che avevi bisogno di stare da sola un po’ di tempo.
— Può darsi.
Le persone se ne stavano andando, portando via le sedie. Gustavo riprese il suo posto dietro il banco. I suoi occhi erano verdi e splendenti. Disse: — Sto riaprendo. Posso servirvi qualcosa?
Harrison e io ordinammo del vino.
Eddie disse: — Fa’ attenzione con quella roba. Vogliamo partire presto domattina.
— Quando? — chiesi.
— All’alba.