Raven abbandonò il suo posto e uscì dalla cabina. Alcuni lo guardarono sorpresi per l’insolito comportamento.
Camminando in fretta lungo un corridoio metallico, raggiunse il portello anteriore. Quello era il momento migliore. L’equipaggio aveva il suo da fare, e tutte le menti erano occupate in tutt’altro. I passeggeri, invece, si preoccupavano per la salvezza della loro pelle.
Per quanto abituato al grande senso di autoconservazione degli esseri umani, Raven trovò la cosa divertente. Essere in apprensione, per quanto li riguardava, era un caso di totale ignoranza. Se fossero stati meglio informati…
Nel manovrare la porta automatica sorrise tra sé. Poi entrò nella camera stagna e richiuse il portello. Quell’azione avrebbe fatto accendere una lampadina rossa nella cabina di pilotaggio e avrebbe fatto squillare un campanello di allarme. Qualcuno sarebbe accorso per vedere chi era il pazzo che si divertiva con le uscite in quel momento delicato dell’atterraggio. Ma non aveva importanza. Il furente ufficiale sarebbe arrivato con almeno mezzo minuto di ritardo.
Il piccolo altoparlante della camera stagna, sintonizzato con la cabina di pilotaggio, continuava a dare informazioni.
— Quattromiladuecento, quattromila, tremilaseicento…
Raven manovrò rapidamente la leva del portello esterno, e lo spalancò. Non il minimo soffio d’aria uscì dallo scafo. Fu anzi l’atmosfera del pianeta a entrare, con il suo calore, la sua umidità e il forte odore della vegetazione.
Qualcuno cominciò a battere con violenza contro il portello interno, con il rabbioso vigore dell’autorità sfidata. In quello stesso momento dall’altoparlante giunse uno scatto, e una nuova voce cominciò a gridare: — Voi, nel Compartimento Quattro, chiudete il portello esterno e aprite quello interno. Vi avvertiamo: la manovra dei portelli da parte di personale non autorizzato comporta la pena di…
Raven fece uno scherzoso gesto di saluto all’altoparlante e saltò dallo scafo. Cadde a testa in avanti nell’aria umida e cominciò a rotolare su se stesso. Un attimo dopo, il
Se qualcuno dall’astronave fosse stato tanto pronto da afferrare un binocolo per osservare la figura allargata nell’aria, che rotolava in caduta apparentemente incontrollata, avrebbe avuto qualcosa di strano cui pensare. Di solito, soltanto due tipi di persone saltavano da un’astronave in volo: i suicidi e i levitanti che volevano fuggire. Questi ultimi usavano le loro capacità extranormali per discendere a velocità di sicurezza. Soltanto i suicidi cadevano come pietre. Due tipi di persone saltavano da una astronave in corsa… e non era concepibile che ci fossero esseri che non erano esattamente persone.
La caduta durò più a lungo di quanto sarebbe durata sulla Terra. Una persona cade con accelerazione regolare finché non viene frenata dall’aumento della pressione atmosferica, e lì, la densa atmosfera del pianeta si accumulò contro il corpo in movimento.
Quando Raven fu a cento metri dalla cima degli alberi, il
La frenata fu un curioso fenomeno, senza niente in comune con i contorcimenti di volo e gli sforzi mentali che compivano i levitanti. Il rallentamento avvenne con regolarità, in modo naturale, come quando un ragno cambia improvvisamente idea e riduce di colpo l’emissione del filo.
All’altezza delle piante, a circa cento metri dal suolo, Raven scese come sospeso a un paracadute invisibile. In mezzo agli enormi rami, grossi quanto il tronco di un vecchio albero terrestre, cominciò a volteggiare come una foglia. Toccò il suolo lasciando soltanto una leggera impronta di tacchi sul terriccio.
Era disceso a poco più di un chilometro dal limite della grande pianura. Lì le gigantesche piante crescevano più distanziate l’una dall’altra, lasciando filtrare raggi di luce simili a quelli che piovono dalle vetrate di una cattedrale. Cinquanta o sessanta chilometri a ovest cominciava la vera giungla venusiana, con tutta la moltitudine di feroci creature da incubo, che solo ultimamente avevano imparato a mantenersi debitamente lontane dall’ancora più pericolosa creatura chiamata Uomo.
Raven non era affatto preoccupato dalla possibilità di veder comparire un solitario esemplare di qualcuno dei mille tipi di bestie feroci che abitavano le foreste del pianeta, e non si preoccupò nemmeno degli ancora più terribili cacciatori di uomini che si sarebbero lanciati fra poco alla sua ricerca.