— L’ha espresso bene — dice Shadrach. — A dire il vero, era stata Nikki la prima a farmi quel discorso. Io e Gengis Mao siamo una sola persona, già, una singola unità di trattamento delle informazioni. Paragonabili allo scultore, al marmo e allo scalpello.
L’analogia non sembra impressionare Avogadro. Continua a sorridere, quel sorriso fisso e risolutamente affabile che non gli è andato via dalle labbra dal primo momento in cui si sono incontrati nella
— Ma non abbastanza unita — prosegue Shadrach. — Il sistema potrebbe essere connesso in maniera ancora più stretta. Ho intenzione di parlare con gli ingegneri perché mettano a punto certe modifiche, quando sarò a Ulan Bator.
— Che succederà quando?
— Stanotte — gli dice Shadrach. — Ho un posto sul primo volo in partenza.
Le sopracciglia di Avogadro si inarcano. — Veramente? Ottimo. Mi risparmia il fastidio di…
— Chiedermi di tornare?
— Sì.
— Avevo il sospetto che lei potesse avere in mente qualcosa del genere.
— Il fatto è che Gengis Mao sente la sua mancanza. Mi ha mandato qui a parlare con lei.
— Naturalmente.
— A chiederle di tornare.
— L’ha mandata a chiedermelo. Non a
— Sì. A chiederglielo.
Shadrach pensa ai Citpol che lo tallonano in ogni angolo del pianeta, ai Citpol che si accalcano, confabulano, passano bollettini ai loro colleghi in città lontane. Sa, ed è sicuro che Avogadro sa che lui sa, che la situazione reale non è rilassata come Avogadro vorrebbe fargli credere. Comprando quel biglietto per il volo della sera, ha risparmiato ad Avogadro l’imbarazzo di doverlo arrestare e portare a Ulan Bator con le cattive. Si augura che Avogadro gliene sia debitamente grato.
Chiede: — Sono forti i mal di testa del Khan?
— Piuttosto forti, mi dicono.
— Lei non l’ha visto?
Avogadro scuote la testa. — Solo sentito al telefono. Aveva l’aria tesa. Stanca.
— Quanto tempo fa?
— Due notti fa. Ma è dall’inizio della settimana che nella torre si parla dei mal di testa del Presidente.
— Capisco — dice Shadrach. — Mi aspettavo qualcosa del genere. È per questo che ho deciso di tornare a casa in anticipo. — Posa gli occhi su quelli di Avogadro. — Di questo lei si rende conto, non è vero? Che ho comprato il mio biglietto di ritorno non appena mi sono accorto che il Khan non stava bene? Perché faceva parte della mia responsabilità di fronte al mio paziente. La mia responsabilità di fronte al mio paziente è sempre il fattore decisivo che dirige le mie azioni. Sempre. Sempre. Lei questo lo sa, vero?
— Naturalmente — dice Avogadro.