— Sì — ammisi. — Credo che il trucco delle carte turistiche sia più sicuro che cercare di usare i vostri passaporti. Più sicuro per tutti. Se arrivo in un posto dove la mia carta di credito è valida, i miei guai dovrebbero essere finiti. — (Ritirerò immediatamente dei soldi e farò in modo che non accada mai più di trovarmi bloccata lontano da casa senza denaro. Coi soldi si aggiusta tutto. Specialmente in California, che è piena di arraffoni, mentre a volte i funzionari pubblici del Canada Britannico sono di un’onestà sconcertante.)
Aggiunsi: — A Bellingham le cose non potranno andarmi peggio di qui… E se ci fossero ostacoli, ho tutto il territorio fino allo stato della Stella Solitaria per cercare di attraversare. Hanno raccontato qualcosa di Texas e Chicago? Si parlano ancora?
— Per adesso tutto bene, da quello che ho visto nei notiziari — rispose Ian. — Devo chiedere un approfondimento al computer?
— Sì, per favore, prima che parta. Se ci fossi costretta, potrei passare dal Texas a Vicksburg. Coi soldi si può sempre risalire il fiume. C’è un traffico continuo di contrabbandieri.
— Prima che
— Georges, sono convinta che questo percorso funzionerebbe, per me. Per te non farebbe altro che allontanarti sempre di più dal Québec. Non hai detto che la McGill è la tua seconda base?
— Mia cara signora, non ho alcun desiderio di raggiungere la McGill visto che la polizia mi crea difficoltà qui, nella mia vera patria, la prospettiva migliore è mettermi in viaggio con te. Appena raggiungeremo la provincia californiana di Washington potrai cambiare il tuo nome da signora Tormey a signora Perreault. Ho la certezza che tutte e due le mie carte, la Maple Leaf e la Québec Crédit, verranno accettate.
(Georges, sei un amore di gentiluomo… E quando io cerco di combinare una delle mie imprese ho bisogno di un amore di gentiluomo quanto di uno stivale dell’Oregon. E a qualche trucco dovrò ricorrere, tesoro. Nonostante quello che ha detto Janet, i miei problemi non finiranno tanto in fretta.) — Georges, è una prospettiva deliziosa. Non posso dirti che devi restartene a casa, però
— Stai dicendo che preferisci non essere accompagnata da me.
— No, no! Sto semplicemente dicendo che se decidi di partire con me sarà solo per amore di compagnia. Per il tuo e il mio piacere. Ma devo aggiungere che quando io arriverò nell’Impero
Ian disse: — Marj, se non altro lascia che Georges ti porti via di qui, in un territorio dove nessuno ha la stupida idea di arrestarti e la tua carta di credito è valida.
Janet aggiunse: — Quello che conta è sfuggire a questa folle prospettiva dell’arresto. Marj, puoi sfruttare la mia carta Visa per tutto il tempo necessario; io userò quella della Maple Leaf. Ricordati solo che sarai Jan Parker.
— Parker?
— La Visa ha il mio nome da ragazza. Prendi. — Accettai la carta di credito, pensando che l’avrei usata soltanto se ci fosse stato qualcuno alle mie spalle a controllarmi. Appena possibile, avrei messo tutto in conto al defunto tenente Dickey, il cui credito poteva restare aperto per giorni, forse settimane. Ci furono altre chiacchiere, e alla fine io dissi: — Io parto, Georges, vieni con me?
Ian disse: — Ehi, non stasera! Domattina presto.
— Perché? La sotterranea funziona tutta la notte, no? — (Sapevo che era così.)
— Sì, però da qui alla stazione più vicina sono più di venti chilometri. E c’è più buio che in un mucchio di carbone.
(Non era il momento per discutere della mia visione super.) — Ian, posso percorrere quella distanza entro mezzanotte. Se a mezzanotte c’è una capsula che parte, praticamente posso dormire per tutta la notte a Bellingham. Se il confine tra California e Impero è aperto, domattina mi presenterò al mio boss. È meglio, no?
Pochi minuti dopo partimmo tutti, in carrozza. Ian non era molto contento di me; non ero stata la creatura dolce, tenera e arrendevole che gli uomini prediligono. Ma si fece passare l’irritazione e mi baciò con molta dolcezza quando ci depositarono all’incrocio fra Perimeter e McPhillips, di fronte alla stazione della sotterranea. Georges e io ci infilammo nella capsula delle ventitré, poi facemmo il giro fino all’altro lato del continente in piedi.
Però arrivammo a Vancouver per le ventidue (ora del Pacifico; mezzanotte a Winnipeg), prendemmo i moduli di richiesta per le carte turistiche salendo sullo shuttle per Bellingham, li compilammo in viaggio, li offrimmo in pasto al computer della stazione d’arrivo pochi minuti dopo, scesi dallo shuttle. L’operatore umano non alzò nemmeno gli occhi quando la macchina sputò fuori le nostre carte. Mormorò solo. — Spero che vi divertiate — e tornò a leggere.