Girammo intorno all’isola. Sull’altro lato c’era una spiaggia. Sbarcammo e tirammo la canoa sulla ghiaia. Inahooli mi guidò verso la torre. L’isola era rocciosa e quasi totalmente brulla, con solo sporadiche macchie di vegetazione: pseudomuschio color arancione, pseudo-licheni bruni e una grigia pianta ricca di foglie che mi arrivava a metà polpaccio. C’erano soltanto due oggetti abbastanza grandi: la torre e una tenda di tessuto marrone scuro.
— Quella è la mia dimora — mi spiegò Inahooli. — Ogni primavera veniamo qui. Il clan ricostruisce la torre ed esegue cerimonie per santificarla. Poi lanciamo i dadi e una di noi viene scelta per fare la guardiana. Quella donna resta presso la torre per tutta l’estate. La sorveglia e si assicura che non le capiti nulla. In autunno la tribù ritorna. Il clan invita tutti a una grande danza. Mangiamo. Facciamo musica, ci vantiamo delle nostre antenate. Se tutto va bene, gli altri clan si sentono in imbarazzo. Dopo di che andiamo tutti a sud verso la Terra dell’Inverno. Il Clan dell’Uccello Terrestre esegue laggiù le proprie danze. Di solito malamente. Per qualche ragione, non sono mai state brave a vantarsi. E in ogni caso, di cosa mai dovrebbero vantarsi? La loro antenata non è che un miserabile uccello terrestre che ha fatto soltanto una cosa di una certa importanza.
— Che cosa?
— Ha rubato il fuoco allo Spirito del Cielo e lo ha dato al popolo del mondo. Un’ottima cosa. Ci sentiamo grate nel cuore dell’inverno quando la neve è alta e soffia il vento e così via. Ma la nostra antenata ha salvato tutti gli esseri viventi.
— Oh, davvero?
Arrivammo alla tenda. La torre si trovava solo a una decina di metri di distanza. Vicino alla base c’era una fila di maschere appese all’ingraticciata. Erano ovali e con fori degli occhi rotondi. Ciascuna era dipinta di un colore uniforme: rosso, giallo, nero, bianco. Le indicai col dito. — Chi rappresentano?
— Quella nera è la Cordaia. La gialla è l’Imbroglione. La rossa è la Signora della Fucina. E la bianca è la Vecchia del Nord.
— Parlami di loro.
Lei mi scrutò da capo a piedi. Era uno sguardo prudente, lo sguardo di una narratrice che ha avuto un’opportunità. — Benissimo. Ma non posso usare le maschere. Devono restare dove sono fino alla grande danza. Siediti. Cercherò di rendere la storia semplice e il più breve possibile.
Mi sedetti di fronte alla tenda e Inahooli si sistemò davanti a me. Nel cielo un uccello zufolò, librandosi sopra il lago.
— Questa è la storia del pettine d’avorio — mi disse con voce sonora.
"Nell’estremo nord vive una vecchia. La sua tenda si trova nel cielo. Le pareti della tenda sono fatte di luce e pendono in pieghe dai pali della tenda, che sono fatti con le ossa del mostro del mondo originale. Come siano arrivate nel cielo è un’altra storia, che non ho il tempo di raccontare. La vecchia ha un pettine, ricavato da uno dei denti del mostro. È d’avorio, bianco come neve. Lei lo usa per pettinarsi la pelliccia. Quando lo fa, tira fuori delle creature. Queste cadono sul pavimento e spariscono, passando attraverso il pavimento per finire nel mondo. Tutti gli animali del mondo nascono in questo modo.
"Quando la vecchia si pettina il lato sinistro del corpo, gli animali che escono sono buoni e utili: i cornacurve che conduciamo in branco, gli uccelli che cacciamo e mangiamo. Quando si pettina il lato destro del corpo, gli animali che escono sono dannosi: lucertole dal morso velenoso e insetti che mordono. Gli abitanti del mondo cantano rivolti alla vecchia, lodandola e chiedendole aiuto. Questa è una delle canzoni:
"Nonna, sii generosa.
Pettinati la parte sinistra del corpo.
Allora saremo prosperi.
Allora saremo felici.
I nostri figli saranno grassi
Nelle nostre tende presso il fuoco.
"Nonna, sii compassionevole.
Non pettinarti la parte destra del corpo.
Lascia le lucertole dove sono.
Non mandarci
gli insetti che mordono e pungono.
"Nell’estremo sud c’è un giovane. È alto e di bell’aspetto. I suoi occhi sono gialli come il fuoco. Nessuno sa con certezza chi sia sua madre. Alcuni dicono che sia il grande spirito, la Madre delle Madri. Altri dicono che sia un demone del fuoco.
"Il giovane è chiamato l’Imbroglione. È colui che appare agli uomini in inverno, quando sorvegliano la mandria. Ogni uomo siede da solo sotto una tenda che è fatta con un mantello steso sopra i rami di un arbusto o di un albero. La neve scende su di lui. Il fuoco che ha davanti a sé è basso. L’uomo sta seduto e rabbrividisce, tenendo le braccia strette contro il corpo. Allora compare l’Imbroglione. La sua voce è come il vento. Dice: ’Perché lo fai? Perché soffri per le ingrate donne del villaggio? Dimenticati di tua madre. Dimenticati delle tue sorelle. Dimentica i figli e le figlie che potresti avere. Vattene fra le colline e vivi come un animale senza obblighi, soddisfacendo soltanto te stesso’.
"La maggior parte degli uomini ignora la voce. Ma alcuni ascoltano. Impazziscono e abbandonano la mandria, vagando fra le colline. Dopo di che nessuno li vede più.