Alla periferia della città, Raven si portò al margine della strada per lasciar passare un enorme trattore che trascinava a rimorchio una grande gabbia di ferro. Due ipnotici e un telecinetico avevano l’incarico di svolgere quella tardiva parte della caccia con i gatti selvatici che si trovavano nella gabbia. Quegli animali potevano seguire una traccia vecchia di una settimana e salire agilmente in cima a tutti i giganteschi alberi della foresta che non fossero coperti di spine.
Dovendo fingersi un essere comune, Raven prese a masticare un filo d’erba rossa e fissò con occhi pieni di curiosità il gruppo di persone che gli stava passando accanto. Le menti di tutti risultarono aperte come libri: uno degli ipnotici era impegnato a smaltire rapidamente una sbornia di
Anche i gatti selvatici trasmettevano i loro desideri felini. Da dietro le sbarre, dieci animali fissarono Raven sbavando, e promisero a se stessi che un giorno o l’altro avrebbero finito con l’assaggiare la carne della razza che dominava. Sei pensavano alla possibilità di fuggire nella foresta e di trovare riparo dove l’uomo non poteva raggiungerli. Gli altri quattro pensavano a cosa avrebbero fatto nel caso che la pista dell’uomo da inseguire si fosse incrociata con quella di una gatta selvatica. Evidentemente gli sarebbe piaciuto unire l’utile al dilettevole.
Il ridicolo gruppo si allontanò lungo la strada sotto gli occhi della preda. Probabilmente sarebbero tornati verso sera, rossi d’orgoglio per il successo, dopo aver fatto a pezzi qualche povero diavolo che vagabondava nella giungla, o qualche distillatore clandestino di
Continuando il cammino verso la città, Raven raggiunse una piccola casa in granito, con brillanti orchidee dietro i vetri delle finestre. Non ebbe difficoltà nel trovare la strada, anche se era la prima volta che visitava Plain City. Raggiunse la destinazione come se si fosse trattato di raggiungere una luce lontana nel pieno della notte. E quando arrivò alla porta non ebbe bisogno di bussare. Quelli che lo stavano aspettando avevano contato ogni suo passo e sapevano perfettamente che lui sarebbe arrivato in quel momento.
8
Mavis, piccola, bionda, con occhi azzurri, si rannicchiò nella poltrona e fissò Raven con lo stesso sguardo penetrante con cui spesso lui metteva a disagio gli altri. Era come se lo volesse osservare internamente, per vedere il vero io che si nascondeva dietro la maschera di carne.
Charles era un tipo grasso e alquanto pomposo, affetto dallo sguardo inespressivo degli esseri di grado inferiore. Qualsiasi umano superiore osservando Charles avrebbe dichiarato senza esitazione che doveva essere un idiota. Un rivestimento di stoltezza gli avvolgeva il cervello, e questo serviva a convalidare la prima impressione di quelli che avessero voluto scrutargli nella mente. Charles era un’entità nascosta in modo eccezionale, più per fortuna che per artificio.
— Naturalmente siamo felici di vederti — disse Mavis vocalmente, per il piacere di sentirsi muovere la lingua in bocca. — Ma cosa ne è stato della disposizione che ciascuno deve restare sulla sua palla di polvere?
— Le circostanze modificano i casi — rispose Raven. — Comunque, Leina è al suo posto. Può risolvere lei qualsiasi problema improvviso.
— Però è sola, interamente sola — disse Mavis, mettendosi dalla parte di Leina. — Nessuno può risolvere questa situazione.
— Hai ragione, certo. Ma nessuno rimane isolato per sempre. Alla fine ci si riunisce — Raven rise in modo strano. — Anche se solo nel dolce futuro — aggiunse.
— La tua teologia si manifesta con chiarezza — commentò Charles. Si mise a sedere nella pneumopoltrona accanto a Mavis, distese le gambe e si posò le mani sulla pancia. — Secondo quanto dice Leina, tu hai voluto cacciare il naso negli affari degli altri. È vero?
— Per metà. Ma voi non siete ancora al corrente di tutta la storia. Qualcuno di questo pianeta, aiutato da sconosciuti che si trovano su Marte, si diverte a tirare la Terra per i capelli. Sono come bambini cattivi che giocano con un fucile, senza preoccuparsi del fatto che potrebbe essere carico. Vogliono conquistare l’indipendenza completa attraverso una forma di coercizione che equivale a un nuovo tipo di guerra.
— Guerra? — chiese Charles incredulo.
— Proprio così. Il fatto è che le guerre hanno il vizio di sfuggire sempre di mano. Di solito chi ne comincia una non è mai in grado di fermarla. Se è possibile, bisogna impedire che questo conflitto cominci sul serio, cioè che diventi ancor più cruento.