Читаем La casa che usside полностью

Dwight sospirò. Era ancora dubbioso, poco convinto di quella versione dei fatti. «E cos’è questa storia dei popcorn? Come diavolo è arrivato a pensare una cosa simile?»

«Quella sera, prima delle undici, Gary aveva preso in cucina la macchina per i popcorn» disse Charlie. «Era uscito dalla porta secondaria della cucina, diretto certamente al piccolo ascensore che lo avrebbe portato nel suo ufficio o nella sua stanza. D’abitudine preparava i popcorn ogni sera nel suo ufficio, come mai quella sera non l’ha fatto? Perché portarsi dietro quell’aggeggio per quindici, venti minuti? In quel lasso di tempo sicuramente Gary non si è fermato in giardino, c’era troppa gente che andava e veniva per passare inosservato. No, uscito dalla cucina è andato da qualche altra parte e ha posato l’aggeggio per i popcorn. In seguito, l’assassino, vedendo la macchina per i popcorn, deve aver pensato fosse un modo perfetto per far credere che alle undici e un quarto Gary fosse ancora vivo e affamato. Quando ha preso le copie cianografiche e i computer per nasconderli nell’ascensore segreto, li ha presi dall’ufficio di Gary. La macchina per popcorn probabilmente era lì e l’assassino non si è lasciato sfuggire l’occasione.»

«Sì, la sua ricostruzione potrebbe essere convincente» disse Dwight dopo un’altra pausa di riflessione. «E Dio solo sa quanto vorrei che lo fosse, ma non c’è un solo modo per provarla.»

Charlie allargò leggermente le braccia. «Né Rich né Gary erano sotto l’effetto di droga o alcol. Probabilmente non sono stati ipnotizzati e costretti a sdraiarsi per morire, non è stato un rito vudù a provocarne la morte, né sono stati convinti a farsi ammazzare con la promessa di dolci e caramelle. Non si può ordinare a un uomo di sdraiarsi e di smettere di respirare, anche sotto la minaccia di una pistola. Dovevano trovarsi in una condizione di stordimento, incapaci di opporre resistenza a quanto stava per accadere loro, ma in grado di camminare se sorretti e aiutati. È lo stordimento provocato dall’anossia. Le loro teste non sono state tenute a forza dentro ai contenitori per la frutta, né sono stati costretti a entrare in una di quelle strutture sperimentali che si trovano nella serra. Si trattava di un luogo accessibile, un luogo che non li avrebbe messi in allarme costringendo l’assassino a ingaggiare con loro una lotta. È per questo che ho pensato all’ascensore. Ha ragione, Dwight, non ci sono prove, ma non è una novità.» Si appoggiò al divanetto con il braccio steso sullo schienale e la mano appoggiata alla spalla di Constance. «E poi» aggiunse «sapevo fin dall’inizio che questa dannata casa era colpevole.»

«Immagino che lei sappia anche chi ha voluto correre un simile rischio solo per scagionare Smart House.»

«Certo» rispose Charlie. «Ma sarà molto complicato provarlo.»

19

Erano quasi le otto e Charlie aveva appena finito di caricare i bagagli sull’auto presa a noleggio, quando Beth e Jake lo videro. Beth era pallida come un cencio, gli occhi sgranati e spaventati. Jake sembrava più preoccupato per lei che per gli evidenti preparativi per la partenza di Charlie.

«Alexander ci ha detto che stava andando via!» gridò Beth dalla veranda, mentre Charlie le andava incontro. «Perché? Cosa sta facendo la polizia? Perché hanno tolto un pezzo di pavimento sul balcone? Charlie, cosa sta succedendo?»

Charlie la prese per un braccio e la spinse verso l’ingresso. «Si calmi, non si agiti. Saremmo venuti a cercarla per salutarla. Dov’è adesso Alexander? Dove sono tutti gli altri? Pensavamo che steste cenando e non volevamo disturbarvi.»

«Ma chi riesce a mangiare in questa situazione?» gridò Beth.

«Sono nella sala da pranzo a far finta di tenersi occupati» rispose Jake con estrema compostezza. «Che sta succedendo?»

Charlie guardò l’ora e disse con una certa rassegnazione: «Beth, potrebbe dire a Constance che sono al bar del giardino? Andiamo a bere qualcosa» disse poi rivolto a Jake.

Beth si mordicchiò le labbra, si avviò a balzi su per le scale e disse: «Torno subito.»

«Ci vuole qualcosa da bere» mormorò Charlie, e condusse Jake lungo il corridoio sino all’atrio, dove cominciò a esaminare l’assortimento di bottiglie dietro al bancone del bar. Jake era seduto su uno sgabello di fronte a lui. Il sole era molto basso, ormai, ma alcuni raggi filtravano ancora dalla cupola di vetro e illuminavano la parete di roccia in fondo alla stanza dove l’acqua della cascata scorreva emanando bagliori. Quella parte era ben illuminata, mentre intorno al bar avevano cominciato a formarsi delle zone d’ombra. Charlie canticchiava a bassa voce senza seguire alcuna melodia e rovistando tra le bottiglie tirò fuori un Drambuie. Lo ripose a malincuore e scelse un bourbon con ghiaccio. Quando Charlie gliene offrì, Jake scosse la testa.

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