Quelli che si battono nelle competizioni le prendono sul serio. Desiderano vincere. Io non sono sicuro di voler vincere, benché mi piaccia comprendere i loro schemi di combattimento e trovare i punti in cui insinuare un attacco. Forse Tom pensa che dovrei desiderare di vincere? Forse pensa che ho bisogno di voler vincere nella scherma così da desiderare di vincere anche in tribunale?
Ma le due cose non sono connesse. Uno può desiderare di vincere in un gioco o desiderare di vincere una causa senza volere tutt'e due le cose.
In che cosa si somigliano? Ambedue sono competizioni: qualcuno vince e qualcuno perde. Per me tirare di scherma è più divertente quando gli avversari collaborano, cercando di divertirsi insieme. Mettere un colpo a segno per me non significa vincere ma solo condurre il gioco nel modo migliore.
Però io vorrei far piacere a Tom. Quando l'ho aiutato a preparare la pedana per gli incontri e le rastrelliere per l'equipaggiamento, lui è stato contento. Per me è stato come riavere accanto mio padre nei suoi momenti migliori. Vorrei far contento Tom di nuovo, ma non so se partecipare a un torneo avrà questo risultato. E se mi battessi male e perdessi? Lui non resterebbe deluso?
Potrebbe essere divertente battermi con gente mai conosciuta prima, gente di cui non conosco gli schemi. Gente normale che non saprà che io non sono normale. O forse Tom glielo dirà? No, non credo.
Sabato prossimo andrò al planetario con Eric e Linda. Il sabato seguente è il terzo del mese, e io impiego sempre il terzo sabato del mese per una pulizia a fondo del mio appartamento. Il torneo ci sarà il sabato dopo, e per quel giorno non ho fatto alcun progetto.
Tornato a casa, scrivo "Torneo di scherma" sul calendario al quarto sabato del mese. Penso se sia il caso di telefonare a Tom, ma è tardi e poi lui mi ha detto di fargli sapere qualcosa la settimana prossima. Così appiccico al calendario il promemoria: "Dire di sì a Tom".
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Siamo a venerdì pomeriggio, ma il signor Crenshaw ancora non ha detto nulla circa il trattamento sperimentale. Forse il signor Aldrin si è sbagliato, o forse è riuscito a persuadere il suo capo a lasciarci in pace. Su Internet si vanno svolgendo un sacco di discussioni, per lo più nelle nostre chat-line, ma nessuno sembra sapere se e quando si sia deciso di passare a esperimenti sugli esseri umani.
Io non ho detto nulla di ciò che ci ha comunicato il signor Aldrin. Lui non si è raccomandato di non parlarne, ma a me sembra giusto così. Se il signor Crenshaw ha cambiato idea, lui certo andrà in collera. Già sembra in collera anche adesso, comunque, ogni volta che viene a controllare il nostro lavoro.
Al planetario proiettano il documentario
La parte più noiosa dello spettacolo è la lunga introduzione, dove si parla di quanto sapevamo cent'anni fa, cinquant'anni fa eccetera. A me interessa sapere ciò che sappiamo oggi, non ciò che è stato detto ai miei genitori quando andavano a scuola. Che differenza fa se in passato si credeva che ci fossero canali su Marte?
Finalmente il programma abbandona la storia e viene al presente. Le ultime foto dei pianeti esterni trasmesse dalle sonde spaziali sono spettacolari; le riprese in alta quota mi danno l'impressione di stare per cadere dal mio sedile nel pozzo gravitazionale di un pianeta dopo l'altro. Oh, quanto vorrei essere lì. Da piccolo, quando vidi per la prima volta documentali di gente nello spazio, desiderai essere un astronauta; ma so che è impossibile. Anche se mi sottoponessi al nuovo trattamento chiamato "Lungavita" e potessi vivere abbastanza a lungo, rimarrei sempre autistico. Mia madre diceva sempre: "Non piangere sulle cose che non puoi cambiare".
Il documentario non mi dice nulla che non sapessi già, però mi piace lo stesso. Dopo lo spettacolo sento fame: è già passata la mia solita ora di pranzo.
— Potremmo mangiare qualcosa — dice Eric.
— Io vado a casa — rispondo. — Ho della buona carne a casa, e mele che non si manterranno fresche ancora a lungo.
Eric annuisce e se ne va.
La domenica vado in chiesa. L'organista suona Mozart prima che cominci il servizio, e la musica s'intona perfettamente al cerimoniale del rito. Il coro canta una gradevole antifona di Rutter. Rutter non mi piace quanto Mozart, però almeno non mi fa dolere la testa.
Lunedì fa più fresco: tira una brezzolina fredda di nordest. La temperatura non è abbastanza bassa da dover mettere un maglione o una giacca, ma si capisce ormai che il peggio dell'estate è passato.