Anawak si guardava i piedi, rimuginando. «Un caso», mormorò. «Un terribile caso.»
«Crede davvero?»
«Forse ci capiremmo qualcosa di più se sapessimo che cos'è successo al timone», ipotizzò Anawak.
«Per questo abbiamo richiesto i sommozzatori», annuì Roberts. «Tra qualche minuto dovrebbero essere pronti.»
«Nel furgone hanno un equipaggiamento di riserva?»
«Penso di sì.»
Anawak annuì. «Va bene. Vado sotto con loro.»
Come ovunque nel mondo, l'acqua del porto era un incubo: una brodaglia sudicia in cui c'erano in sospensione tante sostanze quante erano le molecole d'acqua. Il fondo era ricoperto da una fanghiglia spessa metri, da cui si levavano mulinando particelle e sostanze organiche. Il mare si chiuse sopra la testa di Anawak e lui si domandò come avrebbe fatto a vedere qualcosa lì in mezzo. Aveva l'impressione di affondare in una nebbia marrone. Percepiva in modo confuso le figure dei due sommozzatori davanti a sé, e più oltre una vaga macchia scura, la poppa della
I sommozzatori guardarono verso di lui e unirono indice e pollice nel segno di okay. Anawak rispose nello stesso modo. Fece uscire l'aria dal jacket e scivolò lungo la poppa. Dopo qualche metro, tutti accesero la lampada del casco. La luce diffusa era potente. Mentre scendevano, l'aria gorgogliava rumorosamente nelle orecchie di Anawak. Dalla semioscurità si delineò il timone, scalfito e sporco. Era anche inclinato. Anawak cercò a tentoni la console del profondimetro. Otto metri. I due sommozzatori sparirono oltre la pala del timone. Si vedeva solo la luce delle loro lampade.
Anawak si avvicinò dall'altra parte.
Sulle prime vide soltanto i bordi arrotondati dei mitili, che si accumulavano l'uno sull'altro formando sculture bizzarre. Poi capì che era incrostato di conchiglie rigate e si avvicinò. Nelle fessure, proprio dove la pala ruotava nel pozzo, gli organismi erano diventati un pastone compatto, scheggiato e triturato. Non c'era da meravigliarsi che non fossero riusciti a muovere il timone. Si era grippato.
Scese ancora. Anche lì era tutto pieno di mitili. Con cautela, Anawak afferrò la massa. I piccoli animali, lunghi al massimo tre centimetri, erano stretti l'uno all'altro. Con estrema attenzione, per non tagliarsi con le valve affilate, le tirò, finché non riuscì a staccarne alcune. Erano semiaperte. All'interno si attorcigliavano i filamenti di bisso con cui avevano cercato di tenere la presa. Le mise nella rete che teneva alla cintura.
Non sapeva granché dei mitili. Alcune specie di molluschi avevano un bisso simile, una sorta di piede sfrangiato e vischioso. Tra questi, i più noti e famigerati erano le cozze zebrate, introdotte dal Medio Oriente. Si erano diffuse qualche anno prima nell'ecosistema americano ed europeo e avevano iniziato a distruggere la fauna indigena. Se quelle che avevano ricoperto il timone della
Anawak girò nel palmo della mano i mitili distaccati.
Eh, sì, sembrava proprio che il timone fosse infestato da cozze zebrate. Ma com'era possibile? Le cozze zebrate distruggevano prevalentemente gli ecosistemi d'acqua dolce. Vivevano e prosperavano anche nell'acqua salata, certo, però come avevano potuto fissarsi su una nave che navigava in mare aperto, dove non c'era altro che acqua per chilometri di profondità? Oppure si erano attaccate già in porto?
La nave arrivava dal Giappone. Il Giappone era afflitto dalla piaga delle cozze zebrate?
Su un lato, sotto di lui, tra il timone e la poppa, si levavano dal torbido due pale arcuate, spettrali nelle loro dimensioni. Anawak scese ancora e batté le pinne finché non riuscì ad abbracciare il bordo di una delle pale. Fu colto da una sensazione di malessere. L'elica aveva un diametro di oltre quattro metri. Si trattava di una struttura di acciaio del peso di otto tonnellate. Per un istante immaginò come doveva essere quando girava a pieno regime. Sembrava incredibile che qualcosa potesse anche soltanto sfiorare questa cosa gigantesca. Qualsiasi cosa che si fosse avvicinata troppo sarebbe stata immediatamente distrutta.
Eppure i mitili erano anche sull'elica.
La conclusione era ovvia, però ad Anawak non piaceva affatto. Fece scorrere lentamente le mani dal bordo al centro dell'elica e le sue dita toccarono qualcosa di scivoloso. Frammenti di una sostanza chiara si staccarono e caddero verso di lui. Ne afferrò uno e lo tenne proprio davanti alla maschera.
Gelatinoso. Gommoso.
Sembrava tessuto.