< può renderti un disgraziato. Figliolo, se guardi i tuoi fratelli, vedrai che sono tutti grigi e che hanno la pelliccia a righe come le tigri. Tu, invece, sei nato completamente nero, a parte quella piccola macchia bianca che hai sulla gola. Certi umani credono che i gatti neri portino sfortuna perciò figliolo, non uscire dalla cesta>>.
Ma Zorba, che all'epoca sembrava una pallina di carbone, abbandonò la cesta. Voleva assaggiare una di quelle teste di pesce. E anche vedere un po' di mondo.
Non arrivò molto lontano. Trotterellando verso una bancarella di pesce con la coda ben alta e vibrante, passò davanti a un grosso uccello che dormicchiava con la testa piegata di lato. Era un uccello molto brutto e con un gozzo enorme sotto il becco. All'improvviso il piccolo gatto nero sentì che il suolo si allontanava da sotto le sue zampe, e senza capire cosa stava succedendo si ritrovò a far capriole in aria. Allora ricordò uno dei primi insegnamenti di sua madre e cercò un posto dove cadere in piedi, ma sotto lo aspettava l'uccello con il becco aperto. Piombò nel gozzo, che era molto buio e puzzava in modo orribile.
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Zorba cercando un punto in quel gozzo buio in cui conficcare gli artigli.
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Il piccolo Zorba, completamente fradicio di bava, si affacciò e saltò a terra. Allora vide il bambino, che teneva l'uccello per il collo e lo scuoteva.
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Così era iniziata quell'amicizia che durava ormai da cinque anni.
Il bacio del bambino sulla testa lo allontanò dai ricordi. Vide che si metteva lo zaino, andava alla porta, e da là lo salutava ancora una volta.
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Il gatto nero grande e grosso sentì chiudere la porta a doppia mandata e corse a una finestra che si affacciava sulla strada per vedere la sua famiglia adottiva prima che salisse in auto.
Il gatto nero grande e grosso sospirò compiaciuto. Per quattro settimane sarebbe stato signore e padrone dell'appartamento. Un amico di famiglia sarebbe venuto ogni giorno ad aprirgli un barattolo di cibo e a pulirgli la lettiera. Quattro settimane per oziare sulle poltrone e sui letti, o per uscire sul balcone, arrampicarsi sul tetto, saltare sui rami del vecchio ippocastano e scendere dal tronco nel cortile interno, dove aveva l'abitudine di ritrovarsi con gli altri gatti del quartiere. Non si sarebbe annoiato. Assolutamente.
Così pensava Zorba, il gatto nero grande e grosso, perché non sapeva cosa gli sarebbe caduto fra capo e collo nelle ore seguenti.