— Non l’ho mai visto prima, ma ne ho sentito parlare. Quello è Hani Akhar. La Grande Montagna. La dimora della Signora della Fucina.
L’oracolo venne a fermarsi accanto a noi. Guardò verso nord. — Sì, è quella. Riesco a sentirla anche a questa distanza. È un luogo molto sacro. E anche pericoloso. Quello spirito non è sempre amichevole.
— Questa è certamente la pista sbagliata — disse Nia. — Siamo molto più a nord di dove volevo essere.
— Alla fine arriveremo nel posto giusto — ribatté l’oracolo. — La strada che prendiamo non conta.
Nia si grattò il naso. — Non c’è modo di discutere con una persona santa. Costoro sono sempre sicuri di saperne più di noi. E se diciamo "no", loro replicano: "Gli spiriti hanno parlato".
Proseguimmo. Non mi piaceva camminare accanto ai cornacurve. Erano troppo grossi, e la cavalcatura di Nia ogni tanto era irrequieta e perfino cattiva. E certamente non mi andava di seguire gli animali. Era una seccatura dover fare sempre attenzione allo sterco.
Quella sera ci accampammo presso un piccolo lago paludoso. Derek e Nia andarono a caccia. Tornarono al calar della notte, a mani vuote. Mangiammo pane vecchio e bevemmo l’acqua del lago. Aveva uno strano gusto.
— Acqua di palude — osservò Derek. — Ho bevuto di peggio in California.
— Nel deserto? — domandai.
— Per lo più. Ma anche a Berkeley. C’erano un paio di tizi nella mia facoltà che avevano gusti veramente disgustosi in fatto di vino. Ed erano persone importanti. Ero costretto ad andare alle loro feste.
— Di che cosa state parlando? — s’informò Nia.
— Di una bevanda simile al
— Ha un gusto cattivo?
— Qualche volta — disse Derek.
Si allontanò, portando con sé la sua radio. Io rimasi accanto al fuoco con i due nativi.
La grande luna era sorta ed era più di una mezzaluna. La guardai, cercando di scorgere segni di un’eruzione vulcanica, ma le nuvole la velavano e ne rendevano indistinti i bordi.
Guardai i due indigeni. — È mai successo qualcosa di strano alla grande luna?
— Che cosa intendi dire? — domandò Nia.
Riflettei un momento, cercando di immaginare un modo per descrivere qualcosa che non avevo visto. — Non vi compaiono mai delle macchie luminose? Non si vedono mai delle cose sul bordo, come fili di vapore o come una lingua di fiamma sporgente?
Nia fece il gesto dell’affermazione. — Ma è una cosa eccezionale.
— Che cosa significa? — chiesi.
— Niente che io sappia. — Aggrottò la fronte mentre pensava. — Ci sono persone a occidente che hanno trovato un modo di osservare il sole senza ferirsi gli occhi. Secondo loro il sole non è perfetto e senza macchie come pensiamo. Sostengono che è chiazzato. Le chiazze sono nere e si muovono strisciando come insetti. Quando compaiono le macchie, in grande quantità, significa che il tempo si metterà al brutto.
— Non ho mai sentito questa storia — disse l’oracolo. — Ma so che cosa significa quando compare una macchia sulla luna.
Feci il gesto della curiosità.
— Significa che la Madre delle Madri non ha tenuto d’occhio la sua pentola.
— Che cosa? — domandai.
— Le donne anziane sostengono che la grande luna è una pentola per cucinare. Appartiene alla Madre delle Madri. A volte lei si dimentica di tenerla d’occhio e allora trabocca. Allora vediamo quello che hai descritto tu. Le vecchie dicono che significa che sarà un inverno di carestia. — Fece una pausa. — Mia madre sostiene che le vecchie si sbagliano. Lei tiene da parecchi anni una cordicella della luna. Ogni volta che succede qualcosa lassù, fa un nodo. E ha altre cordicelle che usa per tenere il conto del tempo atmosferico. Pioggia. Neve. Un vento forte. Siccità. Ha una cordicella per ogni tipo di tempo. Non c’è alcun collegamento fra quello che succede sulla luna e quello che succede sulla pianura. Questa è la sua opinione. Credo che abbia ragione.
— Mmm — fece Nia. — Non ho mai sentito la storia sulla luna. Se non è vera, non la ripeterò.
— La parte sulla pentola per cucinare è molto probabilmente vera — dichiarò l’oracolo. — Mia madre non ha detto niente a tale proposito. Non tutto quello che succede nel mondo degli spiriti ha una conseguenza sul mondo quaggiù.
Nia fece il gesto dell’approvazione.
Derek tornò. Gli rivolsi un’occhiata. — Sei riuscito a parlare con Eddie?
— Sì. Perché non avrei dovuto?
— C’era elettricità statica la notte scorsa e negli ultimi due giorni ho parlato con dei computer.
— Eddie non ha detto niente a proposito di elettricità statica. — Si sedette e si piegò con cura. — Né di computer. Ma ha passato il tempo in una delle grandi sale olovisive. La luna è davvero in eruzione, e l’eruzione è grossa. Ci stiamo perdendo un diavolo di spettacolo.
— Di che cosa stai parlando? — chiese Nia.
— La luna — dissi. — Sta traboccando.
Lei guardò il cielo. — Peccato che il cielo sia nuvoloso.
Il giorno seguente Nia disse di voler camminare.
— Mi sento di nuovo irrequieta. Se la caviglia incomincerà a darmi fastidio, ti chiederò di farmi cavalcare.
— D’accordo — dissi.