— In generale non ho delle regole fisse; dipende molto dal tipo di testo, da che fisionomia assume. In certi momenti faccio pause piuttosto lunghe, in altri invece scrivo moltissimo. In generale mi piace sedermi al computer e poi lavorare di volta in volta sulla partedeltesto che mi viene voglia di elaborare in quel momento. Di solito mi sveglio la mattina presto e quando mi metto al computer lavoro istintivamente su alcuni passaggi piuttosto che altri, ma effettivamente non so quali emanazioni o quali motivi mi spingano a scegliere. Per rispondere sulla sofferenza, ebbene sì, io soffro mentre scrivo.
— Nei suoi romanzi si dice che ci sia una sorta di «sottotesto» fruibile quasi esclusivamente dai russi. Che cosa i lettori stranieri potrebbero non cogliere di questa parte della sua scrittura?
— Quando leggo gli articoli di critica letteraria inRussia, noto che nei miei testi si «scoprono» allusioni alle quali io stesso non avevo mai pensato… Per quanto riguarda i lettori stranieri penso che ognuno abbia una propria interpretazione, ma è giusto così.
— Lei dedica una grande parte della sua opera alla classe media, più esattamente, forse, alla «memoria» della classe media. Che ne è stato di questa realtà?
— La mia opera essenzialmente è un simulacro, perché la classe media inRussia, come tutto il fenomeno chiamato capitalismo, è stata assolutamente virtuale: non esisteva, si vedeva in televisione ma non esisteva nella vita reale. Penso quindi che la scomparsa di questa fascia sociale, essendo virtuale, sia stata una scomparsa virtuale. Tra una decina d’anni potrà nascere una vera classe media inRussia: vedremo. Chi non è russo dovrebbe capire che durante l’epoca di Eltsin, tutto quanto «doveva» sembrare identico all’Occidente, a costo di inventare miti come questo, ma si tratta di un simulacro, non esiste.
— Cosa legge?
— Devo ammettere che ho la memoria piuttosto corta per cui mi ricordo soltanto i libri che ho letto di recente. In generale posso dire che sono come molti altri lettori: leggo quello che mi piace. Tra gli ultimi, ad esempio, un libro delDalai Lama.
Credo che uno scrittore non sia mai un bravo lettore: più si legge più è difficile scrivere di qualcosa di veramente nuovo. Certo la lettura aiuta, ti rende più intelligente, ma è anche pericoloso per uno scrittore leggere tanto, perché poi si rischia inconsapevolmente di ricalcare quello che è già stato scritto.
— Come si vive oggi a Mosca?
— Sono avvenuti dei cambiamenti enormi nel paese perché in precedenza, in epoca sovietica, c’era molta più omogeneità all’internodelpopolo: si può dire che tutti vivessero più o meno allo stesso modo. Ora invece la società è molto più stratificata. Ci sono a Mosca persone che vivono come a New York, come in Occidente; poi ci sono quelle che vivono molto meglio che in Occidente e c’è anche gente che vive in condizioni terribili. Mediamente però il tenore di vita a Mosca è inferiore rispetto all’Occidente.
— Quali prospettive vede per la Russia?
— Penso che in generale la situazione sia normale al momento inRussiae che continuerà in questo modo. Negli ultimi dieci, quindici anni è sempre successo che quando di stava avviando o quando si era avviato un miglioramento di qualche tipo, subito si invertita la rotta: è stato così ciclicamente, ci siamo abituati. In generale io credo che questo periodo sia caratterizzato da una certa noia: mancano ispirazione, creatività e non solo dal punto di vista dell’autorità, di chi detiene il potere, parlo proprio di una sensazione diffusa, generale. Stiamo vedendo una certa crisi, ma credo anche che la crisi sia l’unico mezzo per poi avviare un risanamento.
Источник — http://www.wuz.it/archivio/cafeletterario.it/interviste/pelevin_viktor.html
Виктор Пелевин: история России — это просто история моды
Накануне выхода книги «Диалектика переходного периода (Из ниоткуда в никуда)» Виктор Пелевин рассказал «Парку культуры» о новом романе, путешествиях, «Газете. Ru» и прочих миражах.
— За период вашего молчания поменялись какие-то полюса — вполне понятные ларечники, криэйторы и бандиты стали историей. Кто сегодня новый герой и что вообще происходит?
— У меня есть подозрение, что на уровне сути в России вообще ничего никогда не меняется. Происходит нечто другое — к вам в гости постоянно приходит один и тот же мелкий бес, который наряжается то комиссаром, то коммивояжером, то бандитом, то эфэсбэшником. Главная задача этого мелкого беса в том, чтобы запудрить вам мозги, заставить поверить, что меняются полюса, в то время как меняются только его наряды. С этой точки зрения история России — это просто история моды. О том, как поменялась эта мода и как выглядит костюм нового героя в настоящий момент, я и написал роман «Числа», хотя собирался совсем не об этом. Или, скажем так, книга и об этом тоже.
— Роман «Числа» и составил основу книги «ДПП (НН)»?