E questo cosa significava? Lasciò che la mente facesse quel che voleva con quella scarna informazione.
Aveva forse qualcosa a che fare con quell’altro vulcano, il Krakan, cui recentemente aveva pensato parecchio? Il collegamento era un po’ stiracchiato. E sapeva benissimo che il Krakan, o il Piccolo Krakan, potevano entrare in eruzione un’altra volta.
Il primo Ascensore Spaziale? Si trattava di storia davvero antica; era stato un avvenimento, quello, che aveva segnato l’inizio della colonizzazione planetaria; da quel momento l’umanità aveva avuto in pratica libero accesso al Sistema Solare. E ancora oggi s’impiegava la stessa tecnologia, ricorrendo a cavi di materiale ultraresistente per sollevare i grandi blocchi di ghiaccio fino alla
Eppure, il collegamento con la montagna africana restava debolissimo.
La relazione era troppo remota; la risposta, Kaldor ne era certo, doveva essere un’altra.
L’approccio diretto era fallito. L’unico modo per trovare il collegamento era di lasciare libero gioco al caso e al tempo e ai misteriosi meccanismi dell’inconscio.
Avrebbe cercato di non pensare più al Kilimangiaro fin quando quell’immagine non avrebbe ritenuto opportuno ripresentarglisi alla mente.
37. In vino veritas
Dopo Mirissa, il visitatore che Loren accoglieva più volentieri — e il più assiduo — era Kumar. Malgrado il soprannome, a Loren faceva l’effetto più di un cane fedele, o meglio, di un cucciolo molto socievole, che di un leone. A Tarna c’erano una decina di cani — tutti molto viziati — e chissà che un giorno non avrebbero potuto rivivere anche su Sagan Due, riprendendo la lunga frequentazione con l’uomo.
Loren ora sapeva che rischio aveva corso Kumar gettandosi in quel mare tumultuoso. Fortunatamente per entrambi, Kumar non lasciava mai la terraferma senza un coltello assicurato alla gamba; e anche con il coltello era dovuto rimanere sott’acqua più di tre minuti per tagliare il cavo che si era aggrovigliato attorno a Loren. Quelli della
Malgrado il legame che ora li univa, Loren incontrava delle difficoltà a far conversazione con Kumar. In fin dei conti, esisteva soltanto uno scarso numero di modi in cui poter dire «Grazie per avermi salvato la vita», e la loro cultura era così profondamente dissimile che il terreno comune era estremamente limitato. Se parlava con Kumar della Terra o dell’astronave, ogni cosa gli andava spiegata nei più minuti e tediosi particolari; e in breve Loren si rese conto che stava perdendo tempo. A differenza di sua sorella, Kumar viveva nel mondo dell’esperienza immediata; gli interessava solo il momento presente. «Come lo invidio!» aveva detto una volta Kaldor. «È un essere totalmente calato nell’oggi, un essere che non è né ossessionato dal passato né timoroso del futuro!»
Loren si accingeva a dormire per far passare l’ultima notte che, sperava, avrebbe trascorso all’ospedale, quando arrivò Kumar con un grosso bottiglione che brandiva trionfalmente.
«Indovina un po’ cosa c’è dentro?»
«Ci rinuncio» disse Loren, che invece aveva indovinato perfettamente.
«È il vino nuovo di quest’anno. Viene dalle pendici del Krakan. Pare che l’annata sarà ottima.»
«E come fate a saperlo?»
«La mia famiglia ha un vigneto sul Krakan da più di cent’anni. I vini del Leone sono i più famosi del mondo.»
Kumar cercò ovunque fin quando non ebbe trovato due bicchieri, che riempì fino all’orlo di vino. Loren ne bevve un sorso con cautela: era un po’ troppo dolce per i suoi gusti, ma di ottimo corpo.
«Come si chiama questo vino?»
«Speciale del Krakan.»
«Dato che il Krakan mi ha quasi ammazzato, faccio bene a rischiare?»
«Questo non ti dà nemmeno i postumi della sbornia.»
Loren ne bevve un altro sorso, più abbondante, e in un tempo sorprendentemente breve vuotò il bicchiere. E in un tempo ancora più breve se lo trovò pieno.
Era quello un modo eccellente di trascorrere l’ultima notte all’ospedale, e la gratitudine che Loren normalmente nutriva nei confronti di Kumar si estese in fretta a tutto il mondo. Anche una visita della Waldron sarebbe stata bene accetta.
«A proposito, come sta Brant? Non lo vedo da settimane.»
«È sempre sull’Isola Settentrionale a riparare la
«Sai, li capisco benissimo. Mi sento anch’io nello stesso modo nei confronti di Brant.»
Kumar scoppiò a ridere.
«Oh, non ti preoccupare. Adesso ha una ragazza, una dell’Isola Settentrionale.»
«Davvero? E Mirissa lo sa?»
«Certo.»
«E non dice niente?»
«Cosa dovrebbe dire? Brant ama lei, e ogni volta torna da lei.»