David si era accorto dei frenetici tentativi dei suoi genitori di osservare le prescrizioni di Hittner. Non c’era tempo da perdere; il ragazzo cresceva, rapidamente, senza né un fratellino né una sorellina, privo della possibilità di imparare il modo migliore per stabilire rapporti coi suoi coetanei. E così, notte dopo notte, i poveri corpi invecchiati di Paul e Martha Selig lottavano con questo problema. Sudando, si impegnavano nelle frustranti prodezze della lussuria e ogni mese la brutta notizia arrivava con un flusso di sangue: per il momento non ci sarebbero stati fratellini. Poi finalmente il seme piantò radici. Non gli dissero nulla a questo riguardo, vergognosi, forse, di ammettere davanti a un bambino di otto anni che c’erano tra loro dei rapporti sessuali. Lui però lo sapeva. Sapeva perché la pancia di sua madre aveva cominciato a gonfiarsi e perché loro esitavano ancora a spiegarglielo. Sapeva, anche, che il misterioso attacco di "appendicite" di sua madre, nel luglio del 1944, era stato in realtà un aborto. Sapeva perché erano tornati con quelle facce da far paura. Lui sapeva che il dottore di Martha le aveva detto, quell’autunno, che, veramente, non era una cosa saggia da parte sua avere un bambino all’età di 35 anni; che se proprio volevano un secondo figlio la via migliore era adottarne uno. E conosceva la traumatica risposta di suo padre a quel suggerimento: «Cosa? Portare in casa un bastardo messo fuori da una qualunque non-ebrea?».