Gli altri uscirono sul ponte.
— È frustrante — disse Agopian. — Sono seduto insieme a individui di un altro sistema solare. Ho la mente piena di domande e tutto ciò che posso fare è puntare il dito e fare smorfie.
— Quello continua a fare gesti scorretti — protestò l’oracolo. — E a mostrare i denti.
— Abbiamo deciso che è ignorante, come la maggior parte della tua gente — disse Nia.
All’circa in quel momento notai gli insetti. Avevano ali di un giallo vivace. Ne vidi due svolazzare sopra l’acqua. Altri due erano appoggiati su un tronco che passò galleggiando accanto alla nostra barca.
Agopian indicò col dito un’isola. Gli alberi erano punteggiati di giallo. Altri insetti, posati sul fogliame.
— Sembra di essere in autunno — disse Tatiana. — A casa quando i pioppi incominciano a cambiare colore.
Passammo accanto ad altre isole dove il fogliame era parzialmente giallo. Nugoli di insetti si spostavano sul fiume come foglie al vento. Ma non c’era vento, almeno non sufficiente a spiegare tutto quel turbinare e danzare.
Alcuni insetti si posarono sul tetto della nostra imbarcazione, sul ponte e sul parapetto.
— Che cosa fanno? — chiesi.
— Vanno a sud come le lucertole — rispose Nia. Sembrava contenta. — Li vediamo sulla pianura. Portano fortuna.
Gli insetti si alzarono in volo uno dopo l’altro, riunendosi alla migrazione. Ormai eravamo quasi alla fine. Alcuni ritardatari danzavano nell’aria e la superficie del fiume era punteggiata di insetti, come un fiume sulla Terra cosparso di foglie di pioppi.
La barca della Ivanova virò verso la riva occidentale. La seguimmo, entrando in un nuovo alveo.
— Questo è l’affluente — disse Tatiana.
L’acqua cambiò colore, diventando di un bruno intenso e limpido. Scorreva veloce fra rive scoscese coperte di foreste. Al di sopra degli alberi c’erano scogliere calcaree, che incombevano su entrambi i lati. Stavamo viaggiando quasi in direzione ovest.
All’incirca a metà pomeriggio arrivammo alle rapide. Non erano niente di speciale: una serie di graduali dislivelli. Non si vedevano rocce, soltanto un po’ di schiuma. Ma sbarravano il fiume. Non potevamo proseguire. Sopra di noi una scia di fumo bianco si sollevava a spirale dalla sommità della parete della valle.
L’altra barca virò verso la riva. La seguimmo, avvicinandoci lentamente all’argine. Agopian avanzò carponi e legò la nostra prua a un albero che si sporgeva sul fiume. Avvolsi una seconda cima da ormeggio attorno a un alberello vicino alla poppa. Il motore si arrestò. Sentii lo stormire delle foglie, le grida degli uccelli. I muscoli del mio collo si rilassarono.
— Hai notato — dissi — come il rumore delle macchine sia irritante?
Lui parve sorpreso. — Se è così, siamo nei guai nello spazio.
Aveva ragione. Ogni nave e ogni stazione erano piene del rumore delle macchine.
Nia disse: — Stavo pensando.
Feci il gesto che significava "continua".
— Non è una buona idea mostrare a chiunque troppe cose strane tutte insieme. Tu vieni nel villaggio con me. Se c’è Angai, e dovrebbe esserci, le spiegheremo del tuo popolo. Lei è in grado di decidere che cosa fare. Forse permetterà agli uomini di entrare.
— Okay.
Scendemmo dalla barca.
Eddie venne verso di noi lungo la riva. — Ho parlato con la Ivanova e il signor Fang. Pensiamo che dovresti andare tu su al villaggio, da sola o con Nia. — Sorrise. — La Ivanova è preoccupata per Nia, visto che ha avuto un difficile rapporto con la sua gente. Ma io voglio che vada. Il signor Fang pensa che dovremmo lasciar decidere a te e a Nia.
Diedi un’occhiata a Nia. — Le persone sull’altra barca hanno avuto la stessa idea. Vogliono che andiamo noi due.
— È difficile capire la tua gente, Li-sa. Quando incomincio a pensare che siete normali, fate qualcosa di assolutamente insensato. Quando decido che siete davvero pazzi, prendete una decisione come questa, che è normale e giusta. Non so mai che cosa aspettarmi.
Feci il gesto che significava "forse è così".
Ci facemmo strada fra gli arbusti sull’argine del fiume. Al di là c’era una pista. Nia la prese e io la seguii su per la scogliera del fiume.
In cima c’era una pianura, quasi piatta in quel punto. Era spazzata da un vento irregolare che cambiava spesso direzione. La vegetazione mutava colore con il movimento delle foglie. Marrone chiaro. Giallo. Grigioverde. Grigio argento. I colori si muovevano per la pianura, attraverso luce e ombra, illuminandosi e offuscandosi.
Nia disse:
"Ora, finalmente,
c’è abbastanza spazio.
"
C’è spazio!
"La mia persona interiore
può raddrizzarsi.
"La mia persona interiore
può espandersi."
Alla nostra sinistra, in lontananza, c’era un villaggio di tende e di carri. Il fumo saliva da molti fuochi. Oltre il villaggio, a nord e a ovest, la pianura era costellata di animali. Cornacurve. I margini della mandria. O questi erano semplicemente gli animali domestici?
— Muoviamoci — disse Nia. — Voglio che questo incontro finisca alla svelta.