— Okay, sono una puttana. Ma adesso sto tentando di rigar dritto per un po’. Montagne di succo d’arancia gelato e un mare di libri impegnati. Sto leggendo Proust, sai? Ho appena finito
— Ho ancora del lavoro da fare per questa sera, Jude.
— Mi spiace. Non volevo disturbarti. Verrai a cena questa settimana?
— Ci penserò. Te lo farò sapere.
— Perché mi odi tanto, Duv?
— Io non ti odio. Ma tra un po’ fondiamo il telefono.
— Non scordarti di telefonare — dice lei. Parla al vento.
8
Toni. Adesso dovrei parlarvi di Toni.
Ho vissuto con Toni per sette settimane, un’estate di otto anni fa. Non ho mai vissuto con qualcun altro così a lungo: fatta eccezione per i miei genitori e per mia sorella, che ho abbandonato appena ho potuto; e fatta eccezione di me stesso, di cui non posso sbarazzarmi affatto. Toni è stata uno dei due grandi amori della mia vita: l’altro è stato Kitty. Di Kitty vi parlerò un’altra volta.
Posso ricostruire Toni? Proviamo con pochi rapidi tratti. Aveva 24 anni. Una ragazza brillante, alta circa un metro e 80. Esile. Svelta e goffa insieme. Lunghe gambe, lunghe braccia, polsi sottili, caviglie sottili. Lucidi capelli neri, drittissimi, che scendevano come una cascata sulle sue spalle. Occhi scuri appassionati, intelligenti, sempre attenti e canzonatori. Una ragazza vivace, accorta, non proprio colta ma straordinariamente saggia. Il volto tutt’altro che convenzionalmente "grazioso" — troppa bocca, troppo naso, zigomi troppo alti — eppure capace di produrre un effetto sexy e di enorme attrazione, quel che basta per far voltare un mucchio di teste quando entra in una stanza. Ha petto pieno, sodo. Mi attirano le donne dai bei seni: ho sempre bisogno di un posto morbido per riposarci la mia testa stanca. Tutte le volte che mi sento stanco. Mia madre portava la prima misura: non era certo un comodo cuscino. Non avrebbe potuto allattarmi neanche se lo avesse voluto, e non lo fece. (Riuscirò mai a perdonarle di avermi lasciato uscir fuori dal suo ventre? Ah, andiamo, Selig, dimostra un po’ di pietà filiale, per l’amor di Dio!).
Non ho mai guardato nella mente di Toni, salvo un paio di volte, una il giorno in cui l’ho incontrata e l’altra un paio di settimane dopo; poi una terza volta il giorno in cui rompemmo. La terza volta fu un puro caso, disastroso. Anche la seconda fu più o meno un caso, ma non del tutto. Soltanto il primo fu un sondaggio voluto. Dopo che fui sicuro di amarla, decisi di non spiare mai più nella sua testa.