Читаем Morire dentro полностью

Io sto seduto qui. Nelle ore d’ufficio. Sulle ginocchia tengo una cartella in carta di manila, chiusa da una grossa fascia elastica. Dentro, elegantemente battuti a macchina, ognuno fermato con il suo clip in rame, ci sono i prodotti della mia laboriosa settimana. I racconti di Kafka. Shaw come drammaturgo. L’analisi dei concetti sintetici a priori. Odisseo come simbolo sociale. Eschilo e la tragedia aristotelica. Le vecchie bagatelle dell’università, riconfermate nella loro disperata essenzialità fecale dalla buona volontà di questi giovani che permettono a un laureato di vecchia data di stendere la relazione per loro. È questo il giorno fissato per consegnare la merce e, forse, per ricevere qualche nuovo incarico. Cinque minuti alle undici. I miei clienti arriveranno tra poco. Nel frattempo scruto tutta la gente che passa. Studenti frettolosi, con montagne di libri. I capelli scarmigliati dal vento, i petti ansimanti. Tutti quanti mi sembrano spaventosamente giovani, anche quelli che portano la barba. Soprattutto quelli che portano la barba. Ma voi riuscite a credere che ogni anno ci sono sempre più giovani nel mondo? La loro tribù aumenta sempre più di numero e le vecchie merde scivolano giù verso il fondo e io mi avvio verso la tomba. In questi giorni anche i professori mi sembrano giovani. C’è della gente con tanto di dottorato che ha 15 anni meno di me. Questo non è un ammazzare la gente? Immaginate un ragazzo nato nel 1950 che ha già preso il dottorato. Nel 1950 io mi facevo la barba tre volte alla settimana e mi masturbavo ogni mercoledì e ogni sabato; ero un adolescente sano taurino alto un metro e 75, pieno di ambizioni e di angosce e di sapere, avevo un’identità. Nel 1950 quelli che oggi si fregiano di un recente Dott. erano infanti sdentati appena schizzati dal ventre, i volti raggrinziti, la pelle viscidamente ricoperta di succhi amniotici. Com’è possibile che abbiano preso il dottorato così presto? Quei bambocci mi hanno doppiato, e io faccio fatica a tener loro dietro.

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