Mostro a Lucia la lista che ho stampato di tutti i testi che ho letto e i risultati conseguiti nei test di valutazione. — Adesso ho bisogno di sapere quale altro testo leggere — dico.
— Lou… mi vergogno di dire che sono sbalordita. — Lucia scuote la testa. — Tom, viene a vedere! In una settimana Lou ha fatto tutto il lavoro necessario per prendere un diploma in biologia.
— Non proprio — lo correggo io. — Io ho studiato una cosa sola, mentre per il diploma in biologia bisogna studiare botanica e altre cose…
— Io veramente stavo pensando alla profondità dei tuoi studi e non alla loro ampiezza — dice lei. — Lou, hai capito davvero la sintesi organica?
— Non so — rispondo. — Non ho fatto nessuna prova in laboratorio. Ma lo schema della sintesi è chiarissimo, il modo in cui gli elementi si uniscono tra loro…
— Lou, mi sai dire perché alcuni gruppi si attaccano a un anello di carbonio adiacente a essi e altri invece devono saltare un carbonio o due?
È una domanda sciocca, penso. È ovvio che il posto al quale i gruppi si attaccano dipende dalla loro configurazione e dalla carica che portano. Le vedo chiarissime nella mia mente, le configurazioni informi con intorno la nuvola della carica positiva o negativa. Ma non dirò a Tom che la domanda è sciocca. Ricordo i paragrafi del testo che spiegavano il fenomeno, ma credo lui voglia sentirmi esprimere con parole mie. Così mi spiego il più chiaramente possibile, senza ricorrere nemmeno a una frase del testo.
— E hai imparato tutto questo dopo aver letto il testo… quante volte?
— Una — dico. — Ma alcuni paragrafi due volte.
— Diavolo — esclama Tom. — Lucia… hai idea di come lavorino duramente tanti studenti per imparare questa roba?
Ma imparare non è duro; è il non imparare che è duro. — È facile vedere queste cose nella propria mente — dico. — E i testi avevano illustrazioni.
— Straordinaria memoria visiva — mormora Lucia.
— Anche con le illustrazioni e con le animazioni in video, la maggior parte degli studenti passa i suoi guai con la chimica organica — mi spiega Tom. — E tu ne hai imparata tanta leggendo testi una volta sola… Lou, tu ci hai imbrogliati. Sei un genio.
— Può trattarsi di un'abilità parziale — dico. Il termine che Tom ha applicato a me mi fa paura. Se lui pensa che io sia un genio, forse non vorrà più farmi esercitare con il gruppo.
— Abilità parziale un corno — insiste Lucia. Pare irritata, e io mi sento piccolo piccolo. — Oh, Lou, non ce l'ho con te… Ma il concetto di abilità parziale è così… antiquato. Ognuno di noi ha punti di forza e debolezze; ognuno di noi ha capacità che si estendono in un campo e non in un altro. Studenti di fisica che prendono voti altissimi in meccanica guidano un'automobile come cani, e così via.
— Comunque io credo che dipenda tutto dalla memoria — dico, ancora inquieto. — Io posso imparare a memoria con grande facilità.
— Spiegare le cose con parole tue non significa imparare a memoria — mi corregge Tom. — Conosco il testo che hai trovato on-line… Sai, Lou, non mi hai mai chiesto cosa faccio per vivere.
Sobbalzo: è vero. Non gli ho mai chiesto che lavoro faccia, non mi viene mai in mente di chiedere alla gente che lavoro fa. Ho conosciuto Lucia alla clinica, perciò so che è medico; ma Tom?
— Che lavoro fai?
— Insegno all'università — dice. — Ingegneria chimica.
— Sei un insegnante? — chiedo.
— Già. Ho due corsi per laureandi e un corso per quelli che aspirano al dottorato. Perciò so cosa pensano gli alunni della chimica organica. E so come ne parlano gli alunni che la capiscono rispetto a quelli che non la capiscono.
— Così tu credi che io la capisca davvero?
— Lou, si tratta della
— Credo di sì, ma non sono sicuro di aver ragione.
— Anch'io credo di sì. E non ho mai conosciuto nessuno che l'abbia imparata tanto a fondo in meno di una settimana. Ti hanno mai sottoposto a un test d'intelligenza, Lou?
— Sì. — Non desidero parlarne. Mi hanno sottoposto a test di tutti i tipi, dove si trattava per lo più d'indovinare cosa volesse chi aveva inventato il test medesimo.
— E ti hanno comunicato i risultati, o li hanno comunicati solo ai tuoi genitori?
— Non li hanno comunicati nemmeno ai miei genitori — dico. — Mia madre ne fu irritata. Le dissero che non volevano deludere le sue aspettative sul mio conto. Però ci assicurarono che sarei stato in grado di prendere un diploma.
— Lou, chi ha i tuoi risultati scolastici e quelli dei tuoi test clinici? — domanda Lucia.
— Non lo so — rispondo. — Forse… le scuole della mia città? I dottori? Io non ci sono più ritornato da quando i miei genitori sono morti.
— Chiunque li abbia, tu adesso dovresti essere in grado di farteli dare. Se vuoi, naturalmente.
Altra cosa alla quale non avevo mai pensato. Le persone hanno l'abitudine di richiedere i propri attestati scolastici e le cartelle cliniche dopo che sono cresciute e se ne sono andate? Io però non so se desidero sapere esattamente cosa c'è scritto in quegli attestati. E se dicessero di me più male di quanto ricordo?