Lei mi tenne continuamente informato sul progredire dell’acido attraverso il suo sistema nervoso. Io presi nota finché lei osservò che lo scricchiolio della matita sul foglio la distraeva. Gli effetti visivi erano incominciati. Le pareti le parvero leggermente concave, e le crepe nell’intonaco avevano assunto uno straordinario disegno di grande complessità. Il colore di ogni minima cosa diveniva naturalmente brillante. I raggi di luce solare che entravano attraverso la finestra sconnessa erano frammenti prismatici dello spettro vomitati sul pavimento. La musica — avevo messo sull’automatico un mucchio dei suoi dischi preferiti — aveva acquistato una curiosa nuova intensità; lei cominciava ad avere difficoltà a seguire le linee melodiche, e le pareva che il piatto si arrestasse e ripartisse, però il suono stesso, in quanto suono, aveva un’indescrivibile qualità di densità e di tangibilità che l’affascinava. C’era un fischio nelle sue orecchie, come di aria che passasse veloce sopra le sue guance. Parlò di un senso di estraneità che la pervadeva. — Sono su qualche altro pianeta — disse due volte. Appariva arrossata, eccitata, felice. Ricordando i racconti terrificanti di cui avevo sentito parlare, di discese agli inferi indotte dall’acido, resoconti strazianti di paurose vicende amabilmente riportati per la delizia di milioni di persone dai diligenti anonimi giornalisti di
Però, cos’è questo, adesso? Che cosa sta succedendo alla mia testa? Perché questo improvviso senso di soffocamento? Questo peso sul mio petto? Questa sensazione di aridità alla gola? Le pareti stanno piegandosi; l’aria sa di chiuso e pesante; il mio braccio destro è di colpo un piede più lungo del sinistro. Questi sono effetti che Toni ha comunicato e descritto pochi attimi fa. Perché adesso li provo io? Sto tremando. Sulle mie cosce i muscoli scattano per conto loro. È quello che chiamano alto contatto? Soltanto perché sono così vicino a Toni mentre lei è in viaggio, lei mi trasmette delle particelle di LSD e io inavvertitamente assorbo un qualche contagio presente nell’atmosfera?
— Mio caro Selig — dice la mia poltrona con aria di sufficienza — come puoi essere così stupido? È ovvio che tu stai captando questi fenomeni direttamente dalla sua mente!
È ovvio? È proprio così ovvio? Prendo in considerazione questa possibilità. Sto leggendo Toni senza saperlo? Apparentemente sto facendolo. Prima, c’è sempre voluto qualche sforzo di concentrazione, anche se leggero, per mettere bene a fuoco la mente di un altro. Sembra, però, che l’acido intensifichi la sua emissione e me la offra senza che l’abbia cercata. Quale altra spiegazione ci potrebbe essere? Lei sta irradiando il suo viaggio; e in qualche modo io sono sintonizzato sulla sua lunghezza d’onda, a dispetto di tutti i miei nobili propositi di rispettare la sua privacy. E ora le stranezze dell’acido infettano me allo stesso modo, affluiscono attraverso la breccia aperta tra noi.
Devo tirarmi fuori dalla sua mente?