Читаем Le fontane del Paradiso полностью

— Garantiresti la mia?

— Non parlerai sul serio!

— Parlo sempre sul serio, a quest'ora del mattino. Comunque era ora che preparassi un altro pezzo sulla Torre. Quel modello di caspsula è bellissimo, ma non fa niente. Ai miei spettatori piace l'azione, e anche a me. L'ultima volta che ci siamo visti mi hai mostrato i disegni di quegli apparecchietti che i tecnici useranno per salire e scendere lungo i cavi… Lungo i nastri, cioè. Come li hai chiamati?

— Ragni.

— È vero. L'idea mi affascina. È qualcosa che prima non è mai stato possibile, con nessuna tecnologia. Per la prima volta è possibile starsene seduti in cielo, persino al di sopra dell'atmosfera, e guardare la Terra sotto… Le navi spaziali non ci riusciranno mai. Mi piacerebbe essere la prima a descrivere questa sensazione. E al tempo stesso tarpare le ali di Paperino.

Morgan attese cinque secondi interi, fissando Maxine negli occhi, prima di decidere che era assolutamente seria.

— Posso capire — disse con aria stanca — che una povera ragazzina, un'aspirante giornalista che tenti disperatamente di farsi un nome, faccia salti di gioia davanti a una possibilità del genere. Non voglio distruggere una carriera promettente, ma la risposta è un no definitivo.

La decana dei giornalisti uscì in una sfilza di parole assai poco adatte a una signora, o anche a un signore, parole che non si udivano spesso sui circuiti pubblici.

— Prima che io ti strangoli col tuo iperfilamento, Van — riprese Maxine — perché no?

— Se succedesse qualcosa non mi perdonerei mai.

— Lascia stare le lacrime da coccodrillo. Certo la mia prematura scomparsa sarebbe una tragedia enorme… Per il tuo progetto. Ma non mi sognerei nemmeno di partire se tu non facessi tutte le prove necessarie e non mi garantissi una sicurezza del cento per cento.

— Sembrerebbe solo una trovata pubblicitaria.

— Come dicevano i vittoriani, o erano gli elisabettiani?: e con ciò?

— Senti, Maxine… Guarda che è arrivata la notizia che la Nuova Zelanda è appena affondata. Avranno bisogno di te in studio. Comunque grazie?

— Dottor Vannevar Morgan, lo so perfettamente perché rifiuti. Vuoi essere tu il primo.

— Come dicevano i vittoriani: e con ciò?

— "Touché". Ma ti avverto, Van. Appena uno di quei ragni sarà pronto a funzionare, sentirai di nuovo parlare di me.

Morgan scosse la testa. — Spiacente, Maxine — rispose. — Non hai la minima probabilità…

<p>35</p><p>Stellaplano più ottanta</p>

(Da "Dio e Stellisola", Mandala Press, Mosca, 2149)

"Esattamente ottant'anni fa, la robosonda interstellare nota col nome di Stellaplano entrò nel sistema solare e condusse il suo dialogo, breve ma d'importanza storica, con la razza umana. Per la prima volta ci giunse la certezza di quello che avevamo sempre sospettato: che la nostra non è l'unica intelligenza, e che fra le stelle esistono civiltà molto più antiche, e forse molto più sagge. "Dopo quell'incontro, niente poteva più essere lo stesso. Eppure, paradossalmente, da diversi punti di vista è cambiato pochissimo. L'umanità prosegue nelle proprie occupazioni, più o meno come ha sempre fatto. Quante volte ci fermiamo a pensare che gli Stellisolani, sul loro pianeta, sono al corrente della nostra esistenza da ventotto anni, o che, quasi certamente, riceveremo il loro primo messaggio diretto fra ventiquattro anni appena? E se, come qualcuno ha ipotizzato, 'fossero già in viaggio' loro stessi?

"L'uomo possiede una straordinaria abilità, forse provvidenziale, di rimuovere dalla propria coscienza le possibilità future più spaventose. Il contadino romano che arava i fianchi del Vesuvio non si preoccupava della presenza del vulcano. Metà del ventesimo secolo ha vissuto con la bomba all'idrogeno, metà del ventunesimo col virus Golgota. 'Noi' abbiamo imparato a vivere con la minaccia (o promessa) di Stellisola.

"Stellaplano ci ha mostrato molti strani mondi e razze, ma non ci ha svelato i segreti di tecnologie più avanzate, per cui ha avuto un impatto minimo sugli aspetti tecnologici della nostra cultura. Si è trattato di un caso o del risultato di un piano deliberato? Sono molte le domande che vorremmo rivolgere a Stellaplano, ora che è troppo tardi, o troppo presto.

"D'altra parte, ha discusso ampiamente di filosofia e religione, e in questi campi la sua influenza è stata profonda. Per quanto la frase non compaia in nessuna delle trascrizioni, a Stellaplano viene generalmente attribuito il famoso aforisma: 'La fede in Dio sembra essere un prodotto psicologico della riproduzione dei mammiferi'.

"E se fosse vero? La cosa non ha il minimo rilievo nei confronti del problema della 'reale' esistenza di Dio, come procederò a dimostrare…"

Swami Krisnamurthi (dottor Choam Goldberg)

<p>36</p><p>Cielo crudele</p>

L'occhio riusciva a seguire il nastro molto meglio di notte che di giorno. Al tramonto, quando si accendevano le luci di segnalazione, diventava un sottile filo incandescente, sempre meno distinguibile; finché, in un punto indefinito, si perdeva sullo sfondo delle stelle.

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