Читаем Le sentinelle del cielo полностью

“… la ballerina avanza contorcendosi come un serpente e… È morto, te lo assicuro. È impossibile che…, ci vuole altro per incendiare quel magazzino…, …sono riusciti a colpirlo nel momento in cui stava per premere il pulsante del gas. Non so come abbiano…, …si dice che qualche anno fa un apparecchio monoposto abbia raggiunto Giove. Io immagino che siano voci sparse dai Terrestri per…, …devono esserci mutanti con diversi talenti, anche se qualcuno afferma il contrario. In questo caso…, …ha scoperto un filone d’argento su un versante delle Sawtooths, così…, …non possono essere andati lontano. Suona l’allarme, idiota! Non startene a contemplare un morto mentre quelli…, …il levitante si solleva per mettersi a camminare sul soffitto e dalla tasca gli esce una fotografia che cade ai piedi della moglie. Lei la raccoglie e…, …non possono essere ancora arrivati al cancello. Mettete in azione la sirene, e sparate a vista… Avresti dovuto giocare l’asso. Ehi, cos’è tutto questo baccano?…, …non importa chi siano e cosa sanno fare. Possono morire come tutti gli altri.”

Jesmond, arcigno come sempre, stava aspettando vicino al cancello. La pessima visibilità gli impedì di riconoscerli fino a quando non furono a pochi passi. Allora spalancò gli occhi.

— Voi? Come avete fatto a entrare?

— Non sono affari che vi riguardano — disse Raven, poi fece un cenno verso il cancello. — Obbedite agli ordini e aprite.

— Va bene, state calmo.

Borbottando tra sé, Jesmond cominciò ad armeggiare attorno alla complicata serratura. Tutti gli avvenimenti di quella sera lo avevano già seccato abbastanza.

— Presto. Non abbiamo tempo da perdere.

— Davvero? — La guardia si girò per guardarli, risentito. — Chi sta tribolando con la serratura, voi o io?

— Io — disse Raven con rabbia, e sferrò un pugno potente sul naso di Jesmond. Poi si massaggiò le nocche indolenzite. — Scusami, amico.

Jesmond cadde a terra di schianto e dalle narici cominciò a uscire un filo di sangue. Gli occhi si erano chiusi e la mente doveva ondeggiare in qualche punto in mezzo alle stelle.

Raven terminò di aprire e spalancò il cancello. — Hai già fatto abbastanza — disse a Charles. — È ora che te ne torni a casa.

— Non ci penso nemmeno — rispose Charles, fissando l’amico con occhio esperto. — Il cancello aperto è una finta, altrimenti non avresti colpito con tanta forza quel disgraziato. Tu vuoi rientrare nel castello, e io voglio venire con te.

In quel momento, la sirena collocata sulla torre più alta si mise a suonare. Il suono, dapprima rauco, in pochi attimi si trasformò in un ululato lacerante che penetrò nella nebbia per echeggiare in tutta la regione circostante.

12

Avanzarono in mezzo alla nebbia fredda e umida. La scarsa visibilità, comunque, non impedì loro di procedere celermente. Camminavano come se si trovassero alla piena luce del giorno. In fondo al cortile, molto oltre la porta che avevano aperto per entrare nel castello, c’era uno stretto voltone di pietra con una lanterna appesa al centro. Di ottone smaltato, ricca di fregi ornamentali, la lanterna penzolava innocentemente e proiettava un tenue ventaglio di luce invisibile su una serie di cellule microscopiche incassate nel gradino sotto l’arcata.

La sirena continuava a lanciare il suo lugubre ululato, mentre Raven cercava di rintracciare il circuito che azionava quel sistema di sicurezza così ben mascherato. Infine superò l’arcata, seguito da Charles. Un attimo dopo la sirena ammutolì con una specie di rantolo.

L’improvviso silenzio fu rotto da un coro di voci rabbiose e da un’orda di pensieri altrettanto furenti.

— Pensavo di dover impiegare più tempo — disse Raven. — I fili corrono per quasi tutto il castello e terminano a un grande pannello di comando. Comunque, sono stato fortunato.

— In che senso?

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