Ognuno combatteva contro il proprio demone personale. Bohrmann era tormentato dall'idea che avrebbe potuto mettere in guardia il mondo molto tempo prima. Ma come? Sulla base di un'ipotesi? Di un'intuizione inquietante? Avevano lavorato a pieno ritmo per acquisire conoscenze. Non erano stati abbastanza veloci, comunque ci avevano provato. Bohrmann era colpevole?
E la Statoil? Finn Skaugen era morto. All'arrivo dell'ondata, si trovava al porto di Stavanger. Johanson stava cominciando a vedere il manager della Statoil sotto un'altra luce. Skaugen era stato un manipolatore. Gli era piaciuto incarnare la coscienza buona di un settore malvagio, ma aveva agito nel modo giusto? Anche Clifford Stone era stato vittima della catastrofe, però era davvero quel mostro senza cuore che Skaugen gli aveva dipinto?
Vermi, meduse, balene, squali…
Pesci intelligenti. Alleanze. Strategie…
Johanson pensò alla sua casa di Trondheim. L'idea di averla persa non lo angosciava troppo. La sua vera casa era altrove, sulla riva dello specchio che, nelle notti limpide, conteneva tutto l'universo. Là aveva trovato davvero se stesso e si era creato un rifugio di bellezza e di verità. La capanna era una sua creazione esclusiva, l'incarnazione della sua anima. Custodiva quell'intimità che non avrebbe potuto trovare posto in nessun altra casa.
Dopo il fine settimana con Tina non c'era più andato.
Era successo qualcosa?
Le acque dei laghi erano tranquille. Ma lui era preoccupato. Doveva andare a vedere se era successo qualcosa e farlo il prima possibile. Non importava quanto lavoro gli sarebbe caduto addosso.
Peak richiamò una nuova immagine.
Un astice… No, i resti di un astice. Sembra esploso
, pensò Johanson.«Hollywood ne farebbe un film intitolandolo Il messaggero dell'orrore
», disse Peak con un sorriso torvo. «E, in questo caso, la definizione coglierebbe nel segno. Nell'Europa centrale si sta diffondendo un'epidemia causata da animali come questo. Ringraziamo il dottor Roche, che ha identificato il passeggero clandestino. Si tratta di un'alga unicellulare dal nome di Pfiesteria piscicida. Una delle circa sessanta specie di dinoflagellati tossici conosciuti. La Pfiesteria è la peggiore delle alghe killer, come abbiamo tragicamente imparato da ciò che è accaduto sulla costa orientale degli Stati Uniti, in particolare nelle acque costiere del North Carolina. In quella zona, nel 1997, la Pfiesteria uccise milioni di pesci. I loro cadaveri galleggiavano in banchi sulla superficie dell'acqua e mostravano ferite aperte, rosicchiate. Per i pescatori fu un disastro economico, ma anche sanitario. Molti soffrirono di disturbi nelle percezioni e le loro braccia e le loro gambe si coprirono di ulcere sanguinanti. Alcuni furono costretti ad abbandonare il lavoro. Gli scienziati che esaminarono la Pfiesteria accusarono danni persistenti alla salute.» Fece una breve pausa. «Nel 1990, a Howard Glasgow, un ricercatore dell'University of North Carolina che aveva individuato la Pfiesteria durante un'analisi di laboratorio, successe una cosa al limite dell'incredibile. Mentre il suo cervello lavorava a pieno regime, il suo corpo aveva preso a muoversi al rallentatore: sembrava quasi che le sue membra rifiutassero di obbedirgli. Interpretando quei sintomi come la prova che le tossine della Pfiesteria potevano diffondersi anche nell'aria, Glasgow mise gli organismi in un laboratorio sicuro, senza sapere che, all'interno di quel laboratorio, c'era una presa d'aria montata al contrario e dunque collegata direttamente col suo ufficio. Così Glasgow respirò l'aria avvelenata per sei mesi di fila, con risultati devastanti: mal di testa così forti da impedirgli di lavorare, perdita del senso dell'equilibrio, lesioni al fegato e ai reni… Se faceva una telefonata, cinque minuti dopo non se ne ricordava più. Gli capitava addirittura di dimenticare il proprio numero di telefono, il proprio nome o dove fosse casa sua. Quasi tutti pensavano che avesse un tumore al cervello o soffrisse di Alzheimer, ma Glasgow non ne voleva neppure sentir parlare. Infine decise di sottoporsi a una serie di analisi presso la Duke University e, grazie a esse, emerse la verità: da mesi il suo sistema nervoso era sottoposto a un attacco chimico. Altri ricercatori, entrati in contatto con la Pfiesteria, soffrivano di polmoniti e bronchiti croniche. E tutti — lentamente ma inesorabilmente — stavano perdendo la memoria. Tutto ciò a causa di un organismo che non si riusciva a comprendere.»