— Oh, lo seguono — gli garantisco. — Ma io posso passare da uno schema a un altro… — Vedo che non mi segue e cerco di spiegarmi meglio. — Quando tu vai in macchina da qualche parte, ci sono molte strade che puoi percorrere… molti schemi tra i quali scegliere. Se ne segui uno, e una delle strade contemplate in quello schema è sbarrata, ne prendi un'altra e passi di conseguenza a uno schema diverso, no?
— Tu vedi le strade come schemi? — dice Lucia. — Io le vedo come stringhe… e passare dall'una all'altra per me è sempre complicato.
— Quanto a me, non faccio che perdermi — interviene Susan. — Se non ci fosse il trasporto pubblico non arriverei mai da nessuna parte.
— Quindi tu puoi tenere in mente diversi schemi di assalti e passare come niente dall'uno all'altro?
— Per lo più, però, io reagisco agli attacchi del mio avversario mentre ne analizzo lo schema — dico.
— Questo spiega molto sul modo in cui hai imparato quando hai incominciato a tirare di scherma — dice Lucia. Sembra felice. Non capisco perché questo la faccia sentire felice. — Nei primi incontri, non avevi tempo d'identificare gli schemi… e non avevi acquistato abbastanza abilità da batterti e pensare insieme, vero?
— Vedi… è difficile ricordarmene — dico. Mi sento a disagio con questi discorsi, con altra gente che cerca di capire come il mio cervello funziona… o non funziona.
— Oh, non importa. Adesso sei un bravo schermidore… ma di solito la scherma s'impara in modo diverso.
Il resto del pomeriggio passa rapidamente. Mi batto con diversi altri del gruppo; negli intervalli siedo accanto a Marjory, se lei non è impegnata. Ascolto i rumori che vengono dalla strada ma non sento nulla. Di tanto in tanto passa qualche automobile, però tutto sembra normale, almeno dal cortile. Quando esco, la mia macchina è intatta, il parabrezza non è rotto e le gomme non sono a terra. L'assenza di danni c'era prima che i danni si verificassero… se qualcuno fosse venuto a vandalizzare la mia auto, il danno si sarebbe verificato dopo, proprio come il buio e la luce. Prima c'è il buio, poi arriva la luce.
— La polizia ti ha fatto sapere nulla circa il parabrezza? — chiede Tom. Siamo tutti fuori, nel cortile anteriore.
— No — dico. Non voglio pensare alla polizia stasera. Marjory mi è vicina e sento il profumo dei suoi capelli.
— Hai riflettuto su chi potrebbe essere stato? — domanda ancora Tom.
— No — rispondo. Non voglio pensare nemmeno a quello, non con Marjory vicina.
— Lou… — Si gratta la fronte. — Tu
— Non è stato nessuno del nostro gruppo — dico. — Voi siete miei amici.
Tom abbassa gli occhi, poi li alza a guardarmi. — Lou, penso che dovresti considerare… — Le mie orecchie non vogliono sentire ciò che dirà dopo.
— Eccoti qui! — lo interrompe Lucia. Interrompere qualcuno non è educato, ma io sono contento dell'interruzione. Lucia mi ha portato il libro e me lo porge dopo che ho messo lo zaino nel portabagagli. — Fammi sapere come ti sembra.
Alla luce del fanale all'angolo della strada il libro è di un grigio opaco e la copertina è ruvida sotto le mie dita.
— Cosa leggi di bello, Lou? — domanda Marjory. M'irrigidisco. Non desidero parlare della ricerca con lei. Non voglio che mi dica che la conosceva già.
— Cego e Clinton — spiega Lucia, come se fosse quello il titolo.
— Diamine! — dice Marjory. — Buon per te, Lou.
Torno a casa guidando con cautela, più conscio del solito dei raggi e delle pozze di luce che incontro, riflessi nella strada dai fanali e dalle vetrine illuminate. Entro ed esco dal buio… e ho l'impressione di andare più veloce al buio.
Tom scosse il capo mentre l'auto di Lou si allontanava. — Non so proprio… — disse, e s'interruppe.
— Stai pensando quello che penso anch'io? — domandò Lucia.
— Mi pare l'unica possibilità — annuì Tom. — Non mi piace pensarlo, è difficile credere che Don possa esser capace di un misfatto tanto serio, ma… chi altri potrebbe essere? Lui conosce Lou, potrebbe trovare facilmente il suo indirizzo; certo sa quando ci esercitiamo nella scherma e conosce la macchina.
— Alla polizia non hai detto nulla — osservò Lucia.
— No. Pensavo che Lou avrebbe fatto questa ipotesi, e dopo tutto si tratta della sua macchina. Non ho creduto bene impicciarmi. Adesso però… vorrei aver parlato e detto a Lou chiaro e tondo di guardarsi da Don. Lui immagina ancora che quello sia suo amico.
— Lo so. — Lucia scosse la testa. — Lui è così… be', non so se sia lealtà o forza dell'abitudine. Una volta amico, sempre amico… e poi…
— Potrebbe anche non essere stato Don. Lo so, lui è stato una spina nel fianco e un fastidio per parecchio tempo, però prima non aveva mai fatto nulla di violento. E stasera non è successo nulla.
— La notte non è ancora passata — disse Lucia. — Se accadesse qualcosa d'altro, dovremo parlare alla polizia… per amore di Lou.
— Hai ragione, naturalmente — sbadigliò Tom. — Speriamo però che non succeda niente e che si tratti solo di coincidenze.