Читаем 2001: Odissea nello spazio полностью

La baluginante forma rettangolare che un tempo era sembrata soltanto una lastra di cristallo continuava a galleggiare davanti a lui, indifferente come egli lo era alle fiamme innocue dell’inferno sottostante. Essa racchiudeva segreti non ancora penetrati di spazio e di tempo, ma alcuni di essi, almeno, il bambino adesso li capiva ed era in grado di dominarli. Come era ovvio, come era necessario, il rapporto matematico dei lati del monolito, la sequenza dei quadrati, 1:4:9! E quale ingenuità avere immaginato che la serie terminasse a quel punto, con appena tre dimensioni!

Mise a fuoco la propria mente su quelle semplicità geometriche e mentre i suoi pensieri le sfioravano, la vuota struttura si colmò delle tenebre della notte interstellare. Il bagliore del sole rosso si attenuò… o, piuttosto, parve indietreggiare in tutte le direzioni contemporaneamente; e là, dinanzi a lui, ecco il vortice luminoso della galassia.

Sarebbe potuto essere uno splendido modello, incredibilmente particolareggiato, incluso in un blocco di plastica. Ma era la realtà, percepita come un tutto mediante sensi ormai più sottili della vista. Volendo, avrebbe potuto accentrare la propria attenzione su una qualsiasi tra i cento miliardi di stelle; e avrebbe potuto fare ancora molto di più di questo.

Adesso era lì, alla deriva nel gran fiume di soli, a mezza via tra i fuochi arginati del nucleo galattico e le solitarie, sparse stellesentinella del margine. E là egli desiderava trovarsi, al lato opposto di quel baratro nel firmamento, in quella fascia serpentina di tenebre, priva di ogni stella. Sapeva che quel caos informe, visibile soltanto grazie al bagliore che ne miniava gli orli provenendo da fuochinebbia molto più remoti, era la sostanza ancora inutilizzata della creazione, la materia prima di evoluzioni ancora a venire. Lì, il Tempo non era cominciato; fino a quando i soli che ardevano adesso non si fossero spenti da tempo, la luce e la vita non avrebbero riplasmato quel vuoto.

Involontariamente, egli lo aveva attraversato una volta; ora doveva riattraversarlo, quest’altra volta di sua volontà. Il pensiero lo colmò di un improvviso, raggelante terrore, e così, per un momento, si sentì completamente disorientato e la sua nuova visuale dell’universo tremò e minacciò di frantumarsi in mille pezzi.

Non era la paura degli abissi galattici a gelargli l’anima, ma un’inquietudine più profonda, che scaturiva dal futuro non nato. Aveva lasciato infatti, dietro di sé, i metri del tempo della sua origine umana; ora, mentre contemplava quella fascia di notte senza stelle, ebbe le prime intuizioni dell’eternità che sbadigliava dinanzi a lui.

Ricordò allora che non sarebbe mai stato solo, e il panico defluì adagio. La percezione, limpida come cristallo, dell’universo venne restaurata in lui… ma, lo sapeva, non esclusivamente grazie ai suoi sforzi. Quando avesse avuto bisogno di una guida nei suoi primi passi esitanti, la guida sarebbe stata là.

Fiducioso una volta di più, come un tuffatore acrobatico che abbia ritrovato il coraggio, si lanciò attraverso gli anniluce. La galassia proruppe dalla cornice mentale nella quale l’aveva racchiusa; stelle e nebulose gli si riversarono accanto in una illusione di velocità infinita. Solifantasma esplosero e rimasero indietro, mentre egli scivolava come un’ombra attraverso i loro nuclei; il freddo, tenebroso deserto della polvere cosmica che un tempo egli aveva paventato non parve altro che il battito di un’ala di corvo contro la superficie del Sole.

Le stelle si stavano diradando; lo splendore della Via Lattea si attenuava e diveniva un pallido spettro dello splendore ch’egli aveva conosciuto… e che, una volta pronto, avrebbe conosciuto di nuovo.

Era tornato, precisamente dove voleva essere, nello spazio che gli uomini definivano reale.

47. BAMBINO DELLE STELLE

Là, dinanzi a lui, luccicante giocattolo cui nessun BambinodelleStelle avrebbe potuto resistere, galleggiava il pianeta Terra con tutte le sue genti.

Era tornato in tempo. Laggiù, su quel globo gremito, gli allarmi sarebbero balenati sugli schermi radar, i grandi telescopi di puntamento avrebbero frugato i cicli… e la storia, così come gli uomini la conoscevano, si sarebbe avvicinata al termine.

Milleseicento chilometri più in basso egli si accorse che un assopito carico di morte si era destato e si stava muovendo pigramente lungo la sua orbita.

Le deboli energie che conteneva non costituivano per lui una possibile minaccia; ma preferiva un cielo più pulito. Fece valere la propria volontà e i megatoni in orbita fiorirono in una detonazione silenziosa che portò un’alba breve e falsa su metà del globo addormentato.

Poi aspettò, chiamando a raccolta i propri pensieri e meditando sui propri poteri non ancora posti alla prova. Poiché, sebbene fosse il padrone del mondo, non sapeva bene ancora che cosa fare in seguito.

Ma avrebbe escogitato qualcosa.

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