— Cosa gli accadrà ora? — domanda Dale.
— Non lo so — dice il signor Aldrin. — Io non devo parlare con nessuno di quanto può accadere, e nemmeno lo so, quanto a questo.
Io penso che se il signor Crenshaw continuerà a lavorare per la compagnia troverà un altro modo per procurarci fastidi. Perché se la compagnia può invertire la sua politica fino a questo punto in un senso, con un dirigente diverso potrà invertirla di nuovo nel senso opposto, proprio come un'automobile che può andare in qualsiasi direzione a seconda di chi la guida.
— Al vostro incontro di questo pomeriggio con l'équipe medica assisteranno anche rappresentanti del nostro ufficio legale e del Patrocinio gratuito che è emanazione del vostro Centro — dice il signor Aldrin. — Probabilmente anche qualche altra persona. Tuttavia voi non dovrete prendere alcuna decisione immediata. — Di colpo sorride, un sorriso completo che investe bocca, occhi, guance e fronte. Tutte le linee del suo viso dimostrano che in questo momento lui è davvero contento e rilassato. — Adesso sono tranquillo — dice. — E sono felice per voi.
Questa è un'altra espressione che non ha senso. Nessuno può provare un sentimento al posto della persona che lo prova. Il signor Aldrin non può essere felice per me; sono io che devo essere felice per me, altrimenti il sentimento non può essere reale. A meno che luì non voglia dire che è felice perché pensa che noi saremo contenti di non essere costretti a sottoporci al trattamento; e allora "sono felice per voi" significa "sono felice perché adesso le circostanze sono a vostro favore".
Il cercapersone del signor Aldrin squilla e lui si scusa ed esce. Un momento dopo affaccia la testa alla porta della palestra e dice: — Devo andare. Ci vediamo questo pomeriggio.
La riunione è stata trasferita in una sala più grande. Il signor Aldrin è sulla porta quando arriviamo, e altri uomini e donne ben vestiti sono già nella sala e si aggirano intorno al tavolo. Anche qui ci sono alle pareti pannelli di legno, ma autentico, e una moquette verde sul pavimento. Le sedie sono dello stesso tipo, ma la stoffa delle imbottiture è color oro opaco a disegni verdi simili a piccole margherite. Sul davanti c'è un grande tavolo con gruppi di sedie alle due estremità, e sulla parete di fondo c'è un immenso schermo. Sul tavolo ci sono due pile di cartelle. Una ne contiene cinque e l'altra quante bastano perché ognuno di noi ne abbia una.
Come prima noi ci sediamo e gli altri seguono lentamente il nostro esempio. Il dottor Ransome lo conosco; il dottor Handsel non è qui. C'è invece un altro dottore, una donna piuttosto anziana; porta una targhetta con scritto il suo nome, L. HENDRICKS. È lei a parlare per prima. Ci dice che si chiama Hendricks, che è a capo del gruppo di ricerca e che desidera avere solo soggetti volontari. Poi siede. Si alza un uomo in abito scuro e ci dice che il suo nome è Godfrey Arakeen, avvocato, che fa parte della divisione legale della compagnia e che non dobbiamo preoccuparci di niente.
Io ancora non sono preoccupato.
Parla dei regolamenti governativi circa l'assunzione e il licenziamento di lavoratori handicappati. Io non sapevo che la compagnia ricevesse delle agevolazioni fiscali per averci dato lavoro; l'avvocato fa sembrare che il nostro valore per la compagnia risieda proprio nelle facilitazioni di cui siamo fonte piuttosto che nel nostro lavoro. Dice che il signor Crenshaw avrebbe dovuto informarci del nostro diritto a parlare con il difensore civico della compagnia. Si alza un altro uomo e Arakeen lo presenta: si chiama signor Vanagli, e lui ci dice che se abbiamo una qualunque noia sul lavoro dobbiamo andare a parlarne con lui.
Ha gli occhi più vicini al naso di quelli di Arakeen, e il disegno della sua cravatta è orribile: losanghe azzurre e oro disposte come gradini che salgono e scendono. Non credo che potrei parlare con lui dei miei fastidi. Lui comunque non rimane: ci saluta e se ne va.
Poi una donna pure in abito scuro ci dice di essere l'avvocato del Patrocinio gratuito che di solito lavora con il nostro Centro, e di trovarsi lì per tutelare i nostri diritti. Si chiama Sharon Beasley e ha una faccia larga e amichevole e capelli morbidi e ondulati che le arrivano alle spalle; ma non sono lucenti come quelli di Marjory. Ci dice che il signor Arakeen è qui per proteggere la compagnia e che, benché lei non abbia dubbi sulla sua onestà e sincerità (qui Arakeen si muove sulla sedia e stringe la bocca come se stesse per arrabbiarsi), noi comunque abbiamo bisogno di qualcuno che sia dalla nostra parte e lei è quella persona.