Читаем Morire dentro полностью

Quell’estate alla Casa Bianca c’era Lyndon Baines MacBird, giusto per la scena, che cercava di far passare il tempo dopo la sua abdicazione in marzo. Bobby Kennedy aveva finalmente incontrato la pallottola con sopra il suo nome, e così Martin Luther King. Nessuno dei due omicidi era stato una sorpresa; l’unica sorpresa era che si fossero fatti attendere tanto a lungo. I negri stavano appiccando il fuoco alle città, erano i loro stessi quartieri, a cui appiccavano il fuoco, ricordate? La gente comune di tutti i giorni cominciava a portare abiti stravaganti per andare a lavorare, midi e body e minimini, e i capelli si facevano sempre più lunghi anche per quelli al di sopra dei venticinque. Era l’anno delle basette e dei mustacchi alla Buffalo Bill. Gene McCarthy, un senatore del… (di dove? Minnesota? Wisconsin?) citava poesie nelle sue conferenze per arrivare alla nomina a rappresentante dei democratici per la presidenza, ma ci si poteva tranquillamente scommettere che i democratici la nomina l’avrebbero data a Hubert Horatio Humphrey, quando si riunirono a Chicago per la loro convention (e non è stata, quella convention, un delizioso festival del patriottismo americano). In campo avversario Rockefeller dopo tanta fatica era lì lì per raggiungere Dick l’imbroglione, Richard Nixon, ma tutti sapevano dove sarebbe arrivato. Tanti bambini stavano morendo per denutrizione in un posto chiamato Biafra, che voi non ricordate, e i russi stavano portando truppe in Cecoslovacchia per un’ulteriore dimostrazione di fraternità socialista. In un posto chiamato Vietnam, che probabilmente non vorreste ricordare, noi stavamo sganciando bombe al napalm su tutto ciò che si muoveva allo scopo di promuovere la pace e la democrazia, e un tenente di nome William Calley aveva di recente coordinato l’eliminazione di oltre cento sinistri e pericolosi vecchi, vecchie e bambini nel villaggio di Mylai, anche se noi non ne sapevamo ancora niente. I libri che tutti leggevano erano Coppie, Myra Breckenridge, Le confessioni di Nat Turner e I giochi d’azzardo. Dimentico i film di quell’anno. Easy Rider non era ancora uscito e Il laureato era dell’anno prima. Forse quello era l’anno di Rosemary’s Baby. Sì, mi pare esatto: il 1968 era di sicuro l’anno del demonio. Fu anche l’anno in cui un mucchio di gente di mezza età e delle classi medie cominciò ad usare, con affettazione, parole come "fumata" e "erba" per indicare la marijuana. Alcuni di loro la fumavano con la stessa facilità con cui ne parlavano. (Io. Stavo avviandomi ai miei 33 anni). Vediamo, che altro c’è? Il presidente Johnson nominò Abe Fortas per rimpiazzare Earl Warren come presidente della Corte Suprema. Dove sei adesso, presidente della Corte Fortas, adesso che noi abbiamo bisogno di te? Gli incontri per la pace di Parigi, lo si creda o no, sono cominciati proprio quell’estate. Negli anni seguenti sembrò che i colloqui fossero un’istituzione senza tempo, eterni come il Gran Canyon e il Partito Repubblicano; invece no: furono inventati nel 1968. Denny McLain era sulla buona strada per vincere 31 partite in quella stagione. Suppongo che McLain sia stato l’unico essere umano a trovare il 1968 un’esperienza che valeva la pena di essere vissuta. La sua squadra, però, perse i campionati del mondo. (No. Che cosa sto dicendo? I Tigers vinsero per quattro a tre. Però fu Mickey Lolich il numero uno, non McLain). Ecco che tipo di anno fu quello. Oh, Cristo, ho dimenticato un grosso significativo pezzo di storia. Nella primavera del ’68 ci sono stati i disordini alla Columbia, con gli studenti estremisti che occuparono il campus («Kirk deve andarsene!») e con le lezioni sospese («Sospendetele!») e gli esami finali che saltavano e scontri notturni con la polizia, con la conseguenza di un bel po’ di crani studenteschi messi a nudo e tanto sangue d’alta qualità versato per la strada. Com’è buffo che io abbia cacciato fuori dalla mia mente questo fatto, quando di quello che ho elencato qui era l’unico di cui io abbia realmente avuto un’esperienza diretta. Ero a Broadway, nella 116a Strada, a osservare i plotoni di "fuzz" dagli occhi di ghiaccio che correvano verso la Butler Library. (Chiamavamo "fuzz" i poliziotti, prima di cominciare a chiamarli porci, il che successe poco dopo, quello stesso anno). Tenevo ben alzata la mano con due dita tese a V, come segno-di-vittoria-per-la-pace, e urlavo slogan idioti come facevano i più impegnati. Mi rannicchiai nell’anticamera della Furnald Hall quando la brigata in blu, ben fornita di grossi randelli, portò il suo violento attacco. Parlai di tattica con un barbone, un SDS gauleiter, che alla fine mi sputò in faccia e mi chiamò fetente spia borghese. Guardavo le attraenti ragazze del Barnard che si stracciavano le camicette e facevano ballare le loro tette nude davanti a poliziotti feroci ed esasperati, e contemporaneamente urlavano scurrili espressioni anglosassoni che le ragazze del Barnard della mia remota era non avevano mai neppure sentito. Stavo lì a osservare un gruppo di irsuti giovani della Columbia che, come di rito, pisciavano su una pila di documenti di ricerca tirati fuori dall’armadietto ben ordinato di qualche sfortunato assistente che stava per prendere il dottorato. Fu allora che mi resi conto che non ci potevano essere più speranze per l’umanità, quando anche i migliori tra noi erano capaci di trasformarsi in selvaggi scatenati in nome dell’amore, della pace e dell’uguaglianza fra gli uomini. In quelle notti buie io scrutai dentro le menti di parecchia gente e vi trovai soltanto isteria e pazzia e una volta capito, con disperazione, che stavo vivendo in un mondo dove due fazioni di matti erano in lotta fra loro per il controllo del manicomio mi allontanai per andare a vomitare in Riverside Park dopo uno scontro particolarmente sanguinoso e fui colto alla sprovvista (io, colto alla sprovvista!) da un agile borsaiolo quattordicenne che brillantemente mi alleggerì di 22 dollari.

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