Anche se Huxley teneva in grande considerazione la droghe psichedeliche, non le vedeva come l’unico tramite per le esperienze mistiche. Digiuno e mortificazione fisica potrebbero portarvici anche loro. Egli scrisse di mistici, i quali «usavano regolarmente su di sé la frusta di cuoio, o anche il cillcio di ferro. Questi strumenti di mortificazione erano l’equivalente di drastiche operazioni chirurgiche senza anestetici, e i loro effetti sulla chimica del corpo del paziente erano considerevoli. Enormi quantità di istamina e di adrenalina venivano liberate mentre la frusta cadeva, e quando le conseguenti ferite cominciavano a suppurare (come praticamente facevano sempre, prima dell’era del sapone), diverse sostanze tossiche, prodotte dalla decomposizione delle proteine, entravano in circolazione. L’istamina, però, provoca shock, e lo shock colpisce la mente non meno in profondità di quanto colpisca il corpo. Oltre a ciò, abbondanti quantità di adrenalina possono provocare allucinazioni, e alcuni dei prodotti della sua decomposizione inducono sintomi paragonabili a quelli della schizofrenia. Come per le tossine provenienti dalle ferite, questi turbano il sistema di enzimi che regola il cervello, e abbassano la sua efficienza come strumento-guida in un mondo dove sopravvive chi è biologicamente più adatto. Ciò può spiegare perché il Curato d’Ars nei giorni in cui era libero di flagellarsi senza pietà, èra solito dire che Dio non gli avrebbe rifiutato niente. In altre parole: quando rimorso, auto-disprezzo e paura dell’inferno liberano adrenalina, quando lacerazioni autoinflitte liberano istamina e adrenalina, e quando le ferite infette liberano nel sangue i prodotti della decomposizione delle proteine, l’efficienza della valvola di riduzione cerebrale viene abbassata e affluiscono alla coscienza dell’asceta gli aspetti sconosciuti della Mente Liberata (ivi inclusi fenomeni psi, visioni, e, se egli è filosoficamente ed eticamente preparato per questo, esperienze mistiche).»
Rimorso, auto-disprezzo e paura dell’inferno. Digiuno e preghiera. Flagellazione e cilicio. Ognuno usa il sistema, suppongo, che gli va a pennello. Dal momento che il potere si affievolisce in me, dal momento che il dono sacrosanto sta morendo, mi trastullo con l’idea di farlo rivivere artificialmente. Droga, mescalina, psilocibina? Non penso che mi piacerebbe ritornarci. Mortificazione della carne? A me pare antidiluviano, come partire per le Crociate o mettersi le ghette: una cosa del genere, semplicemente, non va più nel 1976. Comunque, ho i miei dubbi che andrei molto in profondità nel flagellarmi. Che cos’è che resta? Digiuno e preghiera? A digiunare ce la farei, suppongo. La preghiera? Rivolta a chi? A che cosa? Mi sentirei uno stupido. Caro Dio, ridammi il mio potere. Caro Mosé, per piacere aiutami. Merda! I giudei non pregano per ottenere favori, dal momento che loro sanno bene che nessuno risponderà. Che cosa resta, allora? Rimorso, auto-disprezzo e la paura dell’inferno? Ce li ho già tutti e tre, eppure non mi servono a niente. Dobbiamo tentare qualche altra strada per stimolare il potere, affinché ritorni a vivere. Inventiamo qualcosa di nuovo. Flagellazione della mente, forse? Sì. Tenterò questo. Tirerò fuori i bastoni metaforici e lascerò che mi colpiscano. Flagellazione della mente accorata, indebolita, palpitante, morente. La mente traditrice, odiosa.
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Ma perché David Selig ha bisogno che il suo potere ritorni? Perché non lascia che si dissolva? Per lui, è sempre stato una maledizione, no? Lo ha tagliato fuori dagli altri uomini e lo ha condannato a una vita senza amore. Ma lascialo perdere, David. Lascia che svanisca. Però, d’altra parte, che cosa sei senza il potere? Senza quell’unico vacillante imprevedibile insoddisfacente mezzo di contatto con loro, come riuscirai ad arrivare a loro, comunque? Il tuo potere ti tiene unito all’umanità, per il meglio o per il peggio, nell’unico modo di unione che tu abbia: non puoi sopportare l’idea di rinunciarvi. Ammettilo. Lo ami e lo disprezzi, questo tuo dono. Hai il terrore di perderlo, nonostante tutto quello che ti ha fatto. Lotterai per restare aggrappato ai suoi ultimi brandelli, anche se sai bene che la lotta è senza speranza. Lotta, allora. Rileggi Huxley. Prova con l’acido, se ne hai il coraggio. Prova con la flagellazione. Prova con il digiuno, almeno. Benissimo, il digiuno. Salterò la colazione. Salterò l’involtino con le uova. Facciamo scivolare un foglio bianco nella macchina per scrivere e pensiamo a Odisseo come simbolo sociale.
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