La donna mi guardò con astio. — Da dove vieni? Non lo sai che fra il Popolo dell’Ambra ogni clan erige una torre in onore della sua Prima Antenata? Costruiamo ogni torre cercando di farla più alta possibile. La ricopriamo di decorazioni ed eseguiamo cerimonie di fronte alla torre per impressionare gli altri clan e far sì che provino invidia e mortificazione.
Un nuovo tipo di manufatto! Riflettei un momento. — Posso vedere la torre?
— Sì. Naturalmente. A che serve una torre se la gente non ne viene impressionata? E come fa essere impressionata se non viene a vederla? Ma ti avverto, la nostra magia è potente. Se c’è qualcosa di demoniaco in te, riporterai dei danni.
— No. Non sono demoniaca.
— Non possiamo andare — intervenne Nia. — Deragu… — Esitò. — Non so dire il suo nome.
— Derek.
— Derag ci ha detto di aspettare.
La donna si accigliò. — Chi è questa persona? Mi sembra un nome maschile.
— La persona è una donna — disse Nia. — Viene dallo stesso posto di Li-sa. Loro parlano una lingua che è assolutamente diversa dalle lingue della pianura. Le desinenze sono differenti.
Inahooli fece il gesto che significava che capiva ciò che dicevamo.
Nia proseguì. — I nostri cornacurve sono fuggiti. Lei… questa persona, Derag… è andata a cercarli.
Inahooli ripeté il gesto della comprensione.
— Tu rimani qui — feci io. — Se Derek arriva, dille dove sono. Capirà.
Nia fece il gesto che significava "no".
— Perché no?
Nia si grattò la nuca. Forse era stata morsicata in quel punto, anche se, da quanto ricordavo, la pelliccia lì era piuttosto folta.
— Ascoltate — disse Inahooli. — Io me ne vado. Voi due potete discutere. Forse quella — puntò il dito contro Nia — ha qualcosa di cattivo da dire su di me. — S’incamminò lungo la riva
— Okay — dissi. — Qual è il problema? Credi che quella donna sia pericolosa?
— No. Ma credo che abbia sentito parlare di me. Quando la mia gente ha scoperto di me ed Enshi, c’è stato un gran clamore. Il Popolo dell’Ambra potrebbe aver sentito quelle voci. Loro fanno scambi con noi.
— Voglio vedere la torre. Hai sentito parlare di cose del genere?
— Sì. Il Popolo dell’Ambra non è come la mia gente. Noi siamo imparentati con il Popolo della Pelliccia e dello Stagno. Conosciamo quelle persone. Le chiamiamo "consanguinee". E credo che possa esserci una parentela anche con il Popolo del Rame. La loro lingua non è difficile da imparare. Ma il Popolo dell’Ambra… La loro lingua è difficile e le loro usanze sono particolari. Loro si vantano moltissimo. Ogni clan cerca di superare gli altri nella costruzione di torri e nella danza. Non li capisco.
— Io vado — dissi. — Dovrei essere di ritorno questa sera.
Nia fece il gesto che significava "così sia". — Non dirle che viaggiamo con degli uomini. Non credo che capirebbe.
— Okay. — Feci un cenno della mano a Inahooli, che tornò indietro. — Vengo con te.
— Bene. Sarà un evento straordinario. Nessuna guardiana ha mai mostrato la nostra torre a una persona senza pelo.
Spingemmo lontano dalla riva la canoa e ci salimmo. Inahooli incominciò a pagaiare. Nel giro di un minuto o due Nia era sparita alla vista, nascosta dalle piante che io chiamavo canne, che ondeggiavano sopra di noi, alte e di un grigioazzurro spento. La maggior parte degli steli terminava in un ammasso di foglie, ma qui e là distinguevo una testa rotonda, scura e pelosa. Il fiore della pianta? Non lo sapevo.
Scivolammo silenziose verso il largo. Davanti a noi c’erano delle isole. Erano piccole, larghe solo alcuni metri, costituite di una tenera pietra vulcanica che l’azione degli agenti atmosferici aveva modellato in forme assai bizzarre. Una somigliava a un fungo. Un’altra, alta e sottile, mi faceva venire in mente una donna umana con una lunga veste. Una terza era un arco. Una quarta era una cattedrale in miniatura. Tardo Gotico, decisi. La cattedrale aveva un sacco di guglie.
Scivolavamo fra le isole. Guardai giù. L’acqua era limpida. Un pesce comparve con un guizzo, poi si girò di lato e sparì. Che pianeta! Tutt’a un tratto provai un senso di orrore all’idea di tornare a casa.
Falla finita, pensai. Non pensare alla Terra. Concentrati sul presente. Goditi quello che hai adesso.
Guardai davanti a me. C’era un’altra isola in vista: lunga e bassa, circondata di canne. A un’estremità sorgeva una costruzione, alta una ventina di metri, calcolai, e fatta di una rozza ingraticciata. Alla torre erano appesi stendardi, che in quel momento penzolavano flosci. Man mano che ci avvicinavamo, scorsi altre decorazioni: mucchi di penne e lunghe filze di conchiglie.
— La torre della Cordaia — mi spiegò Inahooli.