Peak sapeva che si stava muovendo in un terreno minato. Le sue parole rivelavano che, sebbene avessero visto gli incidenti, non avevano fatto granché per impedirli. «Immaginate la diffusione degli attacchi come una specie di epidemia», riprese, «un'epidemia iniziata a Vancouver Island. I primi casi dimostrabili si sono limitati alla zona al largo di Tofino. Per quanto possa suonare inverosimile, in vari casi si sono potute osservare alleanze strategiche. Le imbarcazioni sono state attaccate da balene grigie, megattere, balenottere comuni, capodogli e altre grandi balene, mentre le orche, più piccole e veloci, si sono occupate di eliminare gli uomini finiti in acqua.»
Il professore norvegese alzò la mano. «Che cosa la spinge a presumere che si tratti di un'epidemia?»
«Non ho detto che è un'epidemia, dottor Johanson», rispose Peak. «Ho affermato che il modo di espansione
«Non sono per nulla sicuro che si diffonda.»
«È evidente.»
Johanson scosse la testa. «Intendo dire che questa interpretazione potrebbe portarci alla conclusione sbagliata.»
«Dottor Johanson, se volesse darmi il tempo di esporre la mia relazione…» replicò Peak, in tono paziente.
Johanson proseguì, imperterrito. «E se avessimo a che fare con avvenimenti contemporanei, coordinati in un modo un po' impreciso?»
Peak lo guardò. «Sì», disse controvoglia. «Potrebbe essere così.»
Lo sapeva. Johanson aveva elaborato una teoria. E Peak si era arrabbiato perché non gli piaceva che i civili interrompessero i militari.
Judith Li era divertita.
Accavallò le gambe, si appoggiò allo schienale e si sentì addosso lo sguardo interrogatorio di Vanderbilt. L'uomo della CIA sembrava convinto che lei avesse anticipato qualcosa a Johanson. Lei ricambiò lo sguardo, scosse la testa e si rimise ad ascoltare l'esposizione di Peak.
«Sappiamo che le balene aggressive sono esclusivamente le non stanziali», stava dicendo il maggiore. «Le stanziali appartengono strettamente a un territorio, per così dire. Quelle che migrano, invece, si spostano per lunghi tratti, come le balene grigie o le megattere, oppure si spostano in mare aperto come le orche cosiddette offshore. Per questo — con una certa cautela — abbiamo sviluppato una teoria: la causa del cambiamento nel modo di agire degli animali è da cercare nel mare aperto.»
Comparve un planisfero sul quale si vedevano i punti in cui erano stati segnalati gli attacchi delle balene. Un tratteggio rosso tracciato dall'Alaska fino a capo Horn. Altre zone si estendevano ai due lati del continente africano e lungo l'Australia. Poi il planisfero sparì, lasciando il posto a un'altra carta. Anche lì le zone costiere erano colorate.
«Il numero delle specie marine con un comportamento aggressivo nei confronti dell'uomo aumenta drammaticamente. In Australia si moltiplicano gli attacchi degli squali, come pure in Sudafrica. Nessuno va più a nuotare o a pescare. Le reti antisqualo, in genere sufficienti per tenere lontani gli ammali, sono a pezzi, senza che nessuno sia in grado di dire cosa le abbia distrutte. I nostri sistemi ottici non possono chiarire la questione e, per quanto riguarda i robot, i Paesi del Terzo Mondo sono tecnologicamente inadeguati.»
«Lei non crede a un insieme di coincidenze?» chiese un diplomatico tedesco.
Peak scosse la testa. «La prima cosa che s'impara in Marina, signore, è valutare il pericolo degli squali. Sono animali pericolosi, ma non aggressivi. Non siamo di loro gusto. La maggior parte degli squali sputa subito un braccio o una gamba…»
«Consolante», mormorò Johanson.
«Eppure diverse specie sembrano aver cambiato i loro gusti per quanto riguarda la carne umana. Nel giro di poche settimane, gli attacchi degli squali sono decuplicati. Migliaia di squali azzurri, che di solito abitano i mari profondi, sono arrivati nella zona dello zoccolo continentale. Mako, squali bianchi e pesci martello arrivano in branco, come i lupi, attaccano una zona costiera e in breve tempo fanno danni enormi.»
«Danni?» chiese un deputato francese con un forte accento. «Che vuol dire? Morti?»
«
Peak sorrise, cupo. «Uno squalo bianco adulto è in grado di affondare una piccola barca a morsi oppure andandole addosso. Sono documentati anche casi di squali che hanno attaccato alcune zattere, affondandole. Se poi all'attacco partecipano più animali contemporaneamente, allora non c'è speranza di sopravvivere.»