Il proprietario è un indiano dall’aspetto sano, mellifluo, sulla sessantina, con grandi occhi liquidi e folti capelli scuri spolverati d’argento. Indossa un abito da
— È disdicevole! — dichiara. — Importunarla a questo modo! Non hanno pudore, non hanno nessun senso di…
— Non mi ha importunato — dice Shadrach tranquillo. — Quell’uomo stava morendo. Non aveva tempo di stare a pensare al pudore.
— Ma in ogni caso… Infastidire uno sconosciuto, un visitatore della nostra…
Shadrach scuote la testa. — Lasciamo perdere. Qualunque cosa volesse da me, non potevo dargliela, e ora è morto. Mi sarebbe piaciuto essere in grado di aiutarlo. Sono un medico — rivela, sperando che la confidenza sortirà l’effetto giusto.
E così avviene. — Ah! — esclama il negoziante. — Lei allora queste cose le capisce. — La sensibilità di un medico non è come quella di un essere ordinario. Il proprietario del negozio non si sente più imbarazzato che uno dei suoi trasandati compatrioti abbia avuto il cattivo gusto di infliggere la propria morte a un turista.
— Cosa dovremmo fare con il cadavere? — chiede Shadrach.
— Verranno i Citpol. Le voci girano.
— Stavo pensando che potremmo telefonare a qualcuno.
Una scrollata di spalle. — Verranno i Citpol. Non è importante. La malattia non è contagiosa, mi dicono. Cioè, siamo tutti contagiati dai tempi della Guerra, ma non abbiamo niente da temere da parte di quelli che mostrano effettivamente dei sintomi. O dai loro corpi. Non è vero?
— È vero, sì — dice Shadrach. A disagio, lancia un’occhiata all’esile corpo senza vita che se ne sta sul marciapiede fuori dal negozio, come una coperta abbandonata. — Forse però sarebbe bene chiamare qualcuno.
— I Citpol verranno tra poco — ripete il negoziante, come per chiudere l’argomento. — Le va di prendere il tè con me? Ho raramente l’opportunità di ospitare un turista. Mi chiamo Bhishma Das. Lei è americano?
— Sono nato lì, sì. Ora vivo all’estero.
— Ah.
Das si dà da fare dietro al bancone, dove ci sono un fornelletto e alcuni barattoli di tè in foglie. La sua indifferenza per il cadavere in strada continua a turbare Shadrach; ma Das non pare un uomo ottuso, o insensibile. Forse è d’uso, qui fuori nel Reparto Traumatologia, ignorare per quanto possibile questi richiami alla mortalità universale.
In ogni caso, Das aveva ragione: i Citpol arrivano effettivamente poco dopo, tre uomini dalla pelle nera con la familiare uniforme, a bordo di un veicolo allungato dall’aria fosca che non è troppo dissimile da un carro funebre. In due caricano il cadavere sulla vettura; il terzo punta gli occhi sulla vetrina del negozio, fissando a lungo Shadrach con aria attenta e annuendo tra sé in modo indecifrabile e stranamente inquietante. Infine, i Citpol se ne vanno.
Das dice: — Moriremo tutti per la decomposizione, prima o poi, non è vero? Noi, e anche i nostri bambini. Siamo tutti contagiati, dicono. Non è vero?
— È vero, sì — replica Shadrach. Perfino lui porta nei geni il DNA assassino. Perfino Gengis Mao. — Naturalmente, c’è l’Antidoto…
— L’antidoto. Ah. Lei crede che ci sia davvero un antidoto?
Shadrach si mostra sorpreso. — Lei ne dubita?
— Non so niente di certo su queste cose. Il Presidente dice che c’è un antidoto, e che presto lo distribuiranno al popolo. Ma il popolo continua a morire. Ah, il tè è pronto! Allora c’è un antidoto? Io non ne ho idea. Non sono sicuro di cosa dovrei credere.
— Un antidoto c’è — dice Shadrach, accettando una fragile tazza di porcellana dal mercante. — Sì, c’è davvero. E un giorno verrà dato al popolo.
— Lei lo sa per certo?
— Sì, lo so per certo.
— Lei è medico. Un medico queste cose le sa.
— Sì.
— Ah — dice Bhishma Das, sorbendo il suo tè. Dopo una lunga pausa aggiunge: — Naturalmente, molti di noi morranno per la decomposizione prima che l’antidoto sia stato distribuito. Non solo quelli che c’erano ai tempi della Guerra, ma anche i nostri bambini. Com’è possibile questo? Non sono mai riuscito a capirlo. La mia salute è eccellente, i miei figli sono forti; eppure ci portiamo dentro questo male, anche noi? Dorme al nostro interno, aspettando il suo momento? Dorme all’interno di tutti?