All’improvviso mi sentii le lacrime agli occhi; una cosa che succede molto di rado. — Signore, mi spiace — dissi, costernata. — Non volevo offendervi. Non volevo presumere troppo di me.
— Porcaccio mondo, PIANTALA!
— Signore?
— Piantala di chiamarmi
— Sterilità reversibile.
— In dieci minuti, con l’anestesia locale, potrei modificare la situazione. Dopo di che potrei fecondarti. Nostro figlio sarebbe umano? O non umano? O umano a metà?
— U… umano.
— Puoi scommetterci la pelle! Per fare un bambino umano ci vuole una madre umana. Non scordartelo mai.
— Non lo scorderò. — Avvertii dentro uno strano formicolio. Sesso, ma diverso da tutto ciò che avevo mai provato in passato, anche se vado in calore come una gatta. — Georges? Vuoi farlo? Fecondarlo?
Lui restò molto stupito. Poi mi si avvicinò, mi tirò su il viso, e mi baciò. Su una scala da uno a dieci, gli avrei dato otto e mezzo, forse nove; impossibile fare di meglio in posizione verticale e vestiti. Poi mi raccolse da terra, raggiunse una poltrona, sedette con me sulle ginocchia, e cominciò a spogliarmi, allegramente e dolcemente. Janet aveva voluto a tutti i costi prestarmi i suoi abiti; avevo cose più interessanti di una semplice tuta da farmi togliere. La Superpelle, lavata e stirata da Janet, era nella mia sacca da viaggio.
Georges, slacciando cerniere e bottoni e altre cose, disse: — Quel lavoretto di dieci minuti dovrei effettuarlo in laboratorio, dopo di che bisognerebbe aspettare un altro mesetto per il tuo primo ciclo di fertilità, e questo insieme di circostanze ti risparmierà un pancione… Perché una frase come quella che hai appena detto fa ai maschi umani lo stesso effetto che la cantaride fa ai tori. Quindi sei al sicuro dalla tua pazzia. Invece ti porterò a letto e sarò
— No, preferisco andarci per seconda. Non ho nessuna intenzione di correre.
Ci misi parecchio tempo; non scherzavo quando gli avevo detto di essere gonfia come una rana. Ho un’ampia pratica di viaggi, e sto sempre attenta a evitare gli inconvenienti che possono colpire chi si trasferisce in continuazione da un posto all’altro. Ma il digiuno, seguito da un’enorme «colazione» a mezzanotte, aveva un tantino sfasato i miei ritmi. Se stavo per avere un dolce peso sul petto, e sul ventre, dovevo liberarmi di tutto ciò che mi gonfiava.
Erano le due passate quando uscii dal bagno; lavata, sgonfiata, con la bocca fresca e l’alito profumato, pronta e allegra e disponibile come nei migliori momenti della mia vita. Niente profumo; non solo non ne porto mai con me, ma gli uomini preferiscono la
Georges infilato sotto il copriletto, dormiva profondamente. Così, con estrema cautela, scivolai nel letto e riuscii a non svegliarlo. Ve lo giuro, non restai delusa; non sono poi il tipo così egocentrico. Cullavo la felice certezza che mi avrebbe svegliata rinvigorito, e che sarebbe andata meglio per tutti e due: era stata una giornata pesante.
15
Avevo ragione.
Non voglio rubare Georges a Janet… Però aspetto con ansia, nuovi, allegri incontri, e se mai un giorno lui dovesse decidere di annullare la mia sterilità, partorire come una gatta potrebbe starmi bene, se si tratterà di fare un figlio per Georges. Non capisco perché Janet non si sia ancora decisa.
La terza o la quarta volta venni risvegliata da un profumo delizioso. Georges stava scaricando piatti dal carrello portavivande. — Hai ventuno secondi per entrare e uscire dal bagno — disse. — La pappa è pronta. Hai avuto una colazione regolare nel cuore della notte, per cui adesso avrai un pranzo del tutto irregolare.