Читаем Padrone della vita, padrone della morte полностью

Walton sospirò. Quello era il più gosso problema di scacchi dell'intera storia umana, e, dall'aspetto attuale della partita, l'esito pareva lo scacco matto entro un secolo, o forse meno. Avrebbero potuto continuare a ridistribuire la popolazione solo per quel periodo, muovendosi come quegli sportivi che si lasciano portare dai tronchi sulla corrente, spostandosi da un tronco all'altro… solo per un secolo, poi i guai grossi sarebbero cominciati "davvero". Perché quel fiume era in piena, e non c'erano argini sufficienti a tenerlo sotto controllo.

Adesso c'era un altro problema da risolvere. Prese di nuovo il microfono del dittafono.

— Promemoria del Vicedirettore Walton, programmazione di una nuova linea di condotta degli agenti locali: assumere tre segretarie in gamba, per fare un riassunto di ogni rapporto, eliminando le parti superflue e i dati non pertinenti.

Era un passo fondamentale, un passo che avrebbe dovuto essere compiuto già tanto tempo prima. E adesso, con un metro di rapporti sulla scrivania, diventava una necessità vitale. Sì, avrebbe dovuto proprio pensarci prima. Uno degli inconvenienti di Poppy era la sua novità; era stato organizzato così in fretta che quasi tutte le procedure erano ancora allo stadio formativo.

Prese un altro rapporto dal mucchio. Si trattava di un rapporto statistico proveniente dal Centro dell'Eutanasia di Zurigo, e Walton gli dedicò soltanto una rapida occhiata. Durante la settimana precedente, undici bambini subnormali e ventitré adulti subnormali erano stati sottoposti al Sonno Felice.

Questa era la forma più feroce di controllo della popolazione. Walton siglò con le sue iniziali il rapporto, lo contrassegnò affinché venisse spedito negli archivi, e lo lasciò cadere nel condotto pneumatico.

L'intercom ronzò.

— Sono occupato — disse Walton, impaziente.

— Un certo signor Prior vuole vederla — disse la voce calma dell'operatore. — Insiste nel dire che si tratta di un caso di emergenza.

— Dica al signor Prior che non potrò ricevere nessuno almeno per tre ore. — Walter fissò con aria cupa la catasta di rapporti che, sulla sua scrivania, si alzava sempre di più. — Gli dica che potrò dedicargli dieci minuti alle… be', diciamo alle tredici precise.

Walton sentì una voce maschile brontolare qualcosa, rabbiosamente, nell'ufficio esterno, e poi l'operatore del centralino esterno del suo ufficio riprese a parlare: — Insiste nel farsi ricevere immediatamente, in relazione a un ordine per il Sonno Felice.

— Gli ordini sono irrevocabili — disse Walton, in tono ancor più cupo. L'ultima cosa al mondo che desiderava era il vedere un uomo il cui figlio o il cui genitore era stato condannato al Sonno Felice. — Dica al signor Prior che, in questo caso, non posso riceverlo assolutamente.

Walton scoprì che le dita gli tremavano; le strinse a pugno, con forza, cercando di riprendere il controllo dei suoi nervi. Era una cosa normale stare seduto là, in quell'orrendo edificio, e firmare gli ordini di invio al Sonno Felice… ma vedere "di persona" una di quelle persone, e cercare di convincerla della necessità…

La porta si spalancò.

Un uomo alto, dai capelli neri, che indossava una giacca aperta, fece irruzione nella stanza, e si fermò drammaticamente proprio sulla soglia. Subito dietro di lui vennero tre uomini dal viso duro, che indossavano le uniformi grigie della sicurezza. I tre uomini avevano dei lancia-aghi, sfoderati e puntati sull'intruso.

— Lei è l'amministratore Walton? — domandò l'uomo alto e massiccio, con una voce incredibilmente profonda e gradevole. — Il Vicedirettore del Centro? Devo parlarle. Io sono Lyle Prior.

I tre agenti della sicurezza lo raggiunsero e lo afferrarono e cominciarono a perquisirlo. Uno di loro si rivolse a Walton, con aria di scusa.

— Siamo terribilmente spiacenti per questo incidente, signore. Quest'uomo ci è sfuggito e si è messo a correre, ecco tutto. Non riusciamo a capire come abbia fatto a giungere qui, ma ci è riuscito.

— Ah… sì. Mi pare di averlo notato — fece osservare Walton, in tono sferzante. — Cercate di vedere se non progettava di assassinare qualcuno, se la cosa non vi è di troppo disturbo.

— Amministratore Walton! — protestò Prior. — Io sono un uomo di pace! Come mi può accusare di…

Uno degli agenti della sicurezza lo colpì. Walton si irrigidì, e resisté all'impulso di rimproverarlo. Dopotutto, l'agente stava soltanto facendo il suo lavoro, niente di più e niente di meno.

— Perquisitelo — disse Walton.

I tre agenti proseguirono nel lavoro iniziato, e agirono in fretta e con competenza. La perquisizione fu un lavoro perfetto.

— È pulito, signor Walton. Dobbiamo portarlo alla centrale di sicurezza, o in basso, nella clinica?

— Né l'una né l'altra cosa. Lasciatelo qui con me.

— È ben certo di…

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