Читаем Morire dentro полностью

Non è poi così male. Sei cartelle a spazio due: a tre dollari e mezzo l’una, mi fruttano 21 dollari per meno di due ore di lavoro, e frutterà sicuramente alla muscolosa mezz’ala, Paul F. Bruno, un "buono" dal prof. Schmitz. Ne sono sicuro, perché lo stesso dattiloscritto, diverso soltanto in pochi ritocchi stilistici, fruttò a me un "buono" dall’esigentissimo prof. Dupee nel maggio 1955. Oggi, dopo un ventennio di inflazione universitaria, gli standard sono più bassi. Bruno può anche arrivare a prendere "ottimo", per la ricerca su Kafka. È un lavoro che ha qualità di vivida intelligenza, quel misto, tipico dello studente, di introspezione sofisticata e ingenuo dogmatismo, e Dupee, nel ’55, aveva trovato lo scritto "chiaro e forte", come risultava da una sua annotazione in margine. Benissimo. Ho il tempo per farmi un po’ di spezzatino, magari con un pasticcio di verdure come contorno. Poi affronterò Odisseo come simbolo sociale

oppure Eschilo e la tragedia aristotelica.
Non posso cavarmela, qui, coi miei vecchi compiti, ma non dovrebbe essere troppo difficile. Cara macchina per scrivere, vecchia imbrogliona, cerca di essermi di aiuto adesso e per sempre.

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Aldous Huxley riteneva che l’evoluzione avesse trasformato il nostro cervello in un filtro per eliminare tutto il ciarpame che non aveva utilità pratica nella lotta quotidiana per il pane. Visioni, esperienze mistiche, fenomeni psi come i messaggi telepatici provenienti da altri cervelli, tutte le cose di questo tipo continuerebbero a fluire dentro di noi, se non fosse per l’azione di quella che Huxley chiamava, in un piccolo libro intitolato Cielo e Inferno

, "valvola di riduzione cerebrale". Sia ringraziato Dio per la valvola di riduzione cerebrale! Se non l’avessimo sviluppata per evoluzione, saremmo continuamente distratti da scene di incredibile bellezza, da intuizioni spirituali di schiacciante grandezza, e da un prosciugante, assolutamente sincero contatto mente-a-mente con i nostri compagni umani. Fortunatamente, il meccanismo della valvola ci protegge — protegge la maggioranza di noi — da simili situazioni, e noi siamo liberi di vivere la nostra vita quotidiana, comprando a buon mercato e vendendo a caro prezzo.

Naturalmente, pare che alcuni di noi siano nati con le valvole difettose. Intendo parlare di artisti come Bosch o El Greco, i cui occhi non vedevano il mondo come appare a voi e a me; intendo parlare dei filosofi visionari, quelli che raggiungono l’estasi e quelli che arrivano al nirvana; intendo parlare dei miserabili vermi che sono capaci di leggere nella mente degli altri. Siamo tutti mutanti, noi. Anomalie genetiche.

Con tutto questo, Huxley credeva che l’efficienza della valvola di riduzione cerebrale potesse essere indebolita con vari artifici, per esempio permettendo che i comuni mortali accedessero ai dati extrasensoriali, abitualmente raggiungibili soltanto da pochi eletti. Le droghe psichedeliche, pensava lui, producono questo effetto. La mescalina, suggeriva lui, interferisce con il sistema di enzimi che regola le funzioni cerebrali, e, così facendo, «abbassa l’efficienza del cervello in quanto strumento per mettere a fuoco la mente sui problemi della vita sulla superficie del nostro pianeta. Questo… pare permettere la presa di coscienza su determinate classi di eventi mentali, che normalmente vengono esclusi perché non posseggono valore di sopravvivenza. Simili intrusioni di materiale biologicamente inutile, ma significativo a livello estetico e talvolta a livello spirituale, possono verificarsi come risultato di debolezza o di affaticamento; possono anche essere indotte dal digiuno prolungato, oppure da un periodo di confine nell’oscurità totale e nel silenzio più assoluto.» Riferendosi alla sua esperienza, David Selig può dire molto poco sulle droghe psichedeliche. Con esse ebbe un’unica esperienza, e non felice. Fu nell’estate del 1968, quando viveva con Toni.

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