Non c’era, dunque, modo di comunicare con le altre menti; potevo solo spiarle. Il modo in cui il potere si manifesta in me è molto variabile. Non ho mai avuto un vero controllo cosciente, se non si conta la capacità di bloccare l’intensità di emissione e quella di sintonizzarmi su una certa persona. In genere dovevo prendere tutto quello che veniva e accumulare tutto. Quasi sempre afferravo i pensieri superficiali di una persona, la prevocalizzazione delle parole che stava per pronunciare. Pensieri di questo tipo mi arrivavano, con chiarezza, in forma di conversazione, esattamente come se fossero
Riuscivo anche, e fino ad un certo punto ci riesco anche adesso, ad anticipare le intenzioni improvvise, come la decisione di mollare un brusco destro alla mascella. Il modo in cui mi arrivano le informazioni varia. Posso afferrare una coerente esposizione verbale interna —
Sono anche riuscito a fare un’altra cosa, anche se mai con continuità; sintonizzarmi con gli strati più profondi della mente… dove vive l’anima, se volete. Dove la coscienza giace immersa in un tenebroso mare di indistinti fenomeni inconsci. Là si celano speranze, timori, intuizioni, propositi, passioni, ricordi, assunti filosofici, linee di condotta morale, appetiti, pene, tutto il caotico misto di eventi e atteggiamenti che definiscono l’io individuale. Di solito alcune sensazioni profonde affiorano fino a me anche quando si stabilisce un contatto mentale superficiale: non so trattenermi dal raccogliere un certo numero di informazioni sul "colore" dell’anima. Ma ogni tanto — adesso sempre più raramente — pianto i miei artigli nell’essenza vera e propria, la personalità globale. È l’estasi. Un senso di contatto che ti dà la scossa. Accoppiato, è ovvio, con un lacerante, paralizzante senso di colpa, perché è l’espressione massima del mio voyeurismo: quanto può una persona essere più indiscreta di un ficcanaso voyeur? Tra parentesi: l’anima parla una lingua universale, Quando guardo nella mente della signora Esperanza Dominguez, per esempio, e vi afferro un farfugliamento in spagnolo, io di fatto non so che cosa stia pensando, perché non capisco molto bene lo spagnolo. Ma se penetro nella profondità della sua anima, ho una totale comprensione di tutto quello che vi si può cogliere. La mente può pensare in spagnolo o basco o ungherese, o finnico; l’anima, però, pensa in una lingua senza lingua, accessibile a qualunque ficcanaso furtivo, capriccioso, che s’intrufola per spiare di nascosto i suoi misteri.
Ma che importa! Sta andandosene tutto via, adesso.
4
Paul F. Bruno
18a
Composizione di LetteraturaProf. Schmitz
15 ottobre 1976
Nel mondo da incubo de
I due romanzi hanno lo stesso tema e approssimativamente anche la stessa struttura. In ambedue, K cerca di farsi graziare e viene a poco a poco condotto alla convinzione finale che la grazia gli verrà negata. (